07.

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❤️‍🔥


«Drew, apri questa porta!», urlo bussando contro la superficie in legno. 

Le sue urla hanno continuato a rimbombare per tutto il palazzo, recandomi un senso di preoccupazione abbastanza alto.

«Calmati! Dio mio!», sento la voce della stessa ragazza di qualche ora fa. È sicuramente in preda al panico e stranita, proprio come la sottoscritta. 

Non so cosa diavolo stia succedendo lì dentro, ma non è di certo niente di buono, soprattutto quando sento un tonfo provenire dall'interno. 

«Cristo santo! Aprite questa porta!», busso ancora più forte, finché finalmente la mia richiesta viene esaudita. 

La ragazza dai capelli scuri e spettinati è davanti a me con uno sguardo spaventato e indossa i suoi abiti. 

«Non so che diavolo gli prende! Io... ha iniziato... non so...», balbetta la ragazza in preda al panico e senza aggiungere altro scappa via lasciandomi confusa sulla soglia. 

Presa dall'istinto, richiudo la porta e mi precipito in camera da letto dove ciò che vedo mi colpisce nel profondo. 

«Basta! Non centro niente! Lasciatemi in pace!». 

Drew Stevens, l'uomo che mi è sempre parso un grande muro di ferro, sta adesso piagnucolando e tremando nel bel mezzo di un incubo. 

Mi avvicino con cautela, nonostante si stia ancora dimenando tra le coperte: il volto premuto sul cuscino, il respiro affannato, le spalle scoperte sono contratte.

Piano piano gli sfioro il braccio teso e prendo posto al suo fianco. Sobbalza al contatto, ma si dimena ancora. 

«Drew... calmati», gli sussurro avvicinandomi al suo orecchio. 

È vero. Non meriterebbe il mio aiuto, ma io non sono come lui. Io sono altruista e al dire il vero, nonostante si tratti del mio acerrimo nemico, visto le sue condizioni non mi sembra il caso prendermi una vendetta del genere. 

Prometto a me stessa che si tratti solo di un'eccezione; per cui metto da parte tutto quello che quest'uomo mi ha recato e lo stringo a me cercando di confortarlo. 

«Non ce la faccio più...», piagnucola ancora. 

«Shh! Calmati...», continuo a sussurrargli dolcemente. 

È ancora nel bel mezzo del suo incubo quando solleva un braccio e mi stringe forte a sé. 

Quel contatto così ravvicinato a distanza di anni, mi provoca un sussulto. Sento una scarica di energia pervadere il mio corpo ma cerco di non pensarci. Non sarà nulla di importante.

Per una piccola frazione di tempo rifletto a ciò che assisto: un uomo impaurito, indifeso e ferito. 

Anche ai tempi dell'università Drew non si è mai completamente aperto a me. Non ha mai avuto incubi, da quel che ne sapevo allora e dentro di me si consolida l'idea che io di quest'uomo non ho mai saputo niente. 

Infondo, mi ha tradita e questo significa che per lui non sono mai stata una cosa così importante come, invece, lui lo è stato per me. 

Il solo pensiero mi ferisce, seppur ormai più lieve di un tempo. 

«Zoe...», mormora poco dopo. 

Incurvo le sopracciglia, confusa da quel nome fuoriuscito dalla sua bocca. Non so chi sia questa Zoe e non mi interessa granché. Eppure mi infastidisco un po', perché nel bel mezzo del suo incubo, ad assisterlo ci sono io. 

𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬 𝐄𝐧𝐞𝐦𝐢𝐞𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora