"Da me bene, dai. Tutto nella norma."

"Ma in che ufficio lavori?" Domando, non ho ancora capito che ruolo ha.

"Sono un impiegato amministrativo." Parla e si imbocca con un nighiri.

"Quello che sarei dovuto diventare pure io."

"Sei ancora in tempo." Per poco non si strozza. Non ha aspettato un secondo per dirlo.

"Si, sto mandando curriculum, il problema è che molti vogliono esperienza e per farla devi passare almeno sei mesi in stage. Gli stage o sono retribuiti una pena, o nemmeno quello. Divido l'affitto con Jungkook, però farei la fame a fare uno stage." Ascolta tutto attentamente. Pensa a qualcosa, lo vedo, cosa sta architettando?

"Potrei sentire mio padre se conosce qualcuno...che potrebbe avere bisogno." Alzo le mani, a fermarlo.

"No. Non ce n'è bisogno." La figura di suo padre mi mette molto ansia. I genitori a prescindere, poi quelli di Jimin. Che poi sono molto pacati e gentili, proprio come il figlio, ma mi mettono ansia. E mi chiedo pure perchè? Adesso che ci penso, perchè dovrebbero mettermi ansia?

"Se vuoi una mano, possiamo aiutarti. Indipendentemente da come andranno questi dieci giorni." Farebbe strano, farsi aiutare da lui. Ma proprio in generale. Ormai sono abituato a fare tutto da solo. Poi non vorrei deludere nessuno, nel caso non fosse il lavoro per me.

"Ci farò un idea, ma non voglio deludere nessuno. So che è il lavoro a cui ho sempre pensato, però, se poi non fa per me?" Lui annuisce, inghiottendo un altro pezzo di sushi. Io ormai ho fatto fuori metà dei miei piatti.

"Nessun problema, trovi un altro lavoro. Capita, no?" Poi strizza gli occhi, e fissa il riso nel mio piatto con fare strano. Pare proprio che abbia avuto una visione.

"Cosa c'è?"

"Mi sono appena accorto che questa cosa non l'ho mai detto a me stesso." Strizza il naso, stranito.

"Già, vale anche per te." Gli punto la bacchetta contro.

"Non ti trovi poi cosí bene?" Soppesa la sua risposta. Forse anche lui ha paura di deludere qualcuno.

"Se lo dico mi uccidi." Fa un sorriso sarcastico, poi guarda il piatto. Con le bacchette vaga, non sapendo cosa pescare. Finisce in uno dei miei piatti. Ridacchiando lo lascio fare. Mi ha rubato un involtino primavera.

"Perchè?"

"Perchè appunto, per alcune persone è una fortuna...per me quel lavoro è un po..." Si ferma, inclina la testa.

"Un pò? Non ti faccio nulla, al massimo vendo i tuoi reni su internet." Provo ad invogliarlo, poi mi conficco una cucchiaiata di riso alla cantonese in bocca. Sorride.

"È un pò noioso. Sono sempre le stesse cose. Ripetute. Ripetute. E ripetute. I colleghi non mi parlano perché sono il figlio del capo." Altro sorriso amaro.

"Perchè no?" Il sorriso sparisce. Le sue labbra diventano piatte. Sono molto curioso.

"Perchè parlano male di tutto e tutti. Puoi parlare male del capo, col figlio del capo? Sanno fare solo quello, ti giuro. Sono pochi i giovani. A volte mi pare di essere un alieno." Parla e non mi guarda nemmeno una volta in faccia, e come se parlasse solo con il cibo. Ha paura che possa innervosirmi, o che lo giudichi? In un senso tornerebbe, visto quello che gli ho detto ieri sera. Però non era quello che volevo trasmettere.

"Allora, credo che tutti i lavori mano a mano, siano ripetitivi. Però mi dispiace per i colleghi. Anche da noi accadono queste cose, però insomma...non mi pare cordiale isolarti." Gli alzo il viso, mi sorride ancora, poco convinto. Forse questa cosa lo fa stare male piú di quel che vuole dare a vedere.

Ten days [Vmin]Where stories live. Discover now