La Papessa | @Zenoide14

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E così, dopo giorni di attesa in cui i corridoi dell'orfanotrofio avevano vibrato sotto la trepidazione e l'impazienza di decine di ragazzini, arrivarono i risultati.

Sangue materno di discendenza tedesca e geni paterni di origine africana.

«Nessuna novità» aveva commentato la signorina Tonia.

D'altronde Adam era un ragazzino di dodici anni, smilzo, dalla pelle perennemente abbronzata e folti capelli rossicci. Un'accoppiata di caratteri senza dubbio rara, che non sfuggì mai alle prese in giro dei compagni.

Un ragazzo talmente grottesco che si accompagnava ad un goffo ranocchio non poteva che essere bersaglio della popolazione dell'orfanotrofio, giovani e anziani

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Un ragazzo talmente grottesco che si accompagnava ad un goffo ranocchio non poteva che essere bersaglio della popolazione dell'orfanotrofio, giovani e anziani. In più si aggiungeva la sua vasta fantasia che non lo accumunava ai ragazzi popolari. Adam parlava spesso di draghi, castelli maestosi, avventure senza fine e quando anche Frog si annoiava ad ascoltarlo, il ragazzo si rifugiava tra le coperte e faceva scorrere sotto le palpebre immagini di mondi fantastici.

Adam non aveva amici, eccetto Frog. Una volta aveva sentito pronunciare la frase "si nasce soli e si muore soli" e si era sentito preso in causa, così come tutti i ragazzini dell'orfanotrofio. In più, però, Adam aveva aggiunto, tra sé e sé, "si vive soli".

A soli dodici anni non solo aveva conosciuto la solitudine, ma vi ci era abituato ed ora era lei - assieme al suo ranocchio - ad accompagnarlo tra le varie bancarelle della fiera.

Circumnavigò la sagra, correndo e saltellando, almeno una decina di volte. Non aveva soldi per comprare nessun souvenir o partecipare ai giochi e se ne avesse avuti, non li avrebbe spesi. Gli bastava osservare quella tendopoli colorata e nel frattempo la sua mente registrava ogni dettaglio utile a costruire mondi fantastici.

Ad un tratto raggiunse i margini della fiera. Vi era poca gente in quel punto, perlopiù operai che sistemavano gli attrezzi o attori che si cambiavano il costume, eppure Adam si sentì attratto verso quel luogo buio e nascosto.

Scoprì un tendone isolato, era di piccole dimensioni e gli ricordò le capanne degli indiani che aveva intravisto qualche volta sui libri. Ciò che lo incuriosì fu il colore violaceo della tenda. Non vi erano persone in attesa di entrare, né tantomeno visitatori all'interno, vi era una completa assenza di rumori.

Adam ipotizzò che fosse un tendone inutilizzato, ma non per questo privo di oggetti stravaganti ed unici, per cui prese coraggio ed entrò.

Rimase deluso. All'interno trovò soltanto un basso tavolino di legno e tanta polvere.

Quel posto appariva fuori uso da molto, ma già la mente del ragazzo cominciò a perdersi nei meandri della sua fantasia. Adam immaginò di trovarsi ora in una grotta, ora nella pancia di un drago e quel tavolino era in realtà un sarcofago che conteneva segreti sconvolgenti per l'umanità!

Frog cominciò a gracchiare, innervosito.

«Rilassati, amico!» lo rimproverò il ragazzo. Il suo animale domestico aveva molte qualità, ma il coraggio non gli apparteneva affatto.

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