Purtroppo, durante il volo ero seduta accanto a Percy.

Il decollo fu un incubo. Ogni minima turbolenza sembrava spaventarlo più di un branco di arpie che lo inseguivano.

Da quando eravamo partiti, mi aveva afferrato il braccio, piantandomi le sue unghie nella carne, ma non ero riuscita a scollarmelo di dosso.

Solo quando atterrammo, mi lasciò andare.

La stampa locale ci aspettava fuori dalla dogana, ma riuscimmo a evitarla grazie ad Annie, che con il berretto dell'invisibilità in testa depistò i giornalisti gridando: "sono laggiù, alla yogurteria! Svelti!", per poi raggiungerci al ritiro bagagli.

Ci separammo al posteggio dei taxi. Percy aveva intenzione di andare sull'Olimpo da solo, e rispedire me, Grover e Annabeth al campo.

Ovviamente la bionda si era impuntata che non poteva andare da solo, e quindi aveva proposto me come accompagnatrice. All'inizio Percy sembrò scettico, ma alla fine accettò (solo perché Annabeth era irremovibile e faceva anche un po' paura).

Così io e Percy saltammo sul taxi e partimmo in direzione di Manhattan.

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𝑻renta minuti dopo, entrammo nell'atrio dell'Empire State Building.

C'era da ammettere che sembravamo proprio due vagabondi, con i vestiti laceri, i visi sporchi e la stanchezza dipinta sul viso.

Ci avvicinammo alla reception, e Percy disse:
«Seicentesimo piano».

Il portiere stava leggendo un grosso libro con l'immagine di un mago sulla copertina.

Per i miei gusti, ci mise troppo tempo ad alzare lo sguardo e a posarlo su di noi.

«Non esiste un piano del genere, giovanotto»

«Ho bisogno di un'udienza con Zeus»

«Come hai detto, prego?»

«Lo ha sentito» ringhiai.

Mi stavo innervosendo.

Ero esausta e l'unica cosa che volevo fare era tornare nel mio letto al campo, farmi una bella dormita e non svegliarmi per mesi. E questo idiota si stava mettendo in mezzo, fra me e il mio letto.

«Ci vuole un appuntamento, ragazzini. Il Divino Zeus non riceve nessuno senza preavviso»

«Beh, io dico che questa volta gli conviene farlo, sennò buttò questo affare in un tombino» dissi, e tirai fuori la Folgore dallo zaino che avevo sulle spalle.

La guardia mi guardò e fissò quello stupido arnese per qualche secondo, non capendo cosa fosse, ma poi impallidì.

«Questa non è...»

«Si che lo è» dissi «Vuole che proviamo assieme a vedere come funziona?»

«No! No!» esclamò.

Scese scompostamente dalla sedia, frugò sul bancone alla ricerca di una scheda d'accesso e me la consegnò, con la mano che tramava.

Adoravo fare paura alla gente.

«Inserisci questa nella serratura elettronica. Assicuratevi che non ci sia nessun altro in ascensore»

«Come se già non lo sapessi» borbottai.

Io e Percy entrammo in ascensore, e non appena le porte si chiusero, infilai la scheda nella serratura. Un attimo dopo scomparve e sulla console apparve un nuovo pulsante, di colore rosso, con su scritto "600". Percy lo premette e poi aspettammo.

Heartburn ✷ Percy Jackson ¹ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora