<<Magari per rivedere la sua adorata figlia.>> Mio padre mi adorava e ne ero certa, ero tutto ciò che avrebbe desiderato di vedere in un figlio maschio, ma anche se non avevo il cazzo si era accontentato di modellare me come più gli andava a sua immagine e somiglianza.

<<Non mi prendere per il culo Keira, perchè ci ha convocati?>> Il suo tono di indurì e il mio sguardo si assottigliò divenendo tagliente come due lame, sapeva di non dover tirare troppo la corda con me, conosceva il grado alquanto sottile della mia pazienza. <<Attento a come ti rivolgi a me amore.>> Non doveva azzardarsi ad alzare la voce e men che meno a rivolgersi a me con tale poco rispetto, io le mancanze di rispetto le punivo e lui ne aveva assaggiate diverse nel corso degli anni. Anche peggiori di rimanere chiuso in un ufficio per tutta la notte.

<<E tu dimmelo cazzo! So che ti ha detto cosa accadrà o non saresti venuta.>> Mi stava dando un ordine e a me non piaceva chi tentava di ammaestrarmi, soprattutto se colui che provava a infilarmi un collare era mio marito, l'uomo con cui sarei dovuta invecchiare. <<No allora non ci siamo capiti.>> Poggiai il bicchiere vuoto nel poggiabicchieri, per appoggiare i gomiti sui poggiabraccia della poltrona e intrecciare le mani libere l'una con l'altra. Non aveva afferrato bene il messaggio. <<Vedi di abbassare il tono Cornelius, non te lo ripeterò di nuovo.>> Smisi di scherzare usando le sue stesse carte, serietà, tenacia e decisione, peccato che io le sapevo gestire meglio di come stesse facendo lui, in preda al nervoso che lo stava portando a straparlare e a rivolgersi a me, senza alcun rispetto. <<Sai cosa? Fanculo, mi hai rotto il cazzo, non ti sopporto quando ti comporti da viziata.>> Dunque l'ultima punizione non era bastata, presi nota tra me e me. Bene, pensai, avrei provveduto anche a quello ma avrei dato prima la precedenza alle mie priorità. Avrei goduto molto presto e tanto, dovevo semplicemente avere pazienza.

Quando tornò a guardarmi si rese conto di essersi spinto fin troppo in là, ma non perchè avessi assunto un'espressione ferita, serviva ben altro per ferirmi, bensì perchè lo osservavo con un sopracciglio leggermente inarcato dallo stupore. Non lo avevo mai visto così scosso.

<<Scusa.>> Sospirò abbattuto massaggiandosi il setto nasale. <<E' solo che sono agitato.>> Si giustificò come accadeva sempre, lui si scusava giustificando i suoi comportamenti e in base alla gravità delle sue azioni io agivo di conseguenza. A volte gliela facevo passare liscia, una cosa che succedeva molto molto di rado, tutte quelle dopo invece gliela facevo pagare, come sarebbe successo quella volta. <<Ma no tranquillo, lo capisco.>> Mentii, non mi importava minimamente anche solo di tentare di capirlo, stavo per infliggergli la pena più grande della sua vita, venir sostituito da sua moglie a lavoro. Cazzo doveva proprio essere un colpo basso per l'ego di un uomo.

<<Davvero?>> Sembrò rimanerci stupito e quasi compiaciuto.

<<Ma certo amore, non serve che ti scusi.>> Perchè io non lo avrei fatto da lì a poco, come non facevo mai, io non chiedevo mai e a nessuno scusa. Orgogliosa? Probabilmente. Le sue mani raggiunsero le mie che prese con dolcezza per portarsele alle labbra posandoci un bacio, le sue carinerie però con me non attaccavano, quella dolcezza su di me non aveva mai avuto alcun effetto, soprattutto dopo che si comportava da irrispettoso.

<<Ti amo Keira.>> Nei suoi occhi sinceri leggevo quel sentimento, ne ero certa.

<<Lo so tesoro mio.>> Sorrisi dolce tentando di non ridere per non entrare in contrasto con la sua sincerità.

Lo amavo anch'io, ma amarmi equivaleva a soffrire perchè io facevo male, molto male.

Camminavamo mano nella mano lungo il corridoio della nuova sede di mio padre a Marsiglia, una costruzione interessante e ben gestita come ogni cosa che passava per mano del grande Martin, nulla che lo comprendesse poteva apparire indecoroso. Con lui la perfezione doveva esistere.

Painful melody Where stories live. Discover now