PROLOGO

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Tanto tempo fa, quando l'esistenza umana era ancora giovane sulla terra, gli uomini vivevano in armonia assoluta con gli dei.
Niente sembrava voler turbare quel rapporto così solido e pacifico fra le due specie. Le divinità offrivano cibo, acqua e benessere, in cambio di una semplice gratitudine nei confronti dell'altro popolo, che si impegnava a rispettarne le leggi accettando il monito di non cacciarli nella loro forma animale.
Ogni dea e ogni dio, era capace, infatti, di metamorfosarsi in una determinata bestia, come un serpente, un uccello, o addirittura un drago.
Un giorno, però, gli uomini divennero avidi, e cercarono di catturare un cervo dalle corna d'oro.
Essi scoccarono una freccia verso la preda, evitando per un pelo l'animale, che cambiò presto la sua forma in divinità.

 Essi scoccarono una freccia verso la preda, evitando per un pelo l'animale, che cambiò presto la sua forma in divinità

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Jin Tian era il dio cervo, il dio dell'alba e della notte, della vita e della morte.
Indignato, egli raccolse la freccia conficcata nel terreno e la puntò verso i suoi aguzzini, che spaventati, gli si prostarono ai piedi, implorando pietà.
- Voi! Avete violato le leggi millenarie imposte per voi dagli dei! E adesso pagherete un prezzo per la vostra scelleratezza e avidità! Ogni cinque anni, mi offrirete in sposa, la donna più bella del villaggio come sacrificio per la vostra disobbedienza!
Da quel giorno, ogni notte prima del capodanno, la luna rossa si levava alta in cielo, per ricordare agli uomini della punizione.
La fanciulla designata, vestita in abiti scarlatti, lasciava sola l'abitazione famigliare, piangendo sommesse e sconsolate lacrime, preparandosi ad incontrare il suo meschino, triste destino.
Nella profonda foresta, la aspettava il dio cervo nelle sembianze umane, che dopo aver consumato il matrimonio, le trafiggeva il cuore con la freccia dei suoi carnefici, per poi abbandonarla su una zattera di legno e con un fiore di loto al petto, mentre la corrente del fiume, la riportava al suo villaggio per una degna sepoltura.
Un giorno, egli beccò una ragazza mentre si faceva un bagno in quel corso d'acqua. Il suo nome era Jing Shi ed era talmente bella che se ne innamorò perdutamente.
Così cominciò a corteggiarla e presto lei ricambiò i suoi sentimenti.
Jin Tian promise che se ella lo avesse sposato, non avrebbe più tormentato il villaggio.
Purtroppo, però, la fanciulla era la consorte del feroce e possente dio lupo Shaoran. Ma nonostante questa unione, i due amanti decisero di scappare insieme.
Così, nella notte prestabilita, il dio cervo si recò a prendere Jing Shi, che secondo gli accordi, doveva aspettarlo davanti alle mura della proibita città dei lupi.
Non appena vi giunse, fu accerchiato dal temibile branco di bestie, capeggiato da Shaoran.

- Come osasti affrontarmi con meschinità e sufficienza, seducendo la mia consorte, la ninfa delle acque Jing Shi? Tu che tormenti le donne dei mortali e pretendi di avere la mia con supponenza e arroganza! Io ti punisco, privandoti delle tue corna...

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- Come osasti affrontarmi con meschinità e sufficienza, seducendo la mia consorte, la ninfa delle acque Jing Shi? Tu che tormenti le donne dei mortali e pretendi di avere la mia con supponenza e arroganza! Io ti punisco, privandoti delle tue corna d'oro e maledico te e i tuoi discendenti!
Il branco eseguì gli ordini tra le urla di dolore di Jin Tian, mentre la sua amata Jing Shi, piangeva disperata.
Poi il dio lupo sguainò la sua spada e trafisse il cuore dello sventurato.
Ma prima che quest'ultimo esalasse il suo ultimo respiro, Shaoran disse:
- Rinascerai nel grembo della mia sposa, che sta aspettando tuo figlio. Vivrai come semidio nel mondo degli umani e resterai sulla Terra fino al dodeca nell' unità. Ma bada bene! Poiché il male del solo distrugge il miliardo.

Tempo dopo, la ninfa diede alla luce due bambini: un semidio e il principe dei lupi, e la leggenda ebbe inizio...

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