Non sarei potuta uscire da lì, quindi non trovai nessun pretesto per non fare a modo mio.

«Ti sembro forse un tuo amico d'infanzia?» si spazientì.

«Cosa c'entrano gli amici d'infanzia?» feci la finta tonta.

In realtà capii benissimo dove volesse andare a parare.
Quello che intendeva dire era che con lui dovevo mantenere una certa serietà, evitandomi confidenze in modo eccessivo.

«Quando ti chiedo una cosa devi rispondere in modo diretto, niente giri di parole che mi fanno perdere tempo, ok? Dovresti saperlo», alzò la voce, portandomi a tentennare un tantino.

«Ok. Ma io non so altro», provai a schivare l'argomento per un'ultima volta.

«Scarlett», si alterò, spostando il tavolo che fino a quel momento mi teneva a debita distanza da lui.

Sospirai pesantemente.

«Devo inventarti qualcosa solo per soddisfarti?» balbettai non appena la sua mano agguantò il mio polso per poi sollevarmi di peso dal mio posto.

Finii dritta sulle sue cosce.
Il tutto fu seguito da un forte bloccaggio delle mie braccia, racchiuse da quelle sue.
Era una delle posizioni più scomode che avessi mai assunto.

«Ti ho dato la mia parola e la manterrò solamente se tu mi dirai la verità. Anche quando la tua bocca non parla sono i tuoi occhi a farlo, Wilson», mi respirò sul collo scoperto.
Ci sfregò la leggera barba e dopo mi mordicchiò la pelle.

Inclinai la testa, accompagnando inevitabilmente i movimenti decisi.

«Me l'hai promesso. Non puoi tirarti indietro, mi hai dato la tua parola».

«Lo farò solo quando tu, mi dirai la verità. E non te lo ripeterò un'altra volta, sappilo». Mi avvertì.

Lasciare un fiore sulla lapide di mia nonna era molto più importante di Marisol o dei suoi piani malefici.
Alla fine mi arresi.
Sapevo con chi avevo a che fare, Aiden non scherzava mai.
Non potevo giocarmi l'unica possibilità a disposizione.

«Marisol ha intenzione di fingersi mia amica. Ha fatto anche il mio nome e dopo ha chiesto all'uomo di mantenere la sua promessa.»

Aiden mi sollevò dalle sue cosce, riportò il tavolo al suo posto, esortandomi a finire di mangiare il pranzo ormai divenuto gelido.

«Vado a fare la doccia».
Si allontanò per poi non degnarmi piu di una parola.

Detestavo sempre confessargli qualcosa giacché dopo aver sputato il rospo, non rimaneva altro se non un silenzio insopportabile.

Mi mangiucchiai l'unghia dall'ansia dal momento in cui Aiden decise di comportarsi come se niente fosse.

Mentre pensavo sul da farsi con Marisol, continuai a mangiare.
A dirla tutta stavo scartando via troppe cose a causa dell'immediato senso di sazietà.

Lo scorrere dell'acqua fu un'ottima scusa per smettere di farlo.
In punta di piedi raggiunsi il bagno.
Mi poggiai sullo stipite della porta del tutto aperta.

I vestiti di Aiden erano sparsi sul pavimento, un paio di flaconi di bagnoschiuma giacevano sul piatto doccia inondato di schiuma che gli ricopriva interamente i piedi.

Con la coda dell'occhio sbirciai il suo corpo ampio e completamente nudo.
Era di spalle, sperai non si girasse di scatto altrimenti mi sarei vergognata tantissimo.

Scossi la testa.

Parevo una pervertita.

«Aiden», lo chiamai.

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