CAPITOLO IV

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~ IL RAGAZZO-TEMPO ~

Il calore del sole abbracciava il corpo di Lu Han, avvolto in un giubbotto di pelle nera.
Si stava allenando. Doveva schiarirsi le idee. Di solito sceglieva dei luoghi isolati, per non attirare l'attenzione su di sé. Non era una questione di timidezza, ma di abilità. E le sue non potevano assolutamente considerarsi "normali". O meglio: umane.
Giunta la sera, decise che era arrivato il momento di tornare a casa.
Sulla strada intravide una figura famigliare. Era Jessica.
Stava con un gruppo di ragazzi che non aveva mai visto prima d'ora. Sembravano più grandi di lei. Pensò che non doveva impicciarsi e che avrebbe fatto meglio a proseguire dritto, ma il suo sesto senso lo obbligò a restare. E fece bene, perché si accorse che la ragazza era profondamente a disagio e che voleva andare via. Ma quelli continuavano ad importunarla, impedendole di scappare. Quando uno dei teppisti provò a toccarla, Lu Han capì che era arrivato il momento di intervenire.
I ragazzi furono presi alla sprovvista, e nonostante fossero in cinque, l'avversario era mille volte più forte. Alla fine, esausti, se ne andarono ammaccati e feriti.
- Stai bene?- Domandò Lu Han alla ragazza.
- Sì...- Rispose Jessica flebilmente e ancora sconvolta per ciò che le era appena accaduto.
- È pericoloso stare da sola in strada a quest'ora...posso accompagnarti io.- Si offrì lui, porgendole la mano.
- Grazie. Accetto volentieri.- Acconsentì.
Camminarono fianco a fianco, parlando di scuola principalmente.
Jessica si tranquillizzò. Il tono pacato e dolce di Lu Han la metteva a suo agio. Si sentiva protetta accanto a lui e non le era mai successo con nessun altro ragazzo. E questo le diede qualcosa su cui riflettere.
- Siamo arrivati.- Disse lei quando giunsero davanti ad una casa grande.
- Tu abiti qui? È una bella casa.- Commentò il ragazzo.
- Grazie. E grazie per avermi accompagnata. Per tutto.
- Era il minimo.
- No...sei un bravo ragazzo, Lu Han. Buona notte.- Jessica lo salutò allegramente con la mano. In lei non c'era più traccia di quel brutto momento.
Era bellissima e sorridente come al solito.
Il compagno di classe aspettò, quasi imbambolato, che lei sparisse dietro la porta. I suoi occhi brillavano, come due stelle gemelle in cielo. Sentì il suo cuore accelerare i battiti nel petto. Mise una mano sopra. A volte non batteva affatto.
Ma mentre stava per tornare a casa, il suo sorriso venne annientato da una presenza prepotente che lo squadrava da capo a piedi.
Era un ragazzo che aveva circa la sua età. I suoi occhi avevano un colore che solo i fratelli Lu possedevano nella loro forma divina: il giallo.
- Oggi hai oltrepassato una zona privata. Non devi bazzicare nelle aree con l'esagono giallo.- Si limitò a dirgli facendo per andarsene.
- Aspetta! Ma...tu chi sei?- Gli domandò Lu Han.
Lo strano interlocutore si voltò, fissando il suo sguardo in quello dell'altro.
- Io sono il tempo.- E poi sparì.

                                   ~

Di quello strano incontro, Lu Han non disse nulla a suo fratello.
Caso volle, però, che fu l'incontro a farsi conoscere da Lu Shan.
Era una giornata di scuola come tante altre. Era l'ora di educazione fisica, molto odiata da alcuni degli studenti. Si trovavano nel campo da calcio che veniva utilizzato per la maggior parte delle volte, come palestra all'aperto. Dopo svariati minuti di corsa interminabile e imprecazioni varie da parte di allievi e insegnate (che li aveva etichettati con il nome di "flaccidi pesci lessi"), vennero formate due squadre. Infatti, nel mentre sopraggiunse un'altra classe, e si decise perciò di creare un circuito per valutare forza e agilità.
Molti fallirono miseramente. Ma quando toccò a Lu Han, accadde qualcosa di inaspettato e strabiliante: il suo avversario era il ragazzo-tempo.
Non fu possibile stabilire chi dei due fosse il migliore, erano entrambi degli atleti eccellenti.
Alla fine della loro performance, i loro sguardi si incrociarono, emettendo una sottile ed impercettibile scintilla.
Lo sconosciuto era uno dei dodici.

                                   ~

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erché non mi hai parlato di lui?- Ruggì Lu Shan una volta a casa.
- Che vuoi dire?- Domandò Lu Han confuso.
- Non fare il finto tonto! Abbiamo condiviso lo stesso utero, mi accorgo se mi stai nascondendo qualcosa, o se mi stai mentendo.- Rispose l'altro.
Il ragazzo sospirò.
- Due sere fa, sono uscito ad allenarmi. Ho oltrepassato un'area privata contrassegnata da una specie di esagono, a cui in realtà, non ci avevo fatto molto caso. Mentre tornavo a casa, mi sono imbattuto in uno spiacevole incontro. Una nostra compagna di scuola, Jessica, è stata accerchiata da un branco di malintenzionati, così sono intervenuto. Poi mi sono proposto di accompagnarla a casa e lei ha accettato. Non appena ci siamo salutati, quel tipo è saltato fuori dal nulla, dicendomi che non devo bazzicare nelle zone segnate. Allora io gli ho domandato chi fosse, dato che aveva le iridi come le nostre. Mi ha risposto che lui era il tempo.
Lu Shan era sconcertato.
- Davvero tu credevi di tenermi nascosta una cosa del genere?
Lu Han abbassò la testa.
- Non sei stanco di vagare per centinaia di anni in cerca della profezia? Non vuoi ritornare ad essere un dio?
Calò il silenzio fra i due. Poi il fratello disse:
- Sono stanco. Stanco di non poter legarmi a nessuno, di dover scappare sempre, di trasferirmi ininterrottamente. Vorrei avere degli amici, vorrei semplicemente vivere.
- Non è per questo che siamo nati. Noi non siamo umani, perciò non facciamo cose da umani.
Lu Shan lasciò la stanza, e come al solito, la discussione morì in quel modo, nel limbo confuso e tormentato di Lu Han. Come una goccia che cade in un torrente, che diventa parte di esso, senza in realtà riuscire dissolversi mai.

Kepler-442 bWhere stories live. Discover now