24. Nico e Christal

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Dopo quindici giorni dall'adozione, Nico capì che lui e la bambina non sarebbero mai andati d'accordo. Insieme non parlavano mai, e Will faceva spesso da intermediario. Il dottor Solace non sembrava essersi reso conto della tensione che si era creata tra le due persone che amava di più al mondo.

Ad alimentare la tensione tra Christal e Nico si era creato uno spiacevole contrattempo. Ogni sera, quando Nico e Will si accoccolavano a letto con intenzioni tutt'altro che pudiche, Christal irrompeva nella stanza dicendo di non riuscire a dormire. Si avvinghiava a Will, e Nico si ritrovava dall'altra parte del letto a fissare torvo quelle due testoline bionde che, ridacchiando, si assopivano insieme.

La frustrazione salì alle stelle. Nico aveva continui rimorsi sull'essere diventato genitore. Si scoprì a pensare di non volere la bambina. E, secondo lui, a Christal non importava molto. Christal adorava solo ed esclusivamente Will. I due si illuminavano quando si vedevano nel pomeriggio, rientrati da scuola o dal lavoro. Si abbracciavano e guardavano la tv insieme, dimenticando Nico impegnato nello studio, o impegnato a fissarli torvo dalla poltrona.

Nico e Christal avevano mille occasione per passare del tempo insieme e solidificare il loro rapporto, ma in quei momenti non si rivolgevano mai la parola: al mattino presto, quando Nico l'accompagnava a scuola, o nel pomeriggio quando andava a riprenderla. Oppure quando andavano insieme a fare la spesa, o quando restavano attorno allo stesso tavolo per due intenti a studiare.

Ma ormai non 'cera più niente che Nico potesse fare. Christal era sua figlia. Non poteva riportarla all'orfanotrofio e restituirla, dire: Salve, vorrei vederne degli altri, magari qualcuno più taciturno o pallido di carnagione. Ormai era un genitore, un padre, e la bambina gli mostrava chiaramente tutti i giorni che non era lui quello preferito.

Proprio come Nico aveva pensato, lui si ritrovava a vestire i panni del genitore cattivo, mentre Will era quello angelico.


Era un venerdì pomeriggio di fine ottobre, quando Nico e Christal si ritrovarono allo stesso tavolo per fare i compiti. O meglio, Christal stava studiando le tabelline, e Nico ripassava le lezioni di quel mattino. Era una sfortuna, per lui, che le sue ore di lezione coprissero solo la mattina, e non più il tardo pomeriggio. Era costretto a passare tutto il pomeriggio in compagnia della figlia che lo considerava peggio di una tata.

«Cosa c'è dopo il sette?» domandò Christal, alzando appena lo sguardo su di lui.

«L'otto.» rispose Nico. Fu tentato di dirle un numero sbagliato, ma cambiò idea. Will lo avrebbe strapazzato.

Christal tornò a riempire il quaderno di numeri, e Nico lanciò un'occhiata alla pagina. Stava studiando la tabellina dell'uno. Fantastico. Ricordò quel pomeriggio di tanti, tantissimi anni prima, quando Will lo aveva costretto a studiare con lui le materie basi per iscriversi al liceo.

«Vuoi mangiare qualcosa?» domandò Nico, alzandosi in piedi, e recuperando un pacchetto di biscotti dal mobile.

«Voglio solo una spremuta.»

Nico annuì. Christal aveva la cattiva abitudine di chiedere le stesse cose che mangiava Will. Gliene versò un po' in un bicchiere e glielo posò davanti. Quando Nico tornò a sedersi e a fissare le pagine del suo librone, mangiucchiando biscotti e lasciando cadere briciole dappertutto, Christal chiuse il libro di scatto e lo fissò con quegli occhi scuri che racchiudevano all'interno una grande intelligenza. Doveva essere proprio figlia di Atena.

«Mettiamo in chiaro una cosa, papà Nico.» disse Christal, e Nico la fissò sorpreso, a bocca aperta, più che altro per il tono, e non per essere chiamato "papà Nico". La bambina li chiamava in quel modo per distinguerli. «Tu non mi piaci.»

Un gioco di luce in un mondo di tenebreWhere stories live. Discover now