Odore di vepřo knedlo zelo

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«Questa è una pessima idea.»

Adélka si asciugò le mani ancora bagnate nella stoffa della gonna. «Va tutto bene Nela, Josef pensa che io sia ancora alla locanda, ho ancora un po' di tempo prima di tornare a casa. Allora, di che cosa volevi parlarmi?»

Nela continuava a guardarsi attorno furtiva, mordicchiandosi le labbra con un certo nervosismo. Adélka cercò di tranquillizzarla, dicendole che lì nessuno avrebbe sentito nulla, ma fu inutile. Scoraggiata, attese che la sua amica parlasse. I loro vestiti odoravano ancora di vepřo knedlo zelo.

«Penso che mio marito mi abbia scoperta.»

Adélka sussultò. «Ne sei sicura?»

«Più che sicura.» Nela abbassò il tono di voce; il labbro inferiore era completamente screpolato. «L'ho beccato a rovistare tra la mia roba... Io ho paura Adélka. Credo abbia scoperto che io... che noi...»

«Stammi a sentire.» Adélka stette attenta a pronunciare quelle parole con cautela. «Non possiamo sapere con certezza se e ciò che lui ha visto. L'unica cosa che possiamo fare ora è fare finta di niente.»

Ma Nela non sembrava convinta. I suoi occhi erano contornati da occhiaie spesse e profonde. Adélka si chiese da quanto tempo non dormisse.

«Quello che stiamo facendo è molto pericoloso.» disse Nela, indietreggiando sempre di più verso la fine del vicolo. «Tu non lo conosci.»



Quelle parole perseguitarono Adélka durante tutto il tragitto che la separava da casa sua. Era tardi, Josef avrebbe preteso spiegazioni, pensò mentre correva tra le vie della sua amata Praga.

Girò l'angolo, infilandosi tra le strette viuzze che caratterizzavano il suo quartiere. Nonostante fosse estate, quella sera il vento era particolarmente freddo. Adélka si maledì mentalmente per non essersi portata qualcosa per coprirsi.

Stava per raggiungere il proprio edificio, quando le mancò improvvisamente il respiro. Con sgomento, Adélka tastò il tessuto leggero della sua maglietta, ora tinta di rosso scarlatto. Il suo corpo precipitò a terra.

«Pensavi davvero che non vi avrei scoperto?» chiese una voce profonda alle sue spalle. Adélka cercò di trascinarsi in avanti, ma un'altra fitta di dolore la travolse.

«Lo so che sei stata tu a metterle in testa quelle ridicole idee femministe sull'emancipazione.»

Adélka cercò disperatamente di tamponare la ferita, ma cominciava ad essere in preda alle convulsioni. Rotolò su un fianco.

«Avresti fatto meglio a rimanere al tuo posto.» ringhiò ancora quella voce.

Adélka rantolò. L'ultima cosa che vide fu il ghigno di Alexej dissolversi nel buio; l'odore di vepřo knedlo zelo ancora nelle sue narici.

Carta e PennaWhere stories live. Discover now