Io odio la pioggia

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Pioveva davvero tanto, forse troppo. Non sopportavo la pioggia. Amavo il sole, quando il cielo era limpido e azzurro. Al contrario, quando le nuvole grigie coprivano tutto ciò che c'era di bello. Ore di pieno giorno, nere come la notte. Per non parlare del vento che sferzava il viso e che faceva diventare impossibili, anche gesti semplici come camminare. Le gocce d'acqua che cadevano dal cielo colpendo come proiettili freddi me, i tetti, gli edifici, il suolo... Insomma qualunque cosa! Non sopportavo il modo in cui mi bagnava i vestiti, e i piedi che si inzuppavano con quelle fastidiose pozzanghere. Il tutto era reso ancora più fastidio dal fatto che avevo indossato il mio maglioncino di lana bianca preferito, i pantaloni scuri eleganti e il cappotto lungo beige. Per non parlare del disastro che la pioggia aveva combinato alle mie scarpe bianchissime della Adidas. Erano diventate completamente grigie!
Per fortuna avevo l'ombrello, ma la pioggia era veramente troppo forte per riuscire a riparami completamente.
Scossi la testa, le vetrine colorate e illuminate che di solito amavo erano tetre nei giorni di pioggia. Per me era stata una bella giornata, il colloquio di lavoro che avevo fatto per l'azienda ITTA — la nuova avanguardia in campo scientifico — era stato un vero successo. I datori di lavoro mi avevano assicurato il posto scritto su un contratto già firmato nero su bianco, dovevano solo fare una valutazione tra loro prima di richiamarmi e assumermi ufficialmente. Nonostante questa grande gioia, non avevo voglia di condividere, né di festeggiare perché la pioggia cancellava goccia dopo goccia tutta la mia gioia, mentre il freddo mi penetrava dentro fino a toccarmi le ossa.

«Aron!»
Sentii una voce stranamente famigliare chiamarmi, suonando con insistenza un campanello.
Mi girai appena e accanto a me, con una frenata scivolosa sull'asfalto bagnato, tanto che temevo cadesse a terra, vidi Gareth. Lo salutai con un cenno del mento.
«Ma come diavolo sei vestito?» aggiunsi un attimo dopo a mo' di saluto, osservando le scarpe rosse e bianche della Nike, leggeri pantaloni di una tuta blu con una sottile linea bianca ai bordi delle gambe e la felpa abbinata, per giunta aperta. Non riuscii a nascondere una risata osservando la lunga sciarpa rossa di lana e il capellino dello stesso tipo e colore con il pompon, che nascondeva i capelli castani.
Mi sorrise. «Qualcuno è di cattivo umore!»
«Io odio la pioggia» risposi atono scuotendo i miei capelli scuri dalle goccine d'acqua che si erano annidiate.
Ricevetti una linguaccia infastidita, mentre osservavo con più attenzione la sua sgargiante bicicletta gialla con il cestino davanti. «Come fai ad andare in bici con questo tempaccio?»
«Io amo la pioggia» ridacchiò Gareth alzando il viso al cielo e lasciandosi bagnare. «Perché la pioggia è vita. Dopo la pioggia, tutto sembra rinascere. La pioggia pulisce, la pioggia purifica, la pioggia rigenera.»
Sbuffai e guardai i cartelloni pubblicitari di un nuovo film che sarebbe uscito da lì a poco nelle sale del cinema.
«Sei tu quello scorbutico» ridacchiò indicandomi con l'indice. «Anche se non ne hai alcun motivo!»
Alzai un sopracciglio, confuso.
Il suo sorriso si fece più malvagio. «Credevi davvero che non l'avrei saputo?»
Ora, ero decisamente disorientato. Ma a che cosa si stava riferendo? E soprattutto, perché le gocce d'acqua che colpiscono lui sembrano calde e dolci come quelle delle doccia, mentre con me sembrano schegge di ghiaccio in tempesta?
Prese dal cestino della bici un sacchettino blu da regalo che non avevo notato e me lo porse con un sorriso raggiante. «Congratulazioni per essere stato assunto, Aron! So quanto ci tenevi.»
Presi il sacchetto con un sorriso incerto. «Ma come hai fatto a saperlo? Io... Non ho parole. Grazie.»
«Ho le mie fonti!» ridacchiò Gareth. «Aprilo a casa, non vorrei che si bagnasse.»
Annuii. Poi lo osservai con più attenzione, sembrava volesse dirmi ancora qualcosa.
«Sai non dovresti essere così scorbutico nei confronti della pioggia, nasconde meravigliose opportunità.»
«Ah, non iniziare!» lo troncai immediatamente.
«Dico davvero. Magari troverai il tuo vero amore!»
Mi imbarazzai. «Ma che discorsi fai!»
«Ma sì, come quella storia della fanciulla di pioggia e del Cavaliere dell'asino nero!» insisteva Gareth
«Hai bevuto troppo, per caso?» commentai sbuffando. «Non esistono leggende e miti simili, te la stai inventando.»
«Ssh» mi zittì lui, e poi iniziò a narrare la sua storia — inventata sul momento, ne ero certo — come se si trattasse di un mito sacro.

Le Poesie Della Nyx Where stories live. Discover now