Quest'ultimo si voltò con entrambe le braccia flesse e le mani sopra la testa.
In quel modo i pettorali gli si scolpirono maggiormente e la parte del basso addome mostrò una v shape decisamente perfetta.
Il mio cervello non commentò nemmeno per idea le parti più basse dato che spostai velocemente gli occhi al lato dei sanitari.

Per distrarmi osservai il cielo azzurro, le nuvole assunsero una strana forma, i grattacieli enormi parevano innalzarsi maestosamente tra le tante sfumature arancioni che rendevano tutto più cheto.

Non seppi piu cosa guardare.

Mi schiarii la voce.

«Vorrei che non dicessi niente ad Ivan. Insomma... di quello che ti ho raccontato.» Farfugliai a disagio, sentendo il rumore dell'acqua arrestarsi.

«Vuoi provare a fare la donna vissuta?» mi rimbeccò con una punta di sarcasmo.

Arricciai il naso, completamente limitata sul da farsi.
Non mi risultò facile ribattete o addirittura avvicinarmi a lui in quel momento.
Mi avrebbe trascinata dentro e in seguito sbattuta contro le piastrelle.

Tossii indifferente.
Mi posizionai fuori la porta per evitare spiacevoli inconvenienti e dopo risposi: «No, desidero una spiegazione da lei. E sarò io stessa a farlo, ovviamente», lo avvisai, fiera.

«E credi che ti dirà la verità? Mmh.»

«Non lo so», scrollai le spalle.

«Mi spieghi perché ti stai allontanando?» Domandò, sollevando un sopracciglio.
Spavaldo, si passò il bagnoschiuma sul petto, salendo fin sopra il collo.

«Il vapore mi fa gonfiare i capelli», inventai.

«Non c'è vapore, l'acqua è gelida. Hai forse timore che io voglia sbatterti contro le piastrelle e dopo sollevarti in aria?»

«Cosa te lo fa pensare?» borbottai.

«No? Allora avvicinati».

«Non ne sento il bisogno. Sto bene dove sono.» Chiusi il discorso.
Tornai a sedermi sul letto, ignara di vedermi apparire Aiden poco dopo.

Non si curava mai di coprirsi.
Vagava nudo come se esistesse solamente lui.
Era rumoroso e creava un gran caos.

Mi sconvolsi quando, inaspettatamente, la porta venne chiusa a chiave.

Quest'ultima se la nascose in mano e con tutta la calma del mondo mi passò accanto.

Sbattei le ciglia, confusa.

«Perché hai chiuso a chiave?»

«Non è ovvio? Non ti lascerò uscire da qui dato che hai delle idee di merda. E cerca di fare silenzio.» Mi avvertì seccato, infilandosi svogliatamente i boxer.

Si sdraiò sul letto, portandosi il braccio sulla faccia.
La chiave, ovviamente, stava ancora dentro il suo pugno serrato.

In teoria sarei dovuta restare segregata lì, muta e priva di muovermi.

Non voleva che parlassi con Marisol.

Lo aveva deciso lui, come sempre, da solo.

Marisol

Marisol

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