49. Legami di sangue.

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Arkus mosse un passo in avanti incurvando le labbra e serrando i pugni. «Perché mai dovrei ascoltarti? Sei appena arrivata e già hai tanta voglia di andare via da questo posto maledetto?»

Ingioiai la saliva rimasta in gola. Mallek provò a sedare la situazione ingenuamente. «È nuova, ma si abituerà come abbiamo fatto tutti.» Apprezzai il suo tentativo disperato, ma non volevo fraternizzare con lui. Mi interessava solamente avere delle risposte.

«Voglio ritornare sulla Terra. Ho del lavoro da finire per il quale ho giurato avrei avuto giustizia. Non rimarrò qui più del necessario, se a te sta bene che tu faccia pure, ma non ti permetterò di trascinarci tutti a fondo.» Arricciai il naso indisposta, non avevo paura di lui.

Arkus si osservò intorno sbigottito prima di proferire parola. «Deve essere uno scherzo. Una novellina pensa di poter dettare legge nel mio villaggio? E per giunta con cotanta insolenza? Devi essere davvero fiduciosa delle tue capacità, o al contrario, non devi avere un briciolo di spirito di autopreservazione. Come osi mettere in discussione le mie scelte accusandomi di non fare tutto il possibile? Chi ti credi di essere per parlarmi in questo modo?»

Mi morsi l'interno guancia con forza, sentendone il sapore ferroso del sangue. Chris mi scrutava con la coda dell'occhio pronto a intervenire qualora fosse stato necessario. Lo stesso potevo dire per gli altri miei compagni che ci guardavano le spalle.

«Mi chiamo Delaney Holland e sono la figlia di Victoria.» Le pupille vitree di Arkus si allargarono in una frazione di secondo, prima di scattare nella mia direzione per estrarre nuovamente il coltello dal fodero con un rapido gesto e puntarlo alla mia gola. Christopher e Colton si pararono innanzi anticipando le sue mosse, sapendo esattamente come avrei reagito.

Come sospettato, il primo limitante aveva solo voluto mettermi alla prova: la sua lama non aveva intenzione di penetrare la mia carne, ma solo spaventarmi.

Non avevo smesso di tenere la testa alta, mentre notificavo come avesse calcolato la distanza al millimetro. Dovevo dimostrargli la mia risolutezza, oltre che nelle parole, anche nello spirito. Abbassò la mano ridendo tra sé e sé compiaciuto. «Avevi quel non so che del suo caratterino, buon sangue non mente. Sangue che vorrei vedere sgorgato a fiotti su questa candida neve.» Si passò la lingua sul labbro.

«Fossi in te non oserei torcerle un capello.» Il mio caposquadra fece sentire le sue ragioni, difendendomi. Digrignava i denti, mentre Colton gli dava man forte. L'aria era sempre più carica.

«Altrimenti?» osò sfidarlo il più anziano del gruppo. Inarcò un sopracciglio trastullandosi della ferocia mossa di Christopher. Sembrava che i sentimenti pieni di passionalità lo compiacessero a dismisura.

«Te la vedrai con me! Delaney non è sola!» Lake gli si parò davanti con la testa alta e gli occhi infuocati. Quando c'era una rissa non poteva che essere coinvolta. Arkus rimase sbigottito nel vedere un tale scricciolo avere quell'indomita sicurezza sulle proprie abilità combattive. Sembrava domandarsi cosa ci facesse una bambina in un posto del genere e come ci fosse arrivata, senza sapere delle capacità della piccola saltatrice.

Mallek richiamò l'attenzione con un colpo di tosse interrompendo quel momento. «È inutile stare a discutere di vite passate e vecchi dissapori che non ci appartengono più. Qui siamo tutti limitanti, privi dei nostri poteri. Possiamo trovare un modo per convivere in maniera civile.»

Scossi il capo non convinta. «Io sono sicura che potremmo trovare un modo per fuggire, se solo avessimo più tempo! Per questo è necessario annullare il trasferimento» ripetei. Arkus quella seconda volta sembrava prestarmi più attenzione.

Schioccò la lingua al palato placido. «Non mi stupisco che ti abbia scambiato per lei. Condividete lo stesso carattere irritante e quell'aria di superiorità da "so tutto io".» Serrai la mascella, mi faceva piacere ricevere informazioni su mia madre, ma non doveva permettersi di insultarla al mio cospetto.

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