24. Nico e Christal

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Nico sbatté le palpebre e rinunciò al quarto biscotto per schiarirsi la gola. «Io non ti piaccio?» ripeté.

«No.» disse lei, con tono più basso, gli occhi che sembravano intenzionati a fulminarlo. «Tu non mi piaci.»

«Wow.» disse Nico, appoggiandosi allo schienale della sedia e osservandola divertito. «È la terza dichiarazione diretta che mi abbiano mai fatto in tutta la mia vita.»

Christal lo fissò, non capendo se lui la stesse prendendo in giro. «Non mi piaci.» ripeté.

«Be', non devo piacerti per forza. Sono tuo... padre da due settimane, avremo tempo per...»

«No! Io non voglio conoscerti meglio, papà Nico.»

«Ah, no?» ribatté Nico, senza parole.

«No. Io voglio bene a papà Will, e voglio chiarire una cosa con te. Lascialo.»

Nico si mise a ridere. «Lascialo? Dovrei lasciare Will per cosa, esattamente Perché tu non vuoi bene a me ma vuoi bene a lui?»

Christal bevve un sorso di spremuta. «Conosco Will da quasi sei mesi.»

«Be', io ti batto. Lo conosco da dodici anni.»

«Con te non è felice. Con me sì.»

Nico si mordicchiò il labbro. «Con me è felice. E con te è un riflesso della felicità avuta da me.»

«Non è vero.»

«Sì, invece.»

Christal appoggiò i gomiti sul tavolo. «Te lo spiegherò in modo da farti capire meglio.»

Nico ebbe voglia di registrare la conversazione.

«Devi lasciare Will.» ripeté Christal, con lo stesso tono utilizzato dagli adulti per parlare con un bambino molto stupido. «Lui è mio.»

«Lui è mio, non è tuo.»

«No, lui è mio.»

Nico quasi non riuscì a credere di avere una conversazione del genere con una bambina di sei anni.

«Lui è mio, e quando sarò abbastanza grande lo sposerò.» aggiunse Christal, compiaciuta.

«Quando tu sarai abbastanza grande da sposarlo, lui sarà vecchio.» le fece notare Nico.

«No, non lo sarà.»

«Be', come vuoi. Ma Will è sposato con me, ora, e lo sarà per sempre.»

«Devi separarti da lui. E subito.»

«Altrimenti?»

Christal sorrise leggermente. «Lo vedrai.»

Nico si ritrovò di fronte ad un bivio: alzarsi in piedi e urlare a quel piccolo demonio «Fila in camera tua!» o ridere e scuotere la testa, e continuare a studiare. Scelse la seconda opzione, sebbene la terza, ovvero quella di imbavagliare la bambina fino all'arrivo di Will, fosse la più interessante.

«Non ridere!» esclamò la bambina, infastidita dal sorriso di Nico. «Un giorno sposerò Will, e per allora tu dovrai andartene!»

«Mi dispiace, ma mi allontanerò dal fianco di Will solo perché sarò morto, e non perché me lo hai chiesto tu.»

«Se le cose stanno così, bene.»

Nico si chiese cosa intendesse la ragazzina con quel «Bene» detto in modo così freddo e distaccato, tanto da spaventarlo. Fu sul punto di chiamare suo padre e chiedergli una mano, ma Zen, con le sue fusa e il sibilo indirizzato alla bambina, gli balzò sul grembo.

Un gioco di luce in un mondo di tenebreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora