Il destino di Anne

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In viaggio con Infaustus

Ero seduta nella carrozza dei Gaunt con Infaustus per raggiungere insieme, in tutta fretta, la sua villa. «Allora, spiegami: cosa sta succedendo?» Chiesi a Infaustus.

«Come ti ho detto, Anne sta male, pensiamo sia molto vicina...» Poggiai la mia mano sulla sua, che aveva cominciato a tremare, prese fiato e poi continuò: «Ha chiesto di Sebastian, che adesso è al suo capezzale. Ho pensato di avvertirti e andare insieme. Come avevo già detto: l'unica cosa su cui sono certo è che dobbiamo affrontare questa cosa insieme fino alla fine.»

«Grazie per avermi inclusa, Infaustus.» Fu l'unica cosa che riuscii a dire, il resto del viaggio lo affrontammo in silenzio.

Villa Gaunt

L'abitazione dei Gaunt appare come uno di quei castelli infestati delle fiabe: enorme, con torri dai tetti a punta spioventi e Gargoyle ornamentali a rendere tutto più austero.

Appena varcata la soglia d'ingresso, un elfo domestico venne a salutare "il signorino Infaustus" e ci guidò verso la camera in cui era ospite Anne. La trovammo stesa sul letto, immobile, con Sebastian seduto ai piedi del letto e gli occhi fissi su di lei, e io non so alla vista di quale dei due Sallow andai più in agitazione.

Feci un respiro profondo, riuscendo a respingere per un attimo tutti quei pensieri a cui avrei avuto tempo di pensare dopo, come: perché non mi ha scritto? Cosa ha fatto in questo tempo? Tornerà a scuola? Cosa gli dico?

«Fatevi da parte, lasciatemi un po' di spazio per sicurezza» Dissi inginocchiandomi a terra, davanti il letto in cui giaceva Anne. Sebastian si alzò dal suo posto e si mise vicino a me: «Che vuoi fare?». Lo guardai negli occhi e risposi: «Proviamo il tutto per tutto. Scusa se ci ho messo così tanto, ma non sono ancora sicura che funzioni al 100%»

Mi guardò con uno di quei suoi sguardi che gli avevo già visto fare, di quelli carichi di euforia per aver ritrovato un briciolo di speranza, e facendosi da parte disse: «Fai quello che devi, mi fido di te. So che se c'è qualcuno che qui ha le capacità, quella sei tu.»

La mano di Anne era fredda, provai a chiamarla, ma non mi rispose. Respirava ancora, ma era evidente che non avevamo ancora molto tempo.

Provai a mettere in pratica quanto io e la Weasley avevamo studiato in questi giorni sulla magia antica. Eravamo giunte alla comune conclusione che modulare le emozioni - come aveva fatto Isidora - non solo è sbagliato a livello etico, ma anche per le reazioni avverse che questa pratica provoca sulle persone. 

La condizione di Anne, però, era diversa. Non parliamo del dolore in quanto emozione che, per quanto sia spiacevole provare, è normale che esista nell'essere umano; qui parliamo di un dolore artificioso e fisico inferto da una maledizione. È qualcosa, quindi, che non dovrebbe essere presente nell'organismo, ma è stato piazzato lì.
Dovevo concentrarmi e pensare che non stavo estrapolando il dolore, ma la maledizione che causa quel dolore fisico e artefatto. Con la professoressa, abbiamo anche osservato come fosse pericoloso esalare i residui di magia, quelli di cui Isidora era diventata dipendente e che l'avevano compromessa. Era, dunque, importante stare lontani da tali residui o proteggersi adeguatamente.

Avevo immaginato questo momento tante di quelle volte e ogni volta in modi diversi, ma mi ero sempre immaginata una situazione eroica in cui agisco in modo intrepido, apparendo affascinante e attraente. Insomma, perfetta.
Nella realtà, invece, mi sento un' improvvisatrice, con un aspetto tutt'altro che attraente e affascinante, indossando una maschera protettiva per evitare di respirare i residui di magia antica e, anche la pratica, appare abbastanza macchinosa e precisa, vertendo tutto sulla meticolosità e sicurezza, anziché la spettacolarizzazione di gesta eroiche tipiche di un principe delle fiabe.
Immagino sia giusto così, più coerente, dal momento che non sono un principe azzurro.

HOGWARTS LEGACY | Diario del 5° anno 1890-1891Where stories live. Discover now