Autografo

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Era una giornata limpida, da qualche tempo non si vedeva un cielo così bello ad Imola, c'erano si qualche nuvolette sparse qua e là, ma non destavano preoccupazione.

Un venticello leggere accarezzava il viso di Rosa, che cercando di mantenere un ritmo costante, stava correndo al parco, osservandosi intorno e notando che, come al solito a quell'ora, non c'era nessuno. Erano le sei di mattina, un orario apprezzato da molti corridori, ma il parco era sempre stato un posto abbastanza vuoto.

Anche se vuoto, si sentivano gli uccellini e gli animali che si risvegliavano, e incominciavano a riscaldare le loro voci per la giornata che sarebbe arrivata. Di questo però Rosa non sentiva nulla, gli serviva qualcosa di più forte per svegliarsi, una persona attenta, tendendo l'orecchio verso le sue cuffie, avrebbe sentito molto probabilmente della musica rockettara a tutto volume. Ormai, per sua fortuna, le sue orecchie si erano abituate alla grande intensità del suono che quasi ogni mattina dovevano subirsi.

Rosa era una semplice ragazza di 24 anni, che da qualche mese aveva appena terminato l'università di graphic design, e con ora in mente un semplice sogno, poter far vedere al mondo la sua arte. Ma era più difficile di quel che si aspettasse.

E proprio di questo pensava durante le sue corse mattutine.

Insomma, come ogni ragazza, aveva pensato di finire l'università e di lanciarsi direttamente nel mondo del lavoro, ottenendo sempre più opportunità e nel giro di qualche anno realizzare il suo sogno. Ma si era preso resa conto che non tutto filava liscio come l'olio.

Infatti il mondo artistico chiedeva molto, e per questo non era così semplice ottenere un lavoro. Di queste sue disgrazie ne parlava con la sua amica e coinquilina inseparabile, Olivia.

Anche lei 24enne, e senza soldi e per lo più musicista. Insomma non erano il duo perfetto nell'ambito economico, ma si conoscevano da quando erano piccole, e niente le poteva separare.

Parlando del diavolo, il suo telefono cominció a squillare e il suo schermo si illuminò con il nome della sua amica.

- Uè Rosetta cara, quante volte ti ho detto che quando esci a correre devi prima spegnere la luce della cucina? -

Rosa se ne era dimenticata. Era uno dei suoi punti deboli, spegnere le luci. Si fermò a riprendere fiato, e incominciò a passeggiare con il telefono appoggiato all'orecchio.

- Scusami tanto Ollie, giuro che non è colpa mia, cioè si, ma no, mi dimentico. Cercherò di ricordarmi la prossima volta -

Uno sbuffo si sentì dall'altro lato del telefono.

- Lo so che non lo fai apposta, ma cerca di ricordartelo, non è mica per me che lo devi fare, io dormo in ogni momento, ma è per il nostro portafoglio -

- Lo so, lo so, parlando di questo, è domani la tua audizione? -

- Ehm, si, dammi un attimo -

Rosa poté solo immaginare quello che stava accadendo, ma dai rumori provenienti dal loro appartamento Olivia stava cercando di preparare la sua colazione.

- Ahia! Ummm mi sono scottata! -

Ecco questo era il suono tallone d'Achille, la cucina. Molto spesso era infatti Rosa a cucinare.

- Ollie tutto bene? -

- Si si non preoccuparti, solo il dito, comunque si, è domani l'audizione... sono pronta, ho stampato le parti, ripasserò fino a tardi, e poi domani mattina ci metterò tutta me stessa. La sfida principale sarà solo quella di svegliarsi in orario, ma non parliamo di me, tu dove sei? -

- Ho quasi finito il solito giro, 20 minuti e sono da te, ci vediamo dopo -

Rosa chiuse la chiamata, e si guardò intorno per cercare una fontanella, quella mattina andando di fretta si era dimenticata di riempire la borraccia. La trovò poco distante, con di fianco una panchina all'ombra, giusto in tempo per riposarsi. Si avvicinò, bevve e riempì la fiaschetta.

Poi si girò verso i due ragazzi seduti nella penombra.

- Posso sedermi? -

Era probabilmente due semplici corridori che stavano ricaricando le energie, ma la sua domanda sembrò scatenare qualcosa in loro, forse non si aspettavano che Rosa li facesse una domanda.

- Ehm, si nessun problema -

La ragazza si sedette subito ringraziandoli, dopo qualche chilometro aveva sempre bisogno di rilassare i muscoli, e soprattutto di riprendere il fiato. Si sistemó comodamente, allargò le gambe e lasciò un respiro.

- Caldo eh? -

Era solo la fine di Aprile, ma il venticello leggero non bastava a rinfrescare le giornate.

Il ragazzo più vicino a lei annuii, ma continuava ad avere una strana espressione disegnata sul volto. Rosa cominciò a chiedersi se aveva qualcosa che non andasse, forse i capelli erano troppo spettinati, non che fosse una sorpresa dato che lei faceva giusto il minimo per rendersi presentabile, e proprio per questo nella sua giovinezza ne aveva sentite dire tante da sua mamma, o forse aveva qualche foglia impigliata da qualche parte, fatto sta che nei volti dei due ragazzi continuava ad esserci un misto di curiosità.

- Si molto, ma siamo appena stati in Australia, ti assicuro che faceva più caldo. Fortunatamente qua c'è del buon gelato che rinfresca un pò. -

Solo ora la ragazza si era resa conto dell'accento straniero del giovane che le stava di fianco, era spagnolo ne era certa. Lo si notava, ma tutto sommato parlava un buon italiano. Immaginò che anche l'altro ragazzo con gli occhiali lo parlasse, probabilmente erano due ragazzi che stavano facendo una vacanza.

- Che bello! Mi piacerebbe un sacco viaggiare, vedere posti nuovi e imparare nuove lingue, ma io e la mia coinquilina abbiamo problemi finanziari in questo momento, sarà una cosa da rimandare tra qualche annetto, o almeno lo spero. –

La loro espressione continuava sui loro volti.

- C'è qualcosa che non va? - chiese Rosa timidamente, insomma voleva capire il motivo di così tanto interesse, ma allo stesso tempo le ci volle molto coraggio a fare questa domanda. Parlare con gli altri non era il suo forte.

- No no, mi chiedevo solo se ti servisse un autografo?...-

- Un autografo? E per cosa? - la situazione stava degenerando, non ci stava capendo più niente.

- Carlos ahora tenemos que ir...-

- De acuerdo - i ragazzi si alzarono dalla panchina, Rosa pensò di aver fatto qualcosa di male, non capiva perché dovesse chiedergli un autografo , ma non riuscì a chiederglielo, qualunque cosa avesse fatto non voleva peggiorare la situazione, alzò lo sguardo e rispose al cenno che il ragazzo gli fece prima di andarsene con il suo amico.

Era ora di tornare da Olivia. Prese la borraccia, se la mise nel marsupio e riprese a correre verso l'appartamento, dove sperava in una buona colazione.

Questo eventi certamente non l'aveva alleggerita dai suoi pensieri, anzi nel tornare a casa cercò di decifrare quel suo strano incontro, ma non trovò risposta.

- Ollie sono giù, aprimi -

Il cancello si aprì, salì le scale e aprì la porta del loro semplice appartamento. Con le loro difficoltà non potevano permettersi molto, ma per loro due andava benissimo. C'erano due stanze, una piccola cucinetta, un bagnetto, e un salottino, giusto il minimo.

Si diresse in cucina, sul tavolo dei pancake la stavano aspettando, e come immaginava non erano i soliti che si vedono nelle pubblicità, erano giusto un pò anneriti.

Olivia urlò dal bagno.

- Rosa, ti ho preparato la colazione! Scusami per come sono, ma sai che non ho talento per cucinare! -

- Vanno bene lo stesso non preoccuparti - rispose Rosa, e assaggiando ciò che aveva nel piatto disse tra sè e sè - sanno solo un pò di bruciato... -

Si promise che prima o poi le avrebbe fatto qualche lezione gratis. Per il bene di entrambe. 



Benvenuti a leggere questa storiella che mi è frullata per la testa, spero che vi piacerà.
Carlos è probabilmente uno dei miei piloti preferiti, e lo stimo troppo, perché non scrivere una storia con lui?

Vedrò di aggiornare con regolarità, ho già qualche capitolo scritto, quindi non dovete preoccuparvi.

Fatemi sapere se vi piace!!

• ~ Colori complementari ~ • Carlos SainzWhere stories live. Discover now