Avevo provato in tutti i modi a farla ragionare un po', ma nulla.

«Allora, come mai sei qui? Sei pronta a convertirti alle gonne e ai vestitini?» mi chiese ridacchiando.

«Nemmeno tra un milione di anni, Lena» risposi facendo una faccia schifata.

Fin dalla mia infanzia, avevo sviluppato questa repulsione per tutte le gonne, i vestitini, il rosa...

Ero perfettamente consapevole del motivo, ma di certo non era la prima cosa che andavo a raccontare di me quando conoscevo una persona. Silena non lo sapeva ancora, ma mi ero promessa di raccontarglielo.

«Sono qui per chiederti un favore... potresti farmi le treccine? Quelle che partono dall'alto» chiesi con un sorriso a 32 denti.

«Forza, siediti» mi disse lei, facendomi segno di sedermi davanti alla sua specchiera, proprio accanto al letto.

«Allora, ho sentito che parti per un'impresa. Sei emozionata?» mi chiese, iniziando ad intrecciarmi i capelli.

Ma la notizia come aveva fatto ad espandersi tanto velocemente? Non era passata nemmeno un'ora da quando avevo lasciato la Casa Grande.

Questa era la prova che il campo era pieno di pettegoli.

«Eh già. Peccato che mi tocchi partire con quel pivello» dissi alzando gli occhi al cielo.

«Oh andiamo, non è sembrato così male durante la caccia alla bandiera. Poi ha degli occhi verdi bellissimi...» iniziò ad elencare lei.

Cercai di girare la testa per guardarla in faccia, ma lei me la girò di scatto, intimandomi di stare ferma, perché altrimenti sarebbe uscita una schifezza.

«Scusa, ma adesso cosa c'entra se ha degli occhi belli o no? Io non lo sopporto perché ha un gran caratteraccio e non si fa dire nulla. Poi è tonto!» dissi.

«Ah, ma smettila. Ti da fastidio solo perché, come te, non si lascia mettere i piedi in testa e perché ha sempre la battutina pronta da usare per ribattere alle tue! E poi non puoi negare che sia un bel ragazzino; per te ovviamente, se ci stessi io sarebbe imbarazzante, e poi il mio cuore appartiene a Charlie...» concluse il suo discorsetto con voce sognante.

Dei, il giorno in cui quei due si sarebbero messi assieme, sarebbero piovuti ragni, per la gioia di Annabeth e dei suoi fratelli.

«Ok, lo ammetto, è oggettivamente bello. Ma con questo? La bellezza non è tutto e non cambia il fatto che mi stia sul cazzo!» esclamai.

Lei fece una smorfia al sentire la parolaccia e io ridacchiai. Faceva sempre facce buffe quando me ne scappava una.

«Ok, ho finito!» esclamò infine, tutta contenta.

Rimasi seduta, ammirando l'acconciatura appena finita allo specchio. Come avevo previsto, erano decisamente perfette.

«Vieni, ti metto un po' di lacca così dureranno di più» mi disse.

Ci spostammo assieme verso una cassettiera nel bagno, dalla quale tirò fuori quella roba appiccicosa. La odiavo a morte: ogni volta, me ne finiva sempre un po' in gola, lasciandomi quel sapore schifoso per ore intere.

Me ne spruzzò su tutti i capelli, coprendomi gli occhi, e poi ammirò la sua opera, sorridente.

«Sei bellissima» mi disse.

«Mai quanto te, Lena» le risposi.

Dopo esserci salutate per bene siccome non ci saremmo viste per un po' (forse mai più), uscii dalla sua cabina e mi diressi verso la mia per concludere i preparativi prima di partire.

Heartburn ✷ Percy Jackson ¹ Место, где живут истории. Откройте их для себя