capitolo 7

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mi sentii immediatamente pietrificata.

che cosa voleva dire con quella frase?

"nel nostro posto preferito"

cosa diamine stava a significare?

mi manca l'aria, non riuscivo a comprendere, e io volevo comprendere subito.

Matilde sembrava notare il mio non essere tranquilla, e mi disse...

"gemma, stammi a sentire. so bene quando possa essere pesante, ma che ne dici di non parlarne più al momento? andiamo a fare una passeggiata e andarci a prendere un gelato in riva a mare. ci stai?" mi dice

dio benedica questa ragazza. non so davvero come farei senza di lei.

riesce a capirmi con un solo sguardo se c'è qualcosa che non va.

annuisco alla domanda che mi ha fatto poco fa e ci dirigiamo al mare.

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"cavolo, ogni volta non so mai che gusto prendere, tu che dici, che prendi?" dice matilde

"io ho un gusto fisso: gelato al limone, mi dispiace per te che ancora ci penserai. sai com'è io intanto mangio il mio" le passo accanto facendole la linguaccia e vado a prendere posto nella panchina in riva.

lei non tarda ad arrivare, e con un sorriso buffo si avvicina a me e mi dice...

"non è stato per niente semplice scegliere, gemma, non mi guardare così!" dice ironicamente, ma so che infondo era seria

"ho dovuto prendere la coppetta più grande" dai miei occhi spalancati capì che avevo il terrore di sapere quanti gusti aveva preso, non lo volevo sapere. ma lei me lo disse lo stesso

"no Matilde non me lo dir-"

"OTTO" mi dice

"ma sei matta, oltre che non sapere mai che metterti non sai scegliere nemmeno un gusto di gelato, ottimo. buono a sapersi." dissi ridendo, e feci ridere anche lei.

passammo la giornata restante a scherzare e a parlare del più e del meno.

se devo essere sincera, non avevo pensato più di tanto a tutto il discorso precedente, e questo era un bene.

non mi andava di pensare a cose negative al momento.

era stato già un passo abbastanza grande assai quello che avevo fatto.

direi che un attimo di tregua me la meritavo. non avevo la minima voglia di pensarci.

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sono le due di notte.

mi sono svegliata nel bel mezzo della notte per la sete.

devo imparare a mettermi una bottiglietta d'acqua nel comodino la notte.

ma questo non lo capirò mai.

scendo le scale dirigendomi in cucina, lentamente.

non avevo voglia di correre o camminare veloce.

mi girava già abbastanza la testa per il fatto che mi sono alzata di scatto dal letto.

e mi girava tanto, non poco.

finito di scendere le scale mi dirigo in cucina, ma mi freno appena dietro il muro sentendo una voce.

quella di mia madre al telefono.

"no, non trovo più la scatola, deve averla aperta" dice

dopo un po' di secondi continua...

"d'accordo, sisi, ci sentiamo ciao" dice per poi riattaccare.

che cosa era appena successo, mia madre sapeva tutto?

sentendo i suoi passi mi incamminai in cucina facendo finta di essere appena arrivata, e cerca di essere più indifferente possibile.

"gemma ma che ci fai sveglia a quest'ora?" nel volto di mia madre si creò un misto tra sorpresa e paura, ma svanirono ben presto.

"avevo soltanto sete mamma, non ti preoccupare, buonanotte" le risposi

successivamente lei annui e mi dette un bacio nella testa per poi andarsene e dirigersi nella stanza da letto.

rimasi un attimo immobilizzata e incredula a quello che avevo sentito da qualche secondo.

mia. madre. sapeva. tutto.

e soprattutto, a chi lo aveva detto?

decisi di andare a dormire, che la giornata era già stata abbastanza pesante.

avrei voluto dirlo subito a Matilde, ma era notte fonda, non volevo disturbarla.

decisi che glielo avrei detto il giorno dopo a scuola.

io, nel mentre, morivo dall'ansia e dalla paura.
esse in quel momento mi stavano mangiando viva.

non pensarci gemma. non pensarci mi ripetevo.

ma poco dopo tutti i pensieri a me intorno smisero di esserci.

mi addormentai, dopo una lunga giornata, finalmente, non feci che addormentarmi.

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1g: coleichesaemozionare
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-al prossimo capitolo...
~ emily speranza

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