4. Dall'Oceano Atlantico a Barcellona

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Passarono parecchi mesi prima che la nuova Perseus fosse pronta, una nave nuova di zecca e parecchio più veloce rispetto a quella di prima. In quel momento, tutti quanti erano radunati e adesso Ryusui stava spiegando come si sarebbero divisi, ovvero in tre gruppi, così da poter andare avanti e risvegliare l'umanità ancora pietrificata. Il primo team era quello che sarebbe rimasto nella città della superlega per raccogliere materiale e sviluppare maggiormente il motore del razzo: Xeno, Ginro, Matsukaze, Tsukasa e Maya. Il secondo team sarebbe ritornato nella città del mais per risvegliarli e riprodurre nuovamente il mais: Taiju, Hyoga, Ukyo, insieme a Luna e i due che la seguivano. Infine, il terzo team sarebbe salito sulla nuova Perseus per continuare a creare nuove città intorno al globo: ovvero, tutti i restanti che prima non erano stati nominati. Quando arrivò il momento di partire, Gen era leggermente scettico al pensiero di quanti mesi avrebbero avuto bisogno per raggiungere nuovamente il Giappone. Ryusui e Senku gli fecero notare che la loro cara Perseus non era più quella di prima e anche lei si era evoluta: nel momento della partenza, la nave si mosse così velocemente che coloro rimasti a terra non riuscivano nemmeno più a vederli, non riuscendo nemmeno a salutarli come si deve.

-Ci abbiamo messo quaranta giorni per attraversare l'oceano Pacifico- affermava Ryusui a tutti quanti. -Con questa nave, l'oceano Atlantico, che a distanza è simile al Pacifico, può essere attraversato entro una settimana!-.

Hana si teneva i ciuffi dei capelli che il vento le scompigliava freneticamente davanti agli occhi, ammirando la velocità mentre si teneva nella ringhiera con la mano libera.

-Praticamente è cinque volte più veloce-. Senku spiegò a Kohaku, la quale non comprendeva bene la velocità, con i nodi e i cavalli.

Chrome si sporse nella ringhiera vicino Hana. -Con un grande motore come questo, forse può davvero portarci nella luna-.

Hana vide gli occhi dell'amico lacrimare all'improvviso, così riportò lo sguardo davanti a sé, verso il mare e l'orizzonte.

-Ci arriveremo sicuramente-. Il suo tono era calmo e fiducioso, alzando un angolo delle labbra verso l'alto.

-Perchè stai piangendo?-. Suika gli chiese, mentre lui tentava di asciugarseli via con la mano.

-Non lo so proprio- fece lui, continuando ad asciugarsi le lacrime.

Dopo qualche minuto, Hana decise di tornare dentro, notando dalla posizione del sole che, da lì a poche ore, avrebbe iniziato a fare troppo caldo per rimanere fuori a godere della brezza marina.

-Non rimanete troppo tempo qua fuori- cercò di avvisare a Chrome, Suika e Kohaku, i quali invece rimasero lì dov'erano, annuendo verso la ragazza che adesso scuoteva la testa divertita mentre rientrava.

Neanche un'oretta che i tre entrarono frettolosamente per ripararsi dal caldo, godendo di una delle nuove invenzioni, ovvero l'aria condizionata. Seduta accanto a Gen, si gustava con delicatezza la granita che Francois aveva appena preparato. Senku ne aveva approfittato per far sapere a Kohaku e agli altri che non conoscevano il codice morse di doverlo imparare, essendo l'unico modo con cui potevano attualmente comunicare con gli altri rimasti in America.

"Per fortuna lo conosco già", rifletté Hana. Stava per proporre ad una svogliata Kohaku di insegnarglielo, quando venne battuta sul tempo dalla stessa Suika, così si mise semplicemente a sorriderle.

-Se avete bisogno, chiedete pure- fece loro sapere, mentre continuava a gustarsi la granita. Nonostante Suika fosse cresciuta in una splendida adolescente, Hana aveva notato come, ogni tanto, continuava a trattarla come se fosse ancora una piccoletta con la testa nascosta in un'anguria. L'aveva sempre avuta al suo fianco, seguendola dappertutto e insegnandole tutto ciò che sapeva sulla scienza. Ad un certo punto era diventata la sua piccola assistente... ma adesso non era più piccola e non poteva considerarla nemmeno più un'assistente, ma una vera e propria scienziata. A quel punto comprese di capire ciò che provavano i genitori nel vedere i propri figli cresciuti e all'improvviso si chiese se avrebbe provato lo stesso con il suo fratellino Ikki, una volta risvegliato dalla pietra che lo imprigionava. Quel piccoletto le mancava terribilmente.

Come un fiore che fluttua nel vento | DR. STONE [Ryusui x OC]Where stories live. Discover now