Errori, sbagli, rischi, ero pronto a fare qualsiasi senza pensarci due volte perchè ero del pensiero che il solo fare arricchisse la mente, rimanere fermo, in disparte con il continuo rimorso e rammarico per non aver fatto qualcosa che probabilmente mi avrebbe migliorato l'esistenza non era nelle mie corde.

Nulla era una perdita di tempo se lo si faceva con il cuore.

<<Finirai per consumarla se continui a guardarla così.>> La voce ridente di suo fratello mi distrasse dai miei pensieri ma non staccò il mio sguardo da lei, non tentai neppure di nascondere che non la stessi guardando da quando eravamo arrivati perchè era vero, i miei occhi la ricercavano in continuazione. <<Mi odia.>> Quelle parole mi accarezzarono le labbra senza che neppure me ne rendessi conto, semplicemente diedi sfogo ai mille pensieri che mi passavano per la mente e in quel momento erano veramente tanti, un'infinità di parole a cui non riuscivo a dare un ordine ben preciso. <<No, conosco la mia sorellina, tu semplicemente la metti alle corde e lei si sente soffocare così colpisce per prima.>> Si poggiò al mio fianco contro la scrivania della reception vuota, sosteneva in ogni modo questo mio tentativo di conquistare sua sorella ed era quasi strano, mi aspettavo che mi obbligasse a starle alla larga, invece faceva di tutto per aiutarmi.

<<Ma poi le passa, cerca soltanto di non far finire le vostre conversazioni sempre allo scontro perchè finirà che non ne esce vivo nessuno dei due.>> Ridemmo entrambi consapevoli che non saremmo mai stati capaci di smettere di litigare, eravamo due teste calde io e quella reginetta, porre fine ai nostri scontri era come dar in mano una pistola carica ad un assassino sperando che non sparasse. <<Mi farà uscire pazzo, già lo so.>> Lo sentii sospirare concordando con me che quella ragazza mi avrebbe reso le cose impossibili, era una sfida che chiunque fosse disposto ad iniziare doveva farlo con la consapevolezza che perdere era facile, semplicissimo, ma che ritirarsi gli avrebbe sottratto il premio finale. E se alla fine c'era lei ero disposto a tutto pur di vincere. <<Tu dimostrale soltanto che di te si può fidare e ti assicuro che ti affiderà un pezzo di cuore tra le mani.>> Sapevo che fosse così, avevo visto quanto ci tenesse alle persone a cui voleva veramente bene, l'avevo capita perchè anch'io ero così. Scostai lo sguardo dalla sua figura minuta per rivolgere lo sguardo a suo fratello, un ragazzo dall'aria così spavalda ma la mente saggia di un uomo. <<Un pezzo? Non tutto?>> Ironizzai facendolo ridacchiare, non volevo screditare le sue parole, avrei fatto dei suoi consigli tesoro ma desideravo sdrammatizzare un po', di casini ce n'erano già stati anche fin troppi.

<<Kovacs, ti ricordo che è mia sorella, prima di te ci sarò sempre io, il pezzo più grande del suo cuore mi appartiene fin dalla sua nascita.>> Lo spintonai scherzosamente ricevendo la stessa risposta quel ragazzo aveva la risposta giusta a tutto in qualsiasi situazione, metterlo in difficoltà era praticamente impossibile sapeva sempre come uscirne illeso. Tentò di tirarmi un pugno ma gli bloccai il polso e gli avvolsi un braccio intorno al collo per abbassargli il capo, con il pugno incominciai così a sfregargli la testa scompigliandogli quel ciuffo scuso sotto i suoi lamenti, i tentativi di liberarsi e i pugni nello stomaco.

<<Se non mi lasci, ti giuro Kovacs che ti scopo.>> Mi minacciò facendomi scoppiare a ridere.

<<Perdonami ma non sei il mio tipo Henry, mi piacciono di più quelle come tua sorella.>> Affondando le mani contro il mio torace riuscì a liberarsi e allontanarsi da me per risistemarsi il ciuffo, doveva sempre tenerlo perfettamente in ordine o diceva che portava sfortuna con le ragazze averlo in disordine.

<<Okay, ho avvertito i ragazzi allo stadio che arriviamo dieci minuti dopo per le prove.>> Il mio gemello ci raggiunse a passo moderato mentre riponeva il telefono in tasca, contrariamente a noi che ce la spassavamo pensando ad altro lui invece era sempre concentrato sul lavoro. Un po' invidiavo la sua attenzione puntigliosa sul lavoro, ma prendersi qualche istante di svago ogni tanto non gli avrebbe fatto di certo male, ne ero sicuro. <<Grandioso così riusciamo a cambiarci, ho bisogno di una doccia, puzzo di jet privato.>> Henry puntava sempre sull'essere sistemato, non amava l'ordine che gli imponeva la sua famiglia ma alla fine era un po' perfettino come quella gente, amava molto essere sempre in ordine, io invece ero sempre un totale casino. <<Quindi puzzi di agio?>> Lo derise il mio gemello. <<No, di Mihai visto che è suo.>> Lo spintonai ancora indispettito, facendogli tornare una ciocca di capelli fuori posto. <<Io non puzzo.>> Ero disordinato e caotico ma di certo non puzzavo, anch'io tenevo alla mia igiene, non ero mica un cavernicolo. Ridacchiando nel vedere il nostro amico dannare ad ogni capelli in disordine, incontrai lo sguardo di mio fratello e il mio sorriso si spense un po'. Non ero arrabbiato con lui ma mi infastidiva il suo costante ripudio nei confronti di Keira, non gli aveva fatto nulla eppure sembrava non sopportare la sua presenza, per non parlare dell'uscita infelice che aveva fatto sull'aereo prima che vi scendessimo.

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