La Papessa | @Zenoide14

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di Zenoide14

«Incredibile» esclamò il giovane Adam.

Fino alla sera prima credeva che partecipare alla fiera sarebbe stato inutile, ma ora le sue iridi color nocciola svolazzavano come mosche impazzite da una parte all'altra della sagra.

Sollevò con cautela il lembo della tasca sinistra e subito due occhi color pece fecero il loro ingresso. Frog gracchiò entusiasta e balzò ai piedi del ragazzino.

Era un ranocchio dalla pelle rugosa e nera ed era così grande che Adam faceva fatica a tenerlo tra le mani. Non sapeva neppure se fosse un maschio o una femmina, così l'aveva soprannominato Frog, che era il nome più neutrale a cui era riuscito a pensare; nonché la prima parola in inglese che gli era stata insegnata all'orfanotrofio.

 Non sapeva neppure se fosse un maschio o una femmina, così l'aveva soprannominato Frog, che era il nome più neutrale a cui era riuscito a pensare; nonché la prima parola in inglese che gli era stata insegnata all'orfanotrofio

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Adam e Frog si addentrarono nella fiera, entrambi saltellando e gracchiando. La gente li fissava divertiti, alcuni addirittura preoccupati, ma quel ragazzino e il suo bizzarro ranocchio sembravano dialogare in una lingua comprensibile solo a loro.

Il cielo tetro non riusciva a mitigare i colori vivaci dei tendoni che, a decine, riempivano il campo visivo del ragazzino. Vi erano anche marchingegni a lui sconosciuti, come ruote giganti alte fino alle nuvole e tante di quelle attrazioni rumorose che Adam credette di impazzire. 

Frog appariva gioioso e non solo per la fiera, Adam ne era certo

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Frog appariva gioioso e non solo per la fiera, Adam ne era certo. Il suo animale domestico viveva in simbiosi con lui: chiudeva gli occhi quando lui dormiva, assaggiava il suo cibo, provava le sue stesse emozioni. Adam non aveva memoria di come e quando fosse avvenuto il loro primo incontro.

In tutti i ricordi del ragazzo c'era Frog e l'orfanotrofio sullo sfondo.

E così, Adam e Frog erano felici perché Adam era felice.

Fino a pochi giorni prima erano entrambi a pezzi. La signorina Tonia, una delle insegnanti dell'orfanotrofio, aveva sentito parlare di un'agenzia a cui inviare un campione di saliva per ricevere informazioni sulle proprie origini.

«Dato che non vi è dato conoscere i vostri genitori biologici, potrete almeno scoprire la vostra provenienza!» aveva esclamato soddisfatta la signorina Tonia.

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