<< "E' bravo" equivale a "Mi piace"?>> Scoppiai a ridere poggiando la nuca contro il suo petto che fremeva dalle risate che nemmeno lui riuscì a trattenere, non attendeva altro che io dessi una possibilità a quel biondino, peccato che per quanto fosse indubbiamente attraente, non mi andava di iniziare un qualcosa che comunque sarebbe dovuto finire. Se solo potessi vivere come faceva lui probabilmente avrei anche ceduto. <<Henry!>> Lo ammonii stanca dalle loro continue pressioni facendolo sbuffare. 

<<Scusa, è che nonno non attende altro se non che gli corra a dire che state insieme, ma magari dopo il viaggio ci sarà qualche possibilità.>> La mia risata gradualmente sfumò assorbita dalla perplessità che mi confuse i pensieri, la mia mente però non si focalizzò sulla parte in cui ammise che anche nonno era coinvolto in quella loro missione Cupido, ma mi paralizzai alla parola viaggio. Dovevo essermi persa qualcosa o non c'era altra spiegazione. 

<<Viaggio?>> Mi voltai verso di lui liberandomi dalla sua presa. Sbiancò, il suo viso assunse una carnagione pallida, quasi cadaverica e fu in quel momento che capii che non era che mi ero persa io qualcosa, era lui che non me la stava dicendo. O meglio, loro, visto che a quel punto ero ben cosciente che le scelte le prendevano sempre in tre ormai. Si passò una mano tra i capelli in modo nervoso, iniziando a balbettare qualche parola confusa, stavano tramando qualcosa e mi sa che il mio adorato fratelli aveva detto qualche parola di troppo. <<C'entra Mihai vero?>> Pressò le labbra tra di loro con lo sguardo basso e l'espressione colpevole, ma il suo silenzio non faceva altro che confermare i miei dubbi, ma alla fine era scontato, quel biondino c'entra sempre in queste cose. Mi voltai verso la console di registrazione dove erano appostati il suo produttore discografico e suo fratello, Stef era un attimo andata in bagno e per sua fortuna era così, almeno non avrebbe assistito ad un massacro di massa.

Con passo deciso mi avviai verso la porta della cabina di registrazione dove era segregato quel biondino intento a cantare, ad ogni passo mi sembrò di lasciare per terra le fiamme, quasi quasi persino il marmo del pavimento era a rischio di incendiarsi. Abbassai la maniglia della cabina ed entrai richiudendomi la porta alle spalle e distraendo il povero Usignolo dal suo armonioso canto del cazzo. Il suo viso era forse anche più confuso del mio quando sentii la parola "viaggio", si sfilò le cuffie e le appese al microfono per poi liberarsi della chitarra che appoggiò con estrema cautela a terra contro il muro. Gliel'avrei volentieri spaccata in testa in quel momento. <<Ti ha dato di volta il cervello per caso?!>> Strillai, forse un po' troppo forte visto che strinse per un secondo gli occhi, disturbato dalle mie grida, come se non fosse rimasto chiuso l' dentro a cantare con la musica a palla nelle orecchie per più di un'ora. <<Reginetta, la stanza è insonorizzata da dentro per fuori, non da dentro per dentro, se strilli così mi rompi i timpani.>> Tentò di scherzare facendo un passo verso di me ma lo spintonai piantandogli una mano nel petto per farlo tornare a sedere, su quel suo sgabello in legno, dove ci rimase con le braccia conserte e il viso contratto in un'espressione divertita, sembrava quasi che si stesse trattenendo dal ridere. A dividerci dagli altri c'era solo un vetro ma non mi importava che vedessero, non mi vergognavo di certo, ero abituata ad avere gli occhi puntati addosso di diverse persone. 

<<Posso sapere cosa ho fatto ora?>> Sghignazzò affondando i denti nel labbro inferiore per non ridere, dannazione quelle labbra, dovevo smettere di impuntare i miei pensieri unicamente su quei suoi spicchi rosei. Iniziava a darmi sui nervi il suo fascino. <<E io invece posso sapere cos'è questa storia del viaggio?>> Il sorrisetto da stronzo sulle sue labbra sembrò scomparire in un secondo quando capii di essere stato sgamato, voltò il viso verso i tre uomini dietro alla vetrata per fulminare mio fratello, ma afferrandogli il viso con una mano riportai il suo sguardo su di me. 

<<Devi parlare con me ora.>> Sibilai tesa dalla rabbia, non mi importava cosa avrebbe detto più tardi a mio fratello, si sapeva dal principio che non fosse poi così bravo a mantenere i segreti, ma ringraziai quella sua lingua lunga in quel momento. Un urletto stridulo mi graffiò la gola però quando mi afferrò per i fianchi attirandomi a sè, mi intrappolò tra le sue braccia senza lasciarmi alcuna possibilità di scelta. <<Ho detto parlare, che stai facendo?>> Gli posizionai le mani sul petto cercando di liberarmi ma la sua presa non era poi così debole, anzi, era ferrea e tenace. Quei bicipiti non erano gonfi di aria in effetti. 

Painful melody Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon