"Il resto...vuoi sapere il resto, giusto?" Annuisce.

"Mi farebbe piacere." Annuisco. Ho la tentazione di accarezzarlo. Di passare una mano su quel bel faccino, attirarlo a me e coccolarlo. E come se non fosse passato tutto questo tempo dall'ultima volta che ci siamo visti. È stato il gioco del destino a farci rivedere. Ci sarà un motivo se è qui.

"Farò del mio meglio per farti capire, ok?" Annuisce.

"Voglio ribadire, non è per scusarmi. Nè per passare da vittima, ma sono cose che fanno parte di me. E quando ci siamo conosciuti, io non sapevo proprio come controllarle." Mi sistemo meglio sulla sedia, questa si lamenta con degli scricchioli. C'è un silenzio surreale, quasi si fa pesante. Anche lui è silenzioso.

"Sai, vero la storia di quando ero bambino e perchè mi hanno addottato?" Nega piano con la testa.

"Me ne hai parlato, ma mai cosí bene." Io e Jungkook siamo fratelli di diverse madri, cosí ci etichettiamo. Entrambi siamo stati adottati, salvati da famiglie disastrose.

"Io avevo mia madre e mio padre, ma è come se non li avessi mai avuti." Già il magone? Cosa fai Taehyung? Mi deludi. Ogni volta è come toccare un nervo scoperto. O come strimpellare la corda sbagliata di un'arpa. Non ce la faccio a parlarne senza essere invaso dalle emozioni.

"Mi hanno messo al mondo e messo da parte. Mio padre faceva il latitante, lo vedevo due volte al mese e mia madre era in depressione. Passava le giornate a letto, a malapena mi dava da mangiare. Come si prendeva cura di me? Mi dava un giocattolo, accendeva la tv, mi lasciava lí fino a sera, da solo. Ok? Non voglio fare la vittima però..." Mi mordo un labbro, ricaccio le lacrime indietro. Ci provo. Guardo da un'altra parte e le asciugo. Lui mi guarda con quello sguardo pieno di pena. Non era questo che volevo scaturire.

"Niente giochi con lei, niente carezze. Io ero lí, semplicemente esistevo." Ogni volta le cose riaffiorano nella mia mente. Scenari confusi si susseguono. A volte li osservo, a volte passo avanti. Stasera è meglio fare finta di non vedere.

"Nessuno mi ha mai dato affetto, da piccolo. Nemmeno i miei genitori addottivi. Loro ci provavano, ma io avevo questa barriera. Che faceva rimbalzare tutto l'affetto che potevo ricevere, ed è la stessa cosa che facevo con te. Sono cresciuto come un gatto randagio, niente affetto, niente paroline...nessun ti voglio bene, quando ne avevo piú bisogno." Devo fermarmi un attimo, per calmarmi e non scoppiare a piangere. Lui si fa piú vicino, avvicina una mano e mi carezza il braccio. Quanto è bello questo contatto. Potrei struggermi. Devo resistere e finire il discorso.

"Sai, è difficile amare, quando non si è mai stati amati...l'amore è importante per un bambino, io non l'ho mai ricevuto e non ho mai saputo decifrarlo da adulto." E qui, mi rompo. Fa per abbracciarmi, alzo una mano per fermarlo.

"Aspetta...un attimo, poi ci abbracciamo. Io non capivo, mi sei sempre piaciuto, bramavo il tuo amore. Ma poi quando mi toccavi raggelavo, tremavo, mi saliva il panico e dovevo allontanarti a tutti i costi. Una cosa senza senso, no?! Per uno che non ha mai avuto amore." Sbuffo. Ma cosa sbuffo. A si, mi ci è voluta giusto una vita per capirlo.

"Prima che succeda qualsiasi cosa, brutta o cattiva che sia. Io sono in terapia. Ho avuto bisogno di uno psicologo per capirmi e crescere. Sono ancora in questa situazione, finchè non sarò pronto al cento per cento. Te ne ho voluto parlare meglio per questo. Perchè tu sappia. Non sono perfetto, ma ho fatto un lavoro enorme su me stesso e sono pronto a riprovarci se tu vuoi. Ovviamente il pacchetto contempla anche i futuri litigi di una coppia normale. Non saremo d'accordo sempre." Detto questo, posso anche abbandonarmi ad un abbraccio. Lui apre le braccia, struscio la sedia sul pavimento, per avvicinarmi. Passo fra le sue braccia sentendomi un intruso.

Ten days [Vmin]Where stories live. Discover now