La giornata della Lady (Terza parte)

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Tre Maggio.

A due settimane dal disastro del Titanic, Frederick decise di partire per New York.

La camera matrimoniale era buia quel mattino, si stava infatti avvicinando un temporale. Dalla Valle di Belvoir le nuvole violacee cariche di pioggia si spostavano velocemente verso il castello. Lady Violet alzata da poco, sbadigliò pigramente.

Senza guardarla negli occhi, il Duca prese la parola

"Violet, mia adorata, sai che ho lasciato quel lavoro per il Duca, mio padre, a metà"

Letty intenta a visionare i suoi gioielli, non si girò verso il marito.

"Fred, so che non posso fermarti" disse, mentre armeggiava con le dita sul lobo dell'orecchio destro, cercando di infilarvi una perla grigia appesa a una coppia di diamanti quadrati

"Non posso fermarti, d'altronde il duca, tuo padre, è anziano e non può più viaggiare, ma pensa al viaggio, pensa a ciò che è accaduto"

"Non c'è altro modo per raggiungere New York amor mio" disse il Duca, poggiando le mani grandi e ben curate su di un piccolo tavolino da gioco, che sua moglie teneva come porta lettere

"Sai che non ti lascerei mai, ma devo, ho già rinviato troppo"

"Allora cerca di scegliere il viaggio più sicuro. Hai due figli e me!" Disse Letty, scostandosi una ciocca di capelli corvini dall'orecchio, per indossare meglio l'orecchino.

In lontananza un tuono sembrò risvegliare Frederick da un lungo torpore. Con mano aperta picchiò sul tavolino che, tremando per la poca stabilità data dalle due esili gambe in legno che disegnavano un'arpa, si mosse facendo cadere dei fogli bianchi.

Violet, girandosi di scatto, ne seguì con lo sguardo il volo leggero che si interruppe sul grande tappeto Kashan rosso

"Vieni con me!" disse il Duca con tono deciso.
"Lasciamo Deirdre e Thomas ai tuoi genitori, Deirdre alla balia e Thomas agli istitutori; saranno contenti, staranno bene, poi noi non staremo via più di un mese"

Frederick, con ancora indosso la vestaglia color sangria, sembrava una belva in gabbia. Guardava la moglie come fosse la sua carceriera, pronta a giudicarlo, e se necessario, condannarlo.

"Ho tempo per pensare ad una risposta o è il solito ordine celato dal buongusto della richiesta? È una cosa che hai imparato bene da tua madre, dare ordini mascherandoli da buon consiglio"

Non fece tempo a finire la frase che Frederick rispose con tono secco:

"Forse ancora non hai compreso che tuo marito non ha nulla a che spartire con sua madre!"

Urlò così forte che i tuoni ravvicinati e la pioggia battente non diedero nemmeno parvenza di rumore, tanto rimbombava la voce nella stanza

"Devi smetterla!" continuò il Duca, rosso in viso "smettila con queste continue accuse"

"Io non accuso nessuno, le mie sono pure e semplici constatazioni"
Letty fissava negli occhi il marito, senza minimamente abbassare lo sguardo

"Ora basta! Non ti ho mai, mai e ripeto mai obbligata a fare nulla, nulla!"

I capelli corvini di Frederick ne facevano risaltare ancora di più il viso purpureo. Aprì la porta di scatto, lo sguardo infuocato a tal punto che non vide nemmeno Pauline dietro la porta, nell'anticamera, intenta a piegare gli abiti della Signora.

-Silenzio, rotto solo dalla pioggia scrosciante-

"Mia Signora" le disse la cameriera, mentre di scatto posava gli abiti da piegare "Si sente bene, mia Signora, si sente bene?"

Letty, immobile, raggelata, avvolta nella sua vestaglia di seta viola intarsiata di pizzo bianco, tremante davanti al portagioie di giada, dono di nozze della zia Margarethe, lasciò scendere una lacrima che cadde esattamente sullo smeraldo quadrato, incastonato tra i diamanti, dono di nozze di Frederick.

-Un tuono ruppe il momentaneo silenzio-

Era la prima volta che il Duca si infervorava così con lei

"Pauline, portami tutto l'occorrente per la mia corrispondenza"

La cameriera, in silenzio, procurò il necessario alla Duchessa e fece per uscire dalla stanza

"Spero solo non ci abbiano sentiti"

La Lady, bianca in volto, si sedette al tavolino portacarte e con mano tremante cominciò a scrivere.

Pauline lentamente uscì dalla stanza mascherando l'imbarazzo per l'accaduto.

La giornata della Lady Where stories live. Discover now