34|C'è un asino dietro di te! Ah no, è Nicholas

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«Allora giochi a Cluedo» risposi con nonchalance.

«Spiritosa...» Si assicurò che i lacci fossero ben stretti. «I tuoi genitori sono complici quanto te, immagino. Il teatrino che hanno fatto doveva essere perché probabilmente non volevano rischiare che scoprissero il tuo passaporto falso. Quali segreti nascondi, Giulia Rossi? Ti conviene parlare» Mi mostrò il suo telefono dove stava venendo proiettata la registrazione di una telecamera nascosta su un lampione. Sbarrai gli occhi quando mi accorsi che era casa mia e che un furgone si era appena fermato nel parcheggio. «Pensaci bene. Un segreto vale la vita dei tuoi genitori?»

«Tu...»

«Dimmi. Chi. Sei.»

Una goccia, piccola e tonda, cadde sopra un vaso immaginario riempito fino all'orlo. Si sbilanciò. L'acqua iniziò a scorrere in obliquo, passando da un piccolo rivolo a una cascata. Mille pezzi di ceramica si sparsero sul terreno, scivolando sull'acqua, tintinnando come vetro, leggiadri come petali.

«Parla» insisté la dottoressa. Nella sua voce incominciavo a sentire un tono preoccupato.

Un'altra goccia. Un altro vaso. Lo fece traboccare. Il vaso cadde. Ancora frammenti.

«Riesci a sentirmi?»

Un'altra goccia. Un altro vaso. Lo fece traboccare. Il vaso cadde. Petali.

«Parla!»

Un'altra goccia. Un altro vaso. Lo fece traboccare. Il vaso cadde. Le luci si spensero. Il marchio si accese.

Un secondo.

Due secondi.

Tre secondi.

Boom.

Il cielo esplose, facendo tremare le pareti del laboratorio. La dottoressa si allontanò da me, mantenendo un'espressione di puro stupore e meraviglia. Pensava di poter toccare il Sole con un dito, invece non l'aveva nemmeno sfiorato.

Strappai i lacci come se fossero fatti di carta e schizzai in piedi sul lettino. Tutto attorno a me ruotava, segno che ero ancora sotto l'effetto del Roipnol.

Ero alta lassù, più alta della Hoover. Iniziai a sentire le vertigini e il vuoto si addensò nel mio petto quando scivolai verso il basso.

Come se stessi girando su una trottola infinita, riemersi in mezzo a un bosco, di fronte al cervo con il serpente in bocca, per poi ripiombare a terra.

Finii in mezzo a una terra desolata, in fondo mi parve di vedere un castello nero, sottosopra.

E poi un'altra scena, dove una ragazza passeggiava in mezzo al bosco di notte guidata dalla fioca luce di una lanterna. Si voltò e potei vederle la maschera nera che indossava. Il mantello nero come la pece la proteggeva dal freddo, ma io lo avevo già visto da qualche parte...

Ripiombai di nuovo a terra e vidi un'ultima scena così da vicino che mi sembrò di poter toccare un agente della polizia intendo a coprire con un telo nero il corpo senza vita di una ragazza. Luci rosse e blu si alternavano quasi al ritmo del mio cuore agitato. Inciampai all'indietro e caddi a terra sul pavimento del laboratorio.

«Fenomenale...» disse la dottoressa con un filo di voce.

Tutto quello che aveva visto era un'anomalia, un mistero da risolvere, l'esistenza di una possibile nuova specie di esseri che avrebbe potuto cambiare totalmente il loro modo di percepire le cose.

Si avvicinò di fretta, controllandomi il battito. Irregolare.

Iniziò ad agitarsi. Aveva messo troppo sonnifero? Doveva prepararsi a fare un massaggio cardiaco? Doveva sedare la paziente? Cosa doveva fare?

I Temibili 10Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora