2.𝙏𝙝𝙞𝙣𝙠𝙞𝙣𝙜 𝙮𝙤𝙪 𝙘𝙤𝙪𝙡𝙙 𝙡𝙞𝙫𝙚 𝙬𝙞𝙩𝙝𝙤𝙪𝙩 𝙢𝙚

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𝐀𝐂𝐓 𝟏

- 𝘐 𝘥𝘪𝘥𝘯'𝘵 𝘯𝘰𝘵𝘪𝘤𝘦 '𝘤𝘢𝘶𝘴𝘦 𝘮𝘺 𝘭𝘰𝘷𝘦 𝘸𝘢𝘴 𝘣𝘭𝘪𝘯𝘥


«Si stanno avvicinando sempre di più.»

Aera aveva un gran mal di testa. Non aveva ancora aperto gli occhi, ma già sentiva la testa pesante e scossa da fitte. Un vociare esterno in sottofondo la destò, non obbligandola ad aprire ancora gli occhi.

«Va bene hyung-» una voce piccola ma decisa. «Abbiamo fatto quello che possiamo. »

Si era addormentata con la televisione accesa?

«No, non va bene. » ringhiò una voce, la prima che aveva sentito. Dei rumori, dei passi. Uno sbuffo. «Abbiamo continuato su questa linea per due anni, cosa è cambiato adesso? »

Quella televisione era fastidiosamente rumorosa. Aera aprì un'occhio e una vista sfocata le si presentò davanti: tre figure, tra cui un paio di gambe snelle che  andavano avanti ed indietro per la stanza. Mise a fuoco maggiormente, muovendosi nel suo letto e realizzando che , era nella sua stanza ma no, non era la televisione a parlare. Erano delle persone. Delle persone che erano in camera sua.

E poi, improvvisamente, la realizzazione ed il panico di ciò che era successo la pervase: l'uomo, la sua mano sulla  sua bocca, il senso di oppressione e poi... Lee Heeseung. L'aveva salvata, con una pistola in mano.

Boccheggiò, cacciando un urlo dal profondo della gola che gorgogliò come un lamento, tirandosi su a sedere e premendo le mani sul suo petto. Gli occhi spalancati della ragazza erano fissi davanti a sé, puntati sui tre ragazzi che si erano voltati a guardarla.

C'era Lee Heeseung, con il corpo slanciato avvolto nei skinny jeans neri e il girocollo alto, fasciando perfettamente la sua figura come un modello, che era in piedi, ondeggiando sui talloni. Poi c'era un ragazzo più basso, dal viso grande e le guance paffute; era seduto su una sedia con le gambe divaricate e le mani unite tra esse, l'espressione profondamente crucciata ma, quando la vide, spalancò i suoi grandi occhi e le sopracciglia scattarono all'insù. In piedi con la schiena appoggiata alla porta c'era un ragazzo alto, dalle fattezze non coreane. I capelli biondi erano spettinati ed in disordine, la bocca grande che le rivolse un sorriso quando si accorse che si era svegliata.

Aera si issò a sedere, raggomitolandosi su sé stessa e facendo scattare lo sguardo tra i tre - doveva fosse ignorare il fatto di essersi appena svegliata in camera sua, con tre perfetti sconosciuti a fissarla? L'avevano forse rapita?

Aspetta era il suo cellulare quello che Heeseung teneva in mano? Cazzo.

«Kang Aera, » parlò il più piccolo. Il suo tono sembrava gentile ma per quello che ne sapeva lei poteva essere uno psicopatico, quindi mantenne l'attenti. «Dovrai essere confusa- »

«Sconcertata. Spaventata. Orripilata e totalmente in preda al panico. » la sua lingua biforcuta scattò per lei. «Confusa non riassume nemmeno un quarto di come mi sento. Chi cazzo siete voi?»

Ciò fece ridere lo sconosciuto, mentre Heeseung aveva appena alzato gli occhi al cielo. «Capisco, sì. Potrebbe essere una situazione ambigua ma non vogliamo farti del male. Ricordi di ieri? »

L'uomo, la mano soffocante, la paura, Heeseung. Aera annuì, cercando di soffocare le lacrime che stavano tentando di uscire. Non avrebbe pianto davanti a degli sconosciuti.

«Vogliamo aiutarti, puoi chiamarmi Yang Jungwon se vuoi. » continuò, strinse le mani una con l'altra. «Vogliamo aiutarti. »

«Aiutarmi- » ripeté Aera. Perché, come, da chi. E, ancora, quello non rispondeva per niente alla domanda chi siete.

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⏰ Laatst bijgewerkt: Jul 08, 2023 ⏰

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