Capitolo 8 - Conseguenze

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«Non l'ho scelto io» borbottò Chloe, lo sguardo basso. «Non l'avevo previsto, è successo. È successo e basta, non potevo farci niente. Mi dispiace.»

Risposta sbagliata. Irene arricciò il naso, gli occhi lucidi e carichi di livore sotto le sopracciglia aggrottate. Strinse le piccole dita in pugni tremanti mentre polvere di un rosso brillante si sollevava dalla sua pelle. Il piatto della bilancia era crollato sul lato peggiore.

«Tutto qui? Sul serio?» Irene liberò uno sbuffo ilare, nervoso. «Come puoi presentarti qui come se avessi fatto un po' tardi ad un'uscita qualunque? Aspettavo questo giorno da mesi, è l'occasione che sogno da una vita intera! Hai idea di cosa significasse per me? Era troppo chiedere che la mia fidanzata fosse presente?» Lacrime scivolarono lungo le guance, ma Irene non abbassò lo sguardo. Sollevò il capo, il corpo rigido, la polvere rossa che aleggiava tutt'intorno, insinuandosi tra i capelli. «Non ti sei neppure degnata di trovare una scusa decente! Ti sei addormentata? E quando mai è successo? Lo so io cos'è successo, te ne sei dimenticata, come ti dimentichi qualsiasi altra cosa, perché di quello che è importante per me non te ne frega niente!»

Chloe serrò le labbra, ricacciando indietro la verità che spingeva per uscire, graffiandole la gola. Avrebbe voluto essere con Irene, per sostenerla e festeggiarla. Non aveva fatto altro che pensarci, contando i secondi, torcendosi le viscere e mordendosi le guance fino a sanguinare.

Era una persona orribile perché aveva abbandonato la sua fidanzata in un giorno così importante, o lo era perché avrebbe preferito restare al suo fianco invece che aiutare l'Ordine a punire quei criminali? Un'altra domanda inutile. Avrebbe sbagliato in ogni caso.

Perché le cose non potevano risolversi in modo semplice, per una volta? Aveva spinto il suo corpo al limite per raggiungerla il prima possibile, perché doveva sopportare tanto rancore?

Ingiusto. Era così ingiusto. Perché doveva essere lei la sola a pagarne il prezzo?

«E di quello che è importante per me, a te è mai fregato qualcosa? Il mondo non gira attorno a te, Irene! Smettila di comportarti come se tutto ti fosse dovuto!» urlò Chloe. «Ti sei resa conto di quanto tempo ti portino via le prove e gli eventi a cui partecipi? Ti sei mai chiesta cosa significhi starti dietro? Rincorrerti per ogni cosa, sottostare ai tuoi ritmi ed essere sempre e solo al secondo posto.»

No, no, cosa stava dicendo? Non era vero! Irene non conosceva la verità, non era colpa sua, non lo era mai stata. Non meritava quel veleno che le aveva sputato addosso. Chloe doveva offrirle le sue scuse, perché le rovesciava addosso la sua rabbia?

«Sei sempre stata al primo posto! Ho fatto di tutto pur di trovare il tempo di stare con te» gridò Irene, la voce che raschiava la gola. «Non mi importava se dovevo saltare il pranzo o dormire un'ora in meno, perché tu ne valevi la pena. L'unica cosa che chiedevo è che fossi disposta a fare lo stesso per me, ma sei brava solo a parole! Continui a dire che mi ami, che faresti qualsiasi cosa per me, ma dove sei quando ho bisogno di te?»

"Lasciala parlare, lascia che si sfoghi" le suggerì una voce nella sua mente, così distante che a malapena riusciva a sentirla nel caos dei suoi pensieri. "Ha ragione ad essere arrabbiata, non sa cos'è successo davvero, non sa quant'è difficile per te. Esagera perché tu hai esagerato per prima, perché l'hai ferita, l'hai delusa, e la colpa è solo tua."

Ma ogni volta che provava ad afferrare quella voce, subito svaniva. I pensieri sfuggivano dalle sue dita schizzando in ogni dove, spinti dal fuoco che eruttava nel suo stomaco. Lava che ribolliva lungo le vene e infiammava le sue parole, lanciandole all'attacco. Solo quello importava; sfogare la sua frustrazione contro qualcosa, qualsiasi cosa, pur di non affondare. Liberarsi del fardello di colpe troppo pesante per lei, che faticava a restare in piedi, che stringeva gli occhi per mettere a fuoco l'immagine di Irene, che non riusciva più a ragionare.

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