Non rispondi. Penso che Dio esista e che abbia deciso di graziarmi. Osservo i tuoi movimenti sul dispositivo. Entri su un sito di una pseudo-università. Torno a guardare immediatamente le scarpe, appena mi rendo conto che hai sentito il mio sguardo su di te.

Non ci siamo mai incontrati se non in quel momento. Questo a quasi diciott'anni non lo so.

Immetti le tue credenziali: Nome utente: Hwang Hyunjin
Numero matricola: xxxxxxxxx

Ti giri. Sento la pelle bruciare a causa tua come prima stava facendo il sole. Mi soffermo sui tuoi capelli e su come ti cadono sulle spalle. Neri, sottili. Sembrano perfino morbidi. Salgo al taglio degli occhi, alle tue sopracciglia. Il naso lo trovo buffo. Pare una protuberanza irregolare all'interno di un viso come il tuo. Voglio disegnare una mappa della tua persona senza neanche conoscerti.

Le labbra. Non faccio in tempo ad elaborare alcun pensiero.

"E tu?"

"Cosa?" domando, sovrappensiero.

Clicchi qualche punto indefinito sullo schermo. "Come ti chiami."

"Jeongin. Yang Jeongin."

"Yang." fai un broncio, quasi stessi valutando l'effettiva qualità del mio cognome, "Va bene. Yang che legge Rimbaud." ridi beffardo, "Leggeva, almeno."

"Hai rovinato la quiete."

"Gli studenti del liceo dovrebbero comunque essere a lezione ora."

"Non mi sembra neanche che questo posto sia adibito agli studenti universitari. Eppure sei qui."

"Ho un permesso."

"Anche io." mi alzo. Nella mia testa questa azione sta rincarando il significato del concetto appena espresso. Apro la porta, la sbatto, torno in classe. Abbandono Rimbaud tra le grinfie di un universitario al liceo.

Ancora oggi, ti immagino ridere a crepapelle con la porta chiusa. Prendi la mia copia del libro in mano. Scuoti la testa ricordando la conversazione con un liceale nevrotico. Pensi sia assurdo. Pensi che ti piaccia.
Nei miei sogni, sei un veggente che mi fa gli auguri senza sapere del mio compleanno.

𓆝 𓆟 𓆞

Siamo nel 2011. I social network esistono e hanno già fatto in tempo a rovinarmi la vita. Un punto a loro favore, tuttavia, è che sono divertenti. Qualche settimana dopo il nostro incontro ti cerco su Facebook.

Mentre sono sotto le coperte e circondato dal buio della mia stanza, mi convinco del fatto che sto inserendo il tuo nome in chissà quale algoritmo sconosciuto solo per noia. Il portatile rischia di bruciare le coperte surriscaldandosi solo perché mi annoio, quindi. Mi mordo nervosamente le pellicine sulle dita solo perché mi annoio.

Con mio grande rammarico, scopro che su Facebook esistono quindici diversi Hwang Hyunjin. Analizzo attentamente ogni tuo omonimo. Alcuni son troppo vecchi, altri troppo giovani ed altri ancora abitano troppo lontano. Dopo vari tentativi, trovo il tuo profilo.

Mi viene confermato che ti chiami Hwang Hyunjin e che sei uno studente universitario. Tuttavia scopro che: l'ateneo che frequenti dista un centinaio di chilometri dal buco in cui viviamo, studi una facoltà dal nome inutilmente difficile, ovvero Lingue e tecnologie per la comunicazione interculturale. Scopro, inoltre, che hai ventun anni e sei nato il 20 marzo 1990. Hai come foto profilo un tuo autoscatto con un filtro giallognolo che fa sembrare l'icona carta vecchia: ovviamente ci sei tu che mostri un sorriso e in braccio tieni precariamente un cagnolino. Non faccio fatica a credere che la povera bestia sia rovinosamente caduta a terra dopo aver scattato la foto.

YANG CHE LEGGE RIMBAUDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora