36|Il tempo scorre

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E i cattivi? Cos'erano se non anima e corpo come me? Esseri viventi, umani, che avevano parenti, genitori, fratelli, amici.
Cosa li rendeva diversi? Ah sì, stavano dall'altra parte di un muro costruito dal fato. Un muro che avrei tanto voluto abbattere a testate tanto lo odiavo.

Aveva tagliato via dalla mia vita due persone importanti con cui mi ero scambiata delle promesse. Non le avevamo mantenute, solo che loro non potevano saperlo e non dovevano saperlo.

La mia identità in quanto prescelta doveva rimanere celata il più possibile. Lo facevo per proteggere me e tutte le persone che mi stavano intorno. Perché non potevo metterli in una bolla di vetro, al sicuro, ma potevo proteggerli mantenendo questo segreto finché il mio corpo mi avrebbe permesso di respirare ancora.

Ma torniamo ai gladiatori, a Roma, alla bellezza ammaliante dell'antichità.
I gladiatori erano solo un intrattenimento, ma la vera vita di Roma si svolgeva nel Foro.

Lì vi si riunivano i cittadini per lavorare, fare acquisti e assistere alle funzioni pubbliche e ufficiali.
Ma non solo. Riti religiosi, sacrifici, cortei funebri e celebrazioni di vittorie, tutto questo si svolgeva lì.
Il Foro era il cuore del popolo, così come il Senato lo era della politica.

Ai giorni d'oggi, invece, esistono le piazze vicino alle chiese, luoghi di ritrovo per gli anziani la domenica dopo la messa, per le mamme che hanno voglia di chiacchierare tra loro, per comprare qualcosa alle solite bancarelle di vestiti, frutta, verdura, carne, pesce e fritture che ci si piazzavano nel fine settimana, per i bambini che giocavano a palla quando era vuota e per i ragazzi che la sera si riunivano sopra le panchine a chiacchierare e, in estate, a gustarsi un buon gelato.

Forse la mi visione è un po' utopica, ma vi assicuro che per quanto ho potuto osservare negli ultimi tempi, tutto ciò che ho descritto è reale.

Il Foro è scomparso, ma non l'usanza di sfruttare gli spazi allo stesso modo. Perché i tempi cambiano, ma la natura degli uomini è sempre la stessa.

«Giulia?» Kit mi sventolò una mano di fronte alla faccia. «Ci sei? Stai dormendo in piedi?»

Sbattei le ciglia una decina di volte prima di riprende contatto con la realtà. «Sì, ci sono» Mi guardai intorno notando la classe vuota. Erano usciti tutti fuori per il cambio dell'ora.«Più o meno»

«Ecco perché ti vedevo troppo "concentrata"» mi prese in giro Kitsune. «A che pensi?»

«A tante cose»

«Questo lo immaginavo, ma a cosa di preciso? Riguarda... la visita di ieri alla Hunter Company?»

«Più o meno»

Kit si spazientì. «La smetti di rispondere a metà? Di' qualcosa di completo!»

«Dopo la scuola ti dirò tutto. Ci sono orecchie ovunque, Kit, non sai mai chi potrebbe sentirci e soprattutto non sai le sue intenzioni» risposi.

«Bella regaz» esclamò Simone entrando in classe trionfante, con le mani alzate per la gioia. «Ora buca!»

Io e Kit ci scambiammo uno sguardo complice. Forse non potevamo discutere su Killer X e sulla Hunter Company, ma potevamo almeno passare un po' di tempo insieme come vicine di banco.

Convinsi Simone a spostarsi e lui accettò di buon grado, andando dal suo amico Marco. La facilità con cui se n'era andato mi fece lievemente male al cuore.

"Traditore" pensai tra me e me, anche se per primo lo avevo tradito io volendo stare di fianco a Kit. Ma per una volta volevo fare un po' la vittima senza esserlo davvero.

L'ora finì tra una risata e l'altra e iniziò quella dopo. Avevamo fatto un po' di partite di classe all'impiccato finché un professore di un'altra aula non era venuto da noi a sgridarci per il troppo baccano.
Così era venuto un inserviente a controllarci e tutti quanti abbiamo dovuto rinunciare al divertimento e sederci al posto.

I Temibili 10Where stories live. Discover now