31. Ehi, ma non sei geloso?

Bắt đầu từ đầu
                                    

Akihiro notò un livido violaceo sulla sua guancia che si camuffava un po' con la carnagione scura di Ashon. La sua deformazione professione per poco non lo spinse ad afferrargli il viso per controllarlo più da vicino, ma riuscì a trattenersi.

«Da dove vieni?» gli domandò Ashon con curiosità.

Akihiro gli accennò un sorriso cordiale, apprezzò il fatto che quel ragazzino non aveva dato subito per scontato che Akihiro fosse cinese. Gli occhi a mandorla causavano spesso cecità culturale.

«Sono nato vicino Osaka, in Giappone, ma mi sono trasferito negli Stati Uniti con la mia famiglia quando avevo quattro anni», gli raccontò.

«Figo!» esclamò Ashon. «C'è Brenda che è in fissa con lo studio di qualcosa. Quando saprà che sei giapponese ti farà un sacco di domande! Io, comunque, sono Ashon, i miei genitori vengono dalla Somalia, ma io sono nato qui a Savannah e la Somalia non l'ho mai vista», chiacchierò.

Percy osservava quel ragazzino che da diffidente era diventato euforico con occhi ricolmi di affetto ed Akihiro, istintivamente, poteva dire di essersi già affezionato a lui.

«Forse, volevi dire studio Ghibli

Ashon iniziò ad annuire. «Sì, quello! Non me ne intendo molto, preferisco il baseball».

«Bene, bene», affermò improvvisamene Percy. «Ora che hai conosciuto il mio ragazzo, puoi dirmi...» bloccò il suo discorso per afferrare il viso di Ashon così da poter scrutare il livido sulla sua guancia come avrebbe voluto fare Akihiro poco prima. «Cosa hai combinato, qui?»

Ashon provò a fuggire dalle grinfie di Percy, ma Percy era molto determinato e non perse la presa sul viso del ragazzo.

«Cosa hai combinato, Ashon? Devo chiederlo ad Isabella?» insistette Percy.

Ashon guardò Percy con lo stesso sguardo che doveva avere un topo caduto in trappola. «Perché dai per scontato che sia stato io a combinare qualcosa?»

«Perché c'è un livido sulla tua faccia che mi sta cantando questa canzone e perché sai di essere a volte una testa calda», replicò Percy, picchiettò leggermente con l'indice il punto sensibile e Ashon fece una smorfia.

«È venuto questo nuovo tipo e potrei averci discusso», borbottò il ragazzino.

Percy assottigliò lo sguardo e allontanò le mani dal viso dell'adolescente per rimettersele sui fianchi.

«Non avrai fatto a pugni con Kia?»

Ashon fece vagare lo sguardo altrove e quella per Percy ed Akihiro fu una risposta silenziosa senza che lo esponesse con le parole.

Percy emise un lungo sospiro, Akihiro, invece, iniziò ad avvertire la curiosità di sapere per quale motivo Kia ed Ashon avessero fatto a botte.

«Ashon ti stava raccontando del suo ultimo guaio, Percy?» parlò una voce femminile.

Akihiro incontrò lo sguardo di una donna formosa, con dei lunghi capelli neri acconciati in tante onde morbide; probabilmente, era di origini sudamericane, a giudicare dalla sua carnagione più scura e dal suo accento ispanico. Doveva essere Isabella, la direttrice de La casa degli unicorni.

Percy si avvicinò subito alla donna per poterla abbracciare e salutare con due baci sulle guance. «Ciao, Isabella! Mi puoi dire tu cosa è successo? Perché ad Ashon sembra non funzionare più la voce improvvisamente. Ah, lui è Akihiro, il mio ragazzo».

Akihiro venne squadrato dalla donna dalla testa ai piedi, fin quando, al termine della sua occhiata, Isabella non annuì, soddisfatta. «Sembri un tipo a posto», asserì, come se avesse appena terminato di leggere ogni pensiero nella sua mente. «Sono Isabella», si presentò.

Il Mal Riuscito Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ