IL SALOTTO BUONO

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Da poco trasferiti dalla casa di campagna in una casa del centro, a poco a poco l'abitazione prendeva l'aspetto di un alloggio borghese, in cui le comodità si aggiungevano ad una ad una.Per prima cosa arrivò la televisione che riempì le serate di sceneggiati tratti da romanzi classici e anche di vicini radunati per l'occasione. A breve seguì la lavatrice, una vera manna dal cile per le donne! Poi, poco alla volta, si rinnovò l'arredo della casa e venne finalmente anche la sala da pranzo con annesso il salotto buono. Un divano giallo ocra a tre posti e due poltrone sistemati intorno ad un tappeto di pelle di mucca, un tavolino di forma esagonale al centro rappresentavano per la casa lo status quo di famiglia borghese.Un salotto buono in cui ricevere gli ospiti, bere un caffè in compagnia, riposare o leggere un libro. In realtà il salotto buono era inaccessibile! Troppo bello, troppo perfetto, troppo decorativo per essere sottoposto all'usura quotidiana, lasciato alle mani sempre sudicie dei bambini, sottomesso gli abiti da lavoro degli adulti! Per questo motivo, la sala era chiusa a chiave e il salotto manteneva il cellophane originario dell'acquisto.Una sala oscura, piena di mobili, ma in fondo vuota.E se un ospite arrivava all'improvviso? Ecco allora sparire improvvisamente le coperture e il salotto far bella mostra di sé agli ospiti.Restava però l'imbarazzo delle persone.

Nata un 5 luglioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora