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Ero all'IPM di Nisida da una notte, in isolamento.
Di quando mi hanno ammanettata mi ricordo poco e nulla, un po' per le J che avevo fumato, un po' perchè forse non volevo ricordare.
Ero stata tutta la notte su quel lettino fin troppo scomodo, mentre aspettavo che il sole sorgesse.
Non avevo paura di quel luogo, nulla spaventa una De Curtis. La paura non è un emozione che ci appartiene.
Molti dei miei amici erano finiti qui per qualche mese.
Ma io avevo due denunce alle spalle, e mi avrebbero dato di sicuro di più.
Picchiettavo il dito sul muro, mentre pensavo a quando mi avrebbero fatto uscire da qui dentro.
Un uomo sui 50 si avvicinò alla cella, aprendola.
«We vien ja, puoi andare con gli altri adesso.»
Disse.
Annuii e mi alzai dal lettino.
«Sono il comandante, comunque.»
Aggiunse, facendomi strada per il corridoio bianco.
«Clarissa.»
Risposi io.
Sembrava un brav'uomo, con tanta pazienza.
E di sicuro quella è fondamentale per lavorare in un posto del genere.
Camminavo dietro di lui, e man mano che lo seguivo potevo sentire gli schiamazzi di tanti ragazzi sempre più vicini.
Mi stringevo nella giacca nera mentre passavamo per corridoi.
Arrivammo poi in un grande cortile.
C'era un campetto e dei ragazzi stavano giocando a pallone, mentre un altro gruppo teneva lo sguardo su di me.
«We zucchero filato, benvenuta in paradiso!»
Esclamò il rosso del gruppo, mentre io e il comandante gli passavamo davanti.
Di tutta risposta alzai il medio, continuando a camminare a testa alta.
«Le ragazze stanno dentro, vai con Liz»
Mi disse, indicandomi una donna sulla quarantina.
Le andai in contro e lei mi accolse con un sorriso.
«Ciao, sei Clarissa?»
Sorrisi debolmente, annuendo, mentre la donna mi faceva strada.
Entrammo nella struttura, arrivando in una specie di salotto in cui c'erano molte ragazze.
Liz se ne andò ed una di loro si avvicinò a me.
«Ciao, sono Nad, sei la ragazza nuova?»
Mi disse, sorridendo con positività.
«Sono io, piacere Clarissa»
Risposi, sembrava davvero una ragazza gentile.
Mi presentò poi Silvia e Kubra.
Chissà perché loro erano qui.
~
Era passato un po' e mia madre era venuta a colloquio.
La trovai molto delusa ma nonostante tutto lei capì che stavo male anch'io.
Mi portò il necessario che mi serviva e quando ci salutammo vederla piangere mi distrusse.
Tornai per sistemare le mie cose in cella, con gli occhi rossi a causa del pianto.
Erano le 18:20 ed andai a fare una doccia, indossando poi una tuta e tenendo i miei ricci mori in una coda disordinata.
Sistemai le mie cose e poi mi misi sul letto, addormentandomi mentre mille pensieri mi passavano per la mente.

la vuoi una caramella?Where stories live. Discover now