Prologo - Nuova vita

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Così sono finita per comprare un biglietto di sola andata per il Regno Unito.

Mi hanno dato tempo un mese per trovare un lavoro, dopodiché smetteranno di finanziare il viaggio da irresponsabile che ho intrapreso.
Mi devo rimboccare le maniche, trenta giorni passano veloci quanto un battito di ciglia e mi sono già data da fare a riguardo.
Domani ho il mio primo colloquio e questo mi fa tendere i nervi.

Però o la va, o la spacca. Se non dovesse andare bene ho altri ventinove giorni per rimediare e la città è talmente grande che avrò l'opportunità di raddrizzare il colpo sparato a vuoto.

Mi avvicino alla finestra, adagio la fronte contro il vetro e sospiro impercettibilmente. Questa è la mia nuova casa. Lascio che i polpastrelli restino a contatto con la superficie trasparente, questo sarà il mio nuovo luogo sicuro. Il mio rifugio.

Dopodiché mi perdo nell'osservarmi intorno.

L'appartamento è un gigante open space, con un soppalco altrettanto spazioso a dividere la zona giorno dalla zona notte.
Il bianco è il colore che prevale in assoluto, la cucina è ben strutturata e occupa la parete destra della zona living, con un tavolo e tre sedie in legno. Accanto è presente un divano ad angolo dalle modeste dimensioni e una tv di ultima generazione adagiata su un mobile dallo stile retrò, che stona leggermente con quello moderno della casa.
Una scala in legno, senza mancorrente, porta di sopra, dove trovo un letto matrimoniale e una scrivania che richiama la scuola retrò che ho già incontrato di sotto.
Un armadio quattro stagioni è posizionato tra le due finestre che percorrono l'intera altezza dell'appartamento, che si affaccia su Hyde Park. Una porta mi collega al bagno.
È piccolo, rispetto al resto degli spazi, ma c'è tutto il necessario e il colore che qui fa da padrone è il verde pastello. È tutto verde, dai sanitari al mobilio, i tappeti e le rifiniture delle piastrelle che corrono lungo le pareti.
Il tutto è ancora impersonale, ma presto farò di questa casa il mio piccolo nido.

Sospiro.

Sistemo come meglio riesco i pochi vestiti che mi sono portata dietro, dopodiché adagio sul comodino una fotografia. L'unica che ho avuto il coraggio di infilare in valigia. Ritrae me insieme alla mia migliore amica, abbracciate e sorridenti alla cerimonia di laurea. Quando le ho detto che l'indomani sarei partita non mi aspettavo tutta la comprensione che invece ho avuto. Mi ha semplicemente detto di seguire il mio cuore, ma di scriverle ogni tanto per farle sapere come sta procedendo la mia avventura.
E con questa promessa che afferro il cellulare e cerco il suo contatto. Camila.
Sto per scriverle che sono arrivata che sento i rintocchi del campanello risuonare nel salotto.
Così torno di là ancora con il telefono in una mano, sbircio attraverso lo spioncino con l'altra adagiata al il portone d'ingresso e una ragazza sta aspettando che io apra la porta.

È minuta, vestita di una comoda tuta sportiva.
Una criniera ribelle, crespa e corvina le ricade sulle spalle, con un trucco abbastanza pesante ad abbellirle gli occhi.
Si sta guardando attorno in attesa di una mia risposta, così le apro.

Sorride. «Ciao! Di sotto John mi ha detto che sei arrivata, così ho deciso di passare. Sono la ragazza che abita di fronte a te!» parla veloce e quasi non le sto dietro. Indica la terza porta, quella di fronte alla mia. «Sono Linda, tieni! Ti ho preso questo come benvenuto.» il forte accento britannico rende la sua parlantina di gran lunga più complicata da capire rispetto a quella a cui ero abituata e mi sforzo di non sembrare un'idiota.

Tendo le labbra, imitando un sorriso.
Mi porge una torta. Dev'essere al limone dato che ne spiccano diverse fettine al centro.

«Oh, grazie.» la afferro stando attenta a non farla cadere a terra. «Sono Cassie, piacere.»
Tutt'un tratto si accorge che non sta parlando da sola e si perde nell'osservarmi.

Until tomorrow Where stories live. Discover now