part three

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mon cher;

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mon cher;

quella sera dormimmo tutti insieme così che sarebbe stato pia facile partire la mattina. io e bill andammo a prendere gli altri in macchina e poi ci recammo tutti in un hotel lì vicino per cenare e dormire. appena arrivammo io andai in camera mia a farmi una doccia, mi misi l'accappatoio e dopo sentii un rumore provenire dalla mia camera, e un altro, un altro e un altro ancora. mi feci coraggio e uscii dal bagno.

tom: ma ciao mon cher, come sei bella in accappatoio

t/n: che cosa cazzo ci fai nella mia stanza kaulitz

era steso sul mio letto a fumarsi una sigaretta, così tranquillo. mi sorrideva con quel suo solito fare arrogante

tom: cosa pensi che io stia facendo mon cher?

t/n: non chiamarmi "mon cher", non sono la tua mortisia

mi avvicinai a lui e gli strappai la sigaretta dalla bocca, la portai alle mie labbra ma Tom mi afferrò il braccio violentemente avvicinando il suo viso al mio

tom: si che lo sei, e lo sai

t/n: non guardarmi con quegli occhi kaulitz

tom: quali occhi, t/n..

lo sussurrò nel mio orecchio dolcemente, per poi sorridermi mentre giocherellava con il suo bellissimo piercing, mentre io facevo lo stesso con il mio ridendo. mi lasciò andare il braccio e gli chiesi di uscire, ma si rifiutò.

t/n: tom devo cambiarmi dobbiamo andare a cena, ti prego

tom: supplicarmi non mi farà uscire dalla tua stanza, se devi cambiarti fallo. non credere sia uno spettacolo così meraviglioso per me

t/n: a si? ok, bene

mi tolsi l'accappatoio, presi il mio tanga, una maglietta rossa che mi arrivava fino all'ombelico e i miei jeans preferiti. lui mi guardò per tutto il tempo senza dire una parola, ma sorrideva in un modo che non avevo mai visto.
non mi è mai importato molto che la gente guardasse il mio corpo. per quanto lo odiassi alla fine me ne avevano dette già di cotte e di crude, qualche commento in più non mi avrebbe di certo sconvolta

finito di vestirmi asciugai i miei lunghi capelli neri e mi truccai un po'più del solito.
tom era ancora lì, a guardarmi

t/n: vogliamo andare?

andammo dagli altri per cenare tutti insieme, fu una serata tranquilla, a parte che tom continuava a mangiarmi con quei suoi occhioni color nocciola

t/n: che hai da guardare kaulitz?

accennai un sorrisino mentre giocavo con il mio piercing per infastidirlo

tom: nulla mon cher, ma credo che quella maglia sia troppo corta

georg: che carini che siete, adesso vi date anche i nomiglioni

t/n: sii lui è il mio tommy

dissi scherzando mentre tiravo pizzicotti sulla guancia di tom come le zie ai nipotini, tom rideva come un bambino mentre mandava a fanculo georg in tutte le lingue esistenti

la serata prosegui bene, fino a quando una frase di bill mi fece un po' spaventare, me lo disse in privato perché bill sapeva sempre quando non volevo far sapere agli altri qualcosa

bill: t/n come mai mi tremano sempre le gambe, va tutto bene?

io non ce la feci e corsi in camera mia.
non piansi.
non piangevo più ormai, era una cosa di routine per me, sapevo di aver qualcosa che non andava e sapevo che tutti quanti ne erano al corrente. per le mie risate finte seguite da uno sguardo perso nel vuoto, per quei momenti dove il mio essere appiccicosa svaniva e l'unica cosa che riuscivo a dire quando respingevo l'abbraccio di qualcuno era "scusa, è che ho caldo". ma che cazzo ridevo a fare, ridendo ero convinta di non far sospettare nulla agli altri e che fossero convinti andasse tutto bene, ma dentro di me sapevo che non era così. quando la tristezza si trasforma in rabbia è difficile nascondere tutto.
quella fu una delle tante sere dove l'ira nel mio cuore usciva fuori, rovinando le mani che piacevano tanto a mio padre, rovinando il trucco che piaceva a mamma, e rovinando quel cervello che piaceva tanto a me.

tom's pov:

la vidi scappare via con i pugni serrati, chiedendo "scusa" in continuazione. ma cosa cazzo aveva da scusarsi la bella t/n, la ragazza che può tranquillamente definirsi "l'eccezione", la ragazza per cui avrei aspettato anni e anni prima di sfiorarla, perché era lei, e a lei bruciare le tappe non piace.

tom: bill cosa è successo, perché fa così?

bill: tom io non posso dirtelo, tu sai perché, lo so che te ne sei accorto

la tristezza incupii il mio volto, e il mio sguardo anche. sapevo che t/n non era la ragazza sorridente che faceva sempre vedere, sapevo che c'era molto di più ma dentro di me cercavo di dimenticarlo perché io volevo che stesse bene. volevo che fosse tutto apposto anche se niente era al suo posto, perché io non ero lì con lei.

-
t/n's pov:

passarono ore, io mi ero finalmente calmata ma morfeo quella sera non voleva proprio starmi vicino, come dargli torto.

decisi di andare a fare un giro nel giardino dell'hotel. mi cambiai e misi una lungo pigiama in seta del mio colore preferito, sembrava un vestito per quanto era bello, mi infilai le scarpe e andai fuori.
mi avvicinai ad una panchina quando sentii una voce provenire da dietro

tom: con quel pigiama sembri davvero mortisia addams

mi voltai, sapevo fosse il mio kaulitz.

t/n: e io non pensavo stessi bene senza quelle tue magliette di cinque taglie più grosse

quella sera infatti indossava una canotta nera, con sotto dei pantaloncini dello stesso colore.

mi fece cenno di sederci sulla panchina e lo feci, mi porse una sigaretta e io la presi.
di solito non do chissà quanto peso ai gesti delle persone, ma il fatto che non mi porse l'accendino e accese lui stesso la mia sigaretta mi rese stranamente felice. lo ringraziai e mi misi a guardare il cielo

tom: sai che ci sono più di diecimila miliardi di stelle nell'universo?

t/n: se ci pensi essere chiamata "stella" non è affatto una buona cosa, ce ne sono così tante di stelle tutte uguali, l'unica diversa è-

tom: il sole. credo che ogni persona abbia un sole nella propria vita, qualcuno che spiccherà sempre fra tutti

t/n: hai già trovato il tuo sole?

mi sforzai a sorridergli invece di piangere fra le sue braccia, perché lui, lui era il mio sole ma io non ero sicura di essere il suo

tom: sai fino a qualche mese fa ero convinto che non l'avrei mai trovato, ma adesso so che è qui accanto a me

abbassò lo sguardo per poi far uscire una risatina imbarazzata dalle sue labbra.
gli diedi un delicato bacio sulla guancia e sorrise.
parlammo fino a tardi, dopo mi accompagnò in camera mia mia salutandomi con un
: buonanotte mia bella morticia

t/n: non ti chiamerò gomez

sorrise dandomi un bacio sulla fronte

tom: dormi bene mon cher, e comunque il blu ti sta d'incanto

chiuse la porta, mi buttai sul mio letto e mi addormentai pensando a quel dolce bacetto che mi lasciò sulla fronte, e adesso ero proprio convinta che, forse, lui era tutto quel che mi serviva.

maybe.. ✮ -  tom kauliz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora