Notai come Charles ci mise qualche secondo in più prima di voltarsi, ma decisi di abbassare lo sguardo e non vedere se si sarebbe girato nuovamente.

La monotonia mi aveva sempre annoiato, ma rifare le stesse identiche mansioni in un mese qui, non aveva lo stesso valore di qualunque altra cosa.
Ogni mattina mi alzavo, continuavamo la progettazione e il montaggio e capivo che poteva esserci un pilota, dalla folla fuori dall'edificio. Mi incontravo con Andrea quasi ogni mattina prima di uscire di casa e andando avanti con i giorni iniziammo a prendere un caffè prima dell'orario di lavoro.

La F1-75 iniziava a prendere forma; riuscii a incontrare Carlos Sainz giusto una volta all'entrata, in una mattinata d’inizio febbraio. Lui stava firmando degli autografi e vedendomi, mi incuriosii come pur di salutarmi, smise per un secondo di prestare attenzione ai ragazzi.

Nelle settimane feci conoscenza anche del terzo pilota Robert Shwartzman, che si rivelò essere molto amichevole, mentre di Charles Leclerc nessuna traccia. Completamente sparito.
Solo in una giornata mi capitò di vedere la macchina entrare nel vialetto, ma ormai stavo già tornando a casa.

La monoposto superò tutti i test e i risultati in galleria del vento furono così positivi, che il morale migliorò giorno dopo giorno all'interno del team. Ma sarebbe stato confermato tutto in pista nei primi test ufficiali della nuova stagione.

Arrivò il giorno della presentazione, come ogni mattina mi svegliai e indossai la solita divisa. Legai i miei capelli rossi in una coda di cavallo e li feci passare nel buco sul retro del cappellino.

La presentazione della F1-75 arrivò nel primo pomeriggio, e una volta arrivata negli uffici mi accorsi che regnava il caos. Sia fuori, per i tifosi che erano venuti a portare il loro supporto, che dentro, dove gli ingegneri e le persone che si occupavano del marketing sembravano avere una crisi di nervi al minuto.

Mi ritrovai a seguire alcune riunioni, vedere le prove dei discorsi e il fatidico momento arrivò. La presentazione sarebbe stata in diretta su tutti i canali social e soprattutto sui siti ufficiali della Ferrari.

La live cominciò e tutti quanti, rimanemmo a osservare il risultato del duro lavoro degli ultimi mesi. Ci fu un susseguirsi d’immagini riguardanti i piloti, delle nuove divise e dopo poco partì il discorso di Binotto.

Iniziò a raccontare di come fosse emozionato, ringraziò tutto il team dell’impegno per la realizzazione della F1-75. Parlò dell'innovazione della nuova vettura e successivamente spiegò il motivo del nome, facendo riferimento agli appena passati settantacinque anni dalla prima monoposto rossa.

Invitò sul palco Charles e Carlos, che quella mattina non avevo ancora potuto incontrare e con indosso la nuova divisa, si avvicinarono a Mattia. Il Team Principal iniziò a omaggiare il numero 16 di complimenti e lui non riuscendo a rimanere serio, sorrise. Arrivò il momento del monegasco di ringraziare e spiegare quanto impegno e duro lavoro mettesse in quello che faceva. Binotto incominciò a rivolgersi a Carlos, parlando probabilmente dell'inizio della sua carriera in Ferrari, ma persi qualche passaggio, perché anche se in quel momento il moro non mi stava osservando, non riuscii a distogliere lo sguardo dalla sua figura.

Mi distrassi nel momento in cui sentii la musica alzarsi e nella penombra vidi la figura della monoposto che piano piano acquisiva chiarezza. Vennero mostrati prima tutti i dettagli e alla fine l’insieme. Qualche secondo più tardi Mattia, Carlos e Charles, si avvicinarono all’auto.

«La amo, credo che la amerò ancora di più se sarà veloce in pista, ma amo assolutamente l'aspetto.» Commentò il numero 16; seguirono altri omaggi alla nuova creazione e dopo una decina di minuti tutto finì. Le luci bianche accecanti per la diretta si spensero e vennero riaccese quelle della stanza.

Sainz andò a bere dell'acqua in un tavolo sistemato nel lato della stanza, alcuni ingegneri compreso Andrea si affacciarono per osservare da vicino la protagonista della giornata. Tirai fuori il cellulare, aprendo l'obiettivo e puntandolo su di essa, notai come Charles fosse rimasto incantato a osservarla, quasi rapito dalla potenza che una semplice macchina poteva dare. Mi sembrò così spontaneo che decisi di scattare qualche foto, che ero sicura avrei tenuto per me.
Mi avvicinai con cautela.

«È bella, non è vero?» Dissi ancora alle sue spalle, sperando di non spaventarlo.

«È bellissima, ogni anno è sempre emozionante vederla la prima volta.» Rispose ancora immerso nei suoi pensieri, senza distogliere lo sguardo.

«Devo dire che è uno dei design migliori.»
Concordai questa volta, puntando lo sguardo verso il suo profilo e dovette sentirsi osservato, perché istantaneamente si voltò.

«Non credo che osservarsi per più di due secondi valga come presentazione, perciò… Piacere Abigail.» Cercando di trattenere un risolino, porsi la mia mano nella sua direzione che osservò per qualche momento prima di stringere.

«Sono Charles.» Disse semplicemente portando i suoi occhi nei miei. Non mi aspettavo che mi dicesse il suo nome, tutti nel paddock sapevano chi fosse Charles Leclerc.

Arrivarono a scoppiare la bolla di silenzio che si era venuta a creare e lui dovette andarsene. Prima di abbandonare la stanza però, si girò a osservare nella mia direzione e non seppi se fosse per me o a causa della presenza dello spagnolo al mio fianco.

Presi un respiro e il tempo sembrò volare di nuovo.

🏎️

Heeey, spero vi sia piaciuto ✨

ire

Il Predestinato | Charles Leclerc | Vol. 1Där berättelser lever. Upptäck nu