37|Impossibile tocco di due dita

En başından başla
                                    

Aveva raccolto e custodito quella collana fino ad allora, promettendo a se stesso che gliel'avrebbe riportata un giorno.
Forse ci sarebbero voluti giorni, mesi o addirittura anni, ma non avrebbe mai smesso di cercarla. Mai.

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«Mostraci come si legge 'sto coso» disse Paul impaziente, fissando la pagina bianca dell'erbario.

Tirai su la manica sotto lo sguardo confuso di tutti i presenti e srotolai la fascia leggermente insanguinata. Poi la appallottolai e la strusciai sul foglio.
Tutti mi guardarono inorriditi, come se fossi pazza.

Be' non avevano tutti i torti, sotto sotto mi sembrava di esserlo più che a sufficienza.

Successe proprio come con il diario: a contatto col sangue, sulla pagina bianca apparvero delle scritte. Non erano stampate come tutte le altre, no, erano scritte con la stessa grafia piccola e stretta che c'era nel diario.

L'autore era lo stesso.

«È inglese antico» constatò Paul. «Lo riconosco, assomiglia a quello usato dagli scrittori del settecento che sono stato obbligato a studiare a scuola»

Ah già, Paul era londinese.
Ogni tanto mi perdevo questo piccolo dettaglio, forse perché ero abituata ad associarlo solo e solamente al Campo e non a un luogo esterno.

«La scrittura è così fitta e piccolina...» Billy strizzò gli occhi nel tentativo di leggere.

Luca si fece largo tra tutti. «Lasciate fare al maestro di interpretazioni della scrittura. Sono un mago in questo»

«Il fatto che tu scriva come un dottore e riesca a capire ciò che scrivi potrebbe non valere per tutte le calligrafie, lo sai, vero?» Daniel alzò gli occhi al cielo, divertito.

Damiano si passò un dito sui baffetti. «Avete una lente d'ingrandimento? Qui è scritto davvero piccolo... le parole sembrano mischiarsi...»

Sbuffai e tirai fuori il telefono. Avevamo tutti una lente d'ingrandimento a portata di mano ma pochi se ne rendevano conto.

Scattai una foto alla pagina e ingrandii le scritte usando lo zoom del telefono.

«Geniale!» esclamò Billy, correndo di fianco a me per vedere meglio.

Tutti si stavano accalcando vicino al mio telefono e io mi sentivo soffocata.
Volevo un po' di spazio. Molto spazio.
Afferrai il mio telefono sotto gli sguardi delusi e iniziai a leggere ad alta voce ciò che c'era scritto, lasciando che la capacità dei Celestiali di tradurre ogni lingua facesse il suo lavoro.

Agapanthus Ceruleum, della famiglia delle Liliaceae
Conosciuto anche come Giglio Blu del Paradiso, un fiore in grado di esaudire qualsiasi desiderio. Qualsiasi.
Appare circa ogni trecento anni a mezzanotte del terzo giorno dopo l'equinozio di primavera e appassisce poco dopo la sua sbocciatura. Non so quantificare il periodo, non l'ho mai visto un fiore del genere, quello della mia epoca è già stato colto.
Quel fiore porta guai. Vorrei che non crescesse, vorrei che non fosse mai esistito, ma esiste e cresce e la gente lo brama.
Può rendere immortali, ricchi, potenti. Può far ottenere poteri inimmaginabili e può andare contro natura riportando in vita i morti.
Non c'è nulla che il Giglio non possa fare ed è questo ciò che temo. Perché se finisce in mano della persona sbagliata, questa potrebbe distruggere il mondo.
Ci hanno già provato e per fortuna hanno fallito, ma quanto ci vorrà perché questo accada? La natura degli uomini è sempre la stessa: bramano il potere più di ogni altra cosa, e una volta ottenuto lo usano solo per i propri scopi e ne diventano schiavi.
Il potere comanda la mente.

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