*****

45 5 0
                                    

Kakucho's pov

Passarono le settimane e io e Izana andavamo molto d'accordo come coinquilini. Adoro avere compagnia, sono stato solo praticamente per la maggio parte della mia vita, dato che i miei genitori sono morti in un incidente stradale quando ero molto piccolo; purtroppo il fatto mi tormenta ancora nei miei sogni, o meglio, incubi, che però si sono fatti sempre più rarefatti da quando Izana dorme con me.

Però vabbè, quella è storia per un altro giorno, non iniziamo a parlare di cose malinconiche: ci pensano i miei incubi a rattristirmi, grazie.

Comunque non avrei mai immaginato che la compagnia di Izana sarebbe diventata così indispensabile per me da non voler quasi uscire di casa la mattina per stare con lui. Oltretutto si è anche rivelata una persona con cui è davvero facile andare d'accordo, anche se penso che anche lui venga tormentato da qualcosa, a volte la notte mugugna qualcosa, in preda all'agonia. Comunque, come ho già detto, lasciamo la tristezza ai miei incubi.

«Hey, Kakucho.»

Alla fine fu proprio il richiamo di Izana, seduto sul divano di fianco a me, a risvegliarmi dai miei pensieri. Dato che è sabato posso godere della sua compagnia tutto il giorno.

«Mh?» lo incitai a continuare.

«Stavo pensando di cercare lavoro, sai, per aiutarti a pagare l'affitto e il resto.»

«Sarebbe magnifico! Hai già in mente qualcosa?»

«No- scosse la testa -però pensavo di cercare mentre tu sei al lavoro, sai, fare qualche colloquio.»

«Ok.»

Già, non mi sbagliavo, Izana è un ottimo coinquilino.

«Izana, domani ti andrebbe di andare a fare un giro in centro?»

«Perché?»

«Devo prendere dei vestiti.»

«Ok, va bene.»

*

«Kakucho, ma il centro commerciale non è lontano da qui?» domandò Izana, intento ad allacciarsi le scarpe.

«Si, infatti useremo l'autobus, lì ci vogliono solo 15 minuti.» risposi, senza guardarlo, intento anche io ad allacciarmi le scarpe.

Izana non rispose, al contrario emette un lamento quasi impercepibile che sono riuscito a sentire grazie alle ultime settimane passate insieme: Izana parla con un tono di voce molto basso quindi le mie orecchie si sono esercitate a sentire anche i rumori più flebili, in pratica potrei sentir cadere uno spillo.

«Non ti va?» avevo un tono incerto, se non fosse voluto venire sarei andato un altro giorno, restare soli di domenica non è il massimo.

«No, c'è, mi va...è solo che...ecco...non mi piacciono i mezzi pubblici, sono troppo affollati.» l'ultimo pezzo lo pronunciò tutto d'un fiato, come se la minima interruzione sarebbe potuta diventare una lacuna.

«Oh, tranquillo, non c'è tanta gente solitamente» cercai di tranquillizzarlo, invano.

«Ok» accettò, con tono rassegnato.

Aspettammo dieci minuti davanti alla fermata del bus e quando finalmente arrivò occupammo uno dei pochi posti liberi. Era più affollato del solito.

Izana si sedette di fianco al finestrino, per non guardare la gente che si accalcava fermata dopo fermata, facendo diventare l'autobus un concentrato di sudore e brusio.

Non appena arrivammo a destinazione feci cenno a Izana, che non aveva spiaccicato parola tutto il viaggio, di seguirmi.
Nel breve percorso per scendere dall'autobus mi accorsi che Izana non mi stava più seguendo, bensì si era fermato a pochi passi da me.
Lo chiamai.

«...» nessuna risposta.

«Izana, le porte si stanno per chiudere, sbrigati.» lo implorai, invano.

Rimaneva lì, ipnotizzato da qualcosa che non conoscevo, perché, effettivamente, non sapevo cosa stesse guardando.
Lo guardai in faccia, era terrorizzato. Ma da cosa?

Decisi di guardare, ritornai sui miei passi e mi affiancai a lui.
Seguii la traiettoria del suo sguardo e notai che stava guardando un sedile, vuoto, rotto a metà. Cosa c'era di strano in quel sedile? Non lo so.

Decisi di non aspettare oltre, dato che Izana iniziava ad agitarsi sempre di più e l'autista iniziava a stizzirsi dato che eravamo gli unici a dover scendere lì, gli presi il polso e lo trascinai giù.

𝕣𝕠𝕠𝕞𝕞𝕒𝕥𝕖𝕤 || KakuizaWhere stories live. Discover now