«Sixteen. You?»

«I...» Wonbin provò a ripassare i numeri a mente. «Fiveteen?»

«Fifteen. Fifteen» lo corresse l'altro.

«Fifteen, yeah...» ripeté Wonbin impacciato. Aveva ripassato un po' di inglese, prima di partire, e Yongsun gli aveva insegnato qualche frase che gli sarebbe tornata utile, ma il ragazzo non si aspettava che i suoi parenti non parlassero il coreano. Cominciava a temere che non sarebbe stato facile adattarsi. Non sapeva come sarebbe sopravvissuto due settimane senza poter comunicare con nessuno, a meno della vecchia prozia.

Gli faceva strano vedere un suo coetaneo alla guida. Joon, quello era il nome del cugino, stringeva il volante con disinvoltura con una mano sola, mentre con l'altra picchiettava sul cruscotto al ritmo della musica che passava la radio.

«Put on your music (metti la tua musica)» gli disse indicando il proprio cellulare.

«Music?»

«Your music, yeah, the last song you released (la tua musica, sì, l'ultima canzone che avete rilasciato). Your band's music... (l'ultima canzone della tua band).» Joon provò a scandire le parole, costruendo la frase nel modo più semplice possibile. «You know how to use Apple Music, right?»

Wonbin capiva poco o niente, ma intuì che il ragazzo era curioso di sentire la musica dei Nightmare Bloom e così cercò Feed of Fears.

«Not a fan of k-pop, but this shit is not bad at all! (Non sono un fan del k-pop, ma questa roba non è niente male). Your song is good. Good music!» Joon gli rivolse un pollice alzato.A Wonbin dispiaceva non parlare abbastanza la lingua perché era curioso di sapere quale musica ascoltasse di solito il cugino. Gli era sembrato che fosse rimasto impressionato dal loro singolo e non poté fare a meno di provare una punta di orgoglio. Non vedeva l'ora di avere accesso a un wifi per tradurre in tempo reale le sue frasi con Papago.

La casa era più piccola di come Wonbin aveva immaginato. Si trattava di una villetta a schiera di due piani, dove vivevano la prozia con la figlia più piccola, suo marito e i tre bambini. Dato che erano fin troppi inquilini, Wonbin avrebbe dormito nel garage, dove non c'era neanche il riscaldamento. Non era la prima volta che quell'ambiente veniva usato come stanza degli ospiti, infatti era pulito e relativamente accogliente, ma era pur sempre un garage.

Il cugino che era venuto a prenderlo, Park Joon, viveva con la sua famiglia a un paio di isolati di distanza, e non appena ebbero scaricato i bagagli si offrì di accompagnarlo a fare un giro del quartiere. Dopo aver visto su YouTube un paio di esibizioni dei Nightmare Bloom il ragazzo lo trattava in modo diverso, come se fosse una celebrità e non un rookie.

«One million views! Halmoni, their video has one fucking million views!»

«Non imparare l'inglese da lui, per cortesia» scosse il capo la prozia mentre porgeva a Wonbin un rotolo di kimbab avvolto nella carta stagnola.

Un bambino di quattro o cinque anni guardava il cibo con occhi adoranti, così Wonbin chiese se potesse dargliene una fetta.

«No, ha già mangiato» gli rispose la donna.
La prozia era una donna autoritaria, ma affettuosa. Nel corso dei giorni Wonbin notò una dopo 

l'altra tutte le somiglianza con sua nonna: avevano lo stesso naso leggermente storto, amavano entrambe cucinare piatti molto piccanti, alzavano la voce spesso ma mai con il marito. La donna si preoccupava che il nipote di sua sorella avesse sempre lo stomaco pieno e obbligò i propri nipoti ad aiutarlo ad ambientarsi.

Tra tutti i figli di famiglie coreane emigrate, solo una ragazza parlava fluentemente il coreano, e solo perché era appassionata di k-pop. «Le mie cugine in Corea sono delle Stem!» aveva esclamato Luna una volta realizzato chi fosse Wonbin. «Usciranno fuori di testa quando sapranno che sei qui!»

IDOL: SasaengDove le storie prendono vita. Scoprilo ora