25|Odi et amo - M&A

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Sì, doveva essere meraviglioso, proprio come vedevo nelle serie TV. Le migliori amicizie si formavano sempre in posti del genere.

All'inizio non fu così. I gruppi si erano già formati prima che io arrivassi, dato che molti dei ragazzi al campus si conoscevano già. Così ero rimasta da sola per un giorno intero, chiedendomi se fosse stata una buona idea andare là. Forse mi ero fatta troppe aspettative, troppi sogni ad occhi aperti che non si sarebbero realizzati.

E infine, la sera del primo giorno, quando ormai mi ero arresa all'idea di passare due settimane da sola, un ragazzo della mia età con una finestrella tra i denti, i capelli bruni e scompigliati e la faccia da combinaguai si era avvicinato a me.

"Hai un ragno sulla maglietta" fu la prima cosa che mi disse Anthony.

Ricordo di essere saltata in piedi, urlando per la paura. Tutti mi guardavano divertiti.

"Scherzetto" aveva detto poco dopo, sghignazzando.

Furiosa gli avevo tirato un pugno sulla spalla e mi ero allontanata dalla vista di tutti, sperando che si dimenticassero in fretta della mia figuraccia.
Non contento di avermi umiliata, il ragazzo mi aveva seguito facendo il verso di un'oca starnazzante per tutto il tragitto.

"Vuoi lasciarmi in pace?"

"No." Mi aveva risposto con tutta la disinvoltura del mondo.

"Cosa ti ho fatto?"

"Sei colpevole di essere troppo bella."

E dopo averlo detto entrambi eravamo arrossiti fino alla punta delle orecchie, indietreggiando per l'orrore.
Da piccola ero parecchio allergica al romanticismo, basta pensare che nei film mi voltavo sempre dall'altra parte quando due personaggi si baciavano.

L'unico amore che tolleravo era quello tra i miei genitori, un sentimento sincero e dolce come i baci che si davano di nascosto quando pensavano che io e Julian stessimo dormendo e invece li osservavamo danzare lentamente nel corridoio al ritmo di una canzone che conoscevano solo loro, tenendo vicini i loro cuori e le loro labbra.

Dopo quella mezza dichiarazione, Anthony aveva cercato di rimediare all'errore spingendomi per terra, con l'unico risultato di sbilanciarci entrambi e di rotolare giù per un piccolo dirupo.

"Ma perché lo hai fatto?"

"Perché tu... tu non mi piaci!"

"Ma che diamine di problemi hai?"

Grazie a tutti gli allenamenti che ero stata costretta a fare sin dall'età di cinque anni, riuscivo ad orientarmi anche in un bosco totalmente buio. Così ero riuscita a ritornare su e per pura pietà avevo aiutato quel combina guai.

Era un tipo strano, ma era stato l'unica persona a parlarmi quel giorno, dovevo accontentarmi di lui.

"Non dire a nessuno che mi hai salvato" Mi aveva ordinato. "I miei amici mi prenderebbero in giro se sapessero che una femmina mi ha aiutato."

La sua onestà era insolita. Non avevo mai conosciuto una persona che dicesse con una tale sincerità tutto ciò che gli passava per la mente e credo che fosse stato proprio quello a spingermi a restargli vicino quella sera e a stringere un piccolo patto con lui.

Ci impegnavamo entrambi a supportarci per quelle due settimane, organizzando scherzi (alcuni un po' crudeli) ai ragazzi e talvolta anche agli istruttori.
Ci inimicammo tutto il campus? Sì. Ci pentimmo della nostra scelta? Assolutamente no.

Io ed Anthony ci eravamo guadagnati il soprannome di 'fabbricanti di scherzi' e lo stavamo difendendo alla grande.

Ma tra una risata e l'altra, le due settimane passarono ed era arrivato per me il momento di tornarmene a casa.

I Temibili 10Where stories live. Discover now