Come ogni sabato pomeriggio, mi recai alla villa Brown.
Lì abitavano due maschi.
Uno lo amavo alla follia, era la mia vita e per lui avrei fatto la qualsiasi cosa.
Era Liam, mio figlio.
Colui che dovevo tenere nascosto per colpa di Ivan e del suo lavoro.
L'altro lo odiavo, invece.
Pregavo ogni giorno che morisse.
Che prendesse fuoco durante la notte.
Era Oscar, mio suocero.
La mia mente oramai era arrivata al capolinea.
Mi sentivo stanca di combattere contro il nulla.
In me si celava un segreto troppo grande, che se fosse uscito fuori anche per sbaglio io sarei finita immediatamente dentro una fossa.
La voglia smisurata di auto colpirmi da sola era tanta.
Ma non potevo permettermi nemmeno quello.
Ivan si sarebbe accorto dei segni sul mio corpo e poi, da lì, sarebbero iniziate le domande.
Allora, avevo escogitato un altro metodo affinché io potessi sentirmi viva.
Provocavo chiunque mi passasse accanto, portavo Ivan all'esasperazione e di conseguenza mi picchiava.
Il dolore mi dava la spinta giusta per reagire, mi ricordava quanto io fossi prigioniera della mia stessa vita.
Era bastata una sola serata per ritrovarmi tra i ricatti di un verme schifoso.
Mio suocero mi aveva un pugno, la vita di mio figlio era legata, inevitabilmente, a lui.
Quel giorno indossai un vestitino corto color salmone e dalla scollatura a cuore, a malapena mi copriva il sedere.
No, non sceglievo i capi di proposito.
Era Oscar ad ordinarmi come vestirmi durante la visita.
Cacciai via una lacrima per evitare di impietosire quell'uomo avido e dopo varcai la soglia, carica di tensione.
Le mani cominciarono a sudare brutalmente al pensiero di quello che avrei fatto da lì a poco.
«Signora Brown, bentornata», mi salutò la domestica.
Le porsi la mia borsetta di paglia, impaziente di rivedere il mio piccolo Liam.
«Dov'è mio figlio?» chiesi smaniosa.
La donna non rispose alla mia domanda.
Mi rizzarono i peli delle braccia non appena il suo viso assunse un'aria professionale.
«Il Signor Brown vuole prima vederla», mi comunicò.
Mi grattai la testa ed intanto i piedi mi tremarono violentemente.
La liquidai con il cenno della mano, avanzando cautamente per tutto l'ampio corridoio.
Conoscevo la strada a memoria.
Sapevo come muovermi alla perfezione.
Tutto era diventato un'estenuante tortura.
Tuttavia, non potevo oppormi a tali condizioni.
Bussai con energia prima di far scorrere la porta verso destra.
Mio suocero mi stava aspettando come suo solito.
A me venne il voltastomaco.
Vestiva in modo giovanile, convinto di poter nascondere egregiamente i suoi sessant'anni passati.
Gli scrutai le gambe accavallate, il piede avvolto da un mocassino blu balena si mosse al di sotto la scrivania alla quale gli copriva metà busto.
Salii ad osservargli la camicia alla coreana color sabbia e un maglioncino dalla stessa tonalità delle scarpe, adagiato sulle spalle.
La barba brizzolata stile hollywoodiana gli si deformò leggermente non appena un sorriso ambiguo mi fece gelare.
I suoi occhi profondi e scuri si posarono lungo tutto il mio corpo per un tempo che a me sembrò infinito.
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Reflection Three
ChickLit3 Volume 🔞 Il libro presenta scene violente, sensibili e parti erotiche.
