<<No, non capisci.>> Brontolai. <<Le altre volte ci fermavamo ai preliminari, questa volta siamo andati oltre.>> La sua attenzione, che fino a poco prima era rivolta al paio di jeans che aveva in mano, calò su di me, seduto sulla poltroncina all'angolo della piccola stanza, in attesa che si vestisse per uscire da lì e scendere dagli altri nel ristorante dell'hotel. Alexei mi aveva scritto, erano già tutti e tre svegli e stavano facendo colazione ma per la prima volta non avevo fretta di muovermi, più tempo passavo lontano da lei meglio era.

<<Finalmente! Dimmi che è incinta.>> Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva sentendo il corpo paralizzarsi, non potevo credere a ciò che le mie orecchie avevano appena udito, non poteva essere serio perchè iniziavo a dubitare che fosse sano mentalmente. <<Ma che hai nel cervello? Certo che no, abbiamo usato le precauzioni.>> Strepitai incredulo nel vederlo persino irritato se si poteva, nello scoprire che non avevo inseminato sua sorella di appena sedici anni. Prima almeno lui per me era un libro aperto ma in quel periodo avevo capito che i Martin erano degli enigmi impossibili, mi stavo stancando di cercare di capirli, con lui però ci avrei continuato a provare lo stesso, era il mio migliore amico e sapevo che per quanto strano fosse a volte era ben consapevole di ciò che diceva o faceva. <<Fanculo, sarebbe stato troppo facile.>> Borbottò tra se e sè mentre introduceva la testa nella maglia per infilarla. La mia confusione triplicò, i miei dubbi si accentarono e la mia curiosità divenne più appuntita e tagliente, mi stava nascondendo le sue intenzioni e mi stava alquanto infastidendo la cosa. <<Henry posso sapere perchè vuoi inevitabilmente legare tua sorella a me? Nemmeno mi vuole.>> Legarla a me non mi sarebbe dispiaciuto, affatto, volevo quella ragazzina contraddittoria e confusionaria più di quanto avessi mai desiderato qualsiasi altra donna ma semplicemente le non voleva lo stesso, non sarei stato io la sua scelta una volta che l'aereo sarebbe atterrato a Los Angeles e qualsiasi cosa avesse in mente sarebbe andata in fumo, quindi non riuscivo a capire cosa volesse fare. <<Lo sai perchè Mihai, io e mio nonno te ne parlammo la notte prima del tour.>> Il suo tono si fece più serio e lì capii che non stava più scherzando, non vi era più ironia o battute inopportune nascoste tra le sue parole, era veramente in difficoltà, frustrato ancor più di me se era possibile. <<Se Kei sposa Cornelius la rovineranno, tu sei l'unica possibilità che abbiamo per farle aprire gli occhi e portarla via da loro.>> L'attaccamento che aveva quella ragazza nei confronti della sua famiglia mi era stato chiaro fin da subito, ci teneva molto a loro, più di quanto meritassero, ed era il peggio che potesse esistere per lei voler rimanere così attaccata a quelle persone. <<Ormai siamo agli sgoccioli amico.>> Si apprestò a chiudere la sua valigia ormai pronto. <<Quando torneremo a Los Angeles scoprirai di cosa sono capaci i veri Martin.>> La sua serietà mi portò a irrigidirmi. <<Quando a casa c'è solo mia madre, nonno riesce a controllarla ma nel momento in cui riporteremo Kei a casa ad attenderci ci saranno entrambi i coniugi Martin, Christian e Odette Martin.>> Rimasi impietrito, non riuscendo a capire fino in fondo la gravità della cosa ma riuscendo a coglierne un granello. Christian Martin era conosciuto ovunque ma era così raro vederlo che tutti lo credevano un ombra, gli esagerati persino lo spirito del diavolo. Quell'uomo non lo avevo mai visto di persona ma il suo sguardo anche nelle foto riusciva a entrarti dentro fino alle ossa, era un uomo privo di qualsiasi sentimento o emozione. La morte in persona. Mi stupiva infatti come potessero esser nati Henry e Keira da due persone tanto meschine come i loro genitori. <<Tuo padre torna in città solo in casi importanti e di vitale importanza, me lo dicesti tu Henry.>> Gli ricordai, ma quelle mie parole sembrarono soltanto andare a braccetto con ciò che già stava pensando. <<Esattamente.>> Concordò. <<Tu Mihai, stai mettendo in pericolo i suoi affari futuri.>> Mi rammentò. <<Senza il matrimonio di Keira e Cornelius, i Wilson non entreranno mai in affari con i Martin e tutto ciò che mio padre ha progettato andrà a monte e chi meglio di me sa, cosa vuol dire impedire a Christian Martin di far scorrere il destino delle persone come lui decide.>> Mi spiegò e a quel punto riuscii a capirci qualcosa di più. <<Ora comprendi che tutto ciò non si riduce a una relazione come le altre, tu ha nelle mani la vita di mia sorella e so che ormai è solo questione di tempo prima che lei ti accetti, si è concessa a te e ha ammesso che le piaci, ormai il gioco in parte è fatto Kovacs.>> Una parte, farla innamorare di me era una parte di un piano a fin di bene, sentivo nelle sue parole la sola voglia di realizzare per sua sorella un futuro migliore di quello che avevano già scelto i loro genitori per lei. <<Non mi ha ancora neppure baciato, Henry tua sorella non vuole me al suo fianco, non deluderebbe mai il volere dei vostri genitori.>> Per quanto lo credesse, non conosceva veramente come funzionasse la mente di sua sorella ed ero certo che nemmeno Keira stessa riuscisse a comprendersi sul serio, era talmente intricata e complessa la sua mentalità che non riuscivo a trovare una via di uscita in mezzo a quel suo labirinto di pensieri. <<Lo farà, accadrà quando capirà chi sono quei due e io farò in modo che quel giorno arrivi prima di subito.>> Riuscivo a percepire come ancora ci fosse un mondo di cose che ancora non sapevo. <<Che intendi?>> Per far parte di quel piano dovevo conoscerne ogni sfaccettatura, o nulla sarebbe mai andato per il verso giusto al di fuori di ciò che sarebbe nato o meno tra me e sua sorella.

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