Cap.2

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《Tom! Sono tornata!》, dissi ad alta voce, sbattendo la vecchia porta di legno. Un po' di intonaco cadde dal soffitto. C'era silenzio. Così attraversai il lugubre corridoio, arrivando nella sudicia stanza. Ovviamente era addormentato sulla poltrona da cui usciva l'imbottitura attraverso degli strappi. Aveva una bottiglia in mano, il cui contenuto si era rovesciato a terra; e a terra, come di consueto, il solito tappeto di bottiglie vuote. Era di nuovo ubriaco. Mi avvicinai, gli tosi delicatamente la bottiglia dalle mani poggiandola in mezzo alle altre; poi presi una copertina e gliela adagiai addosso, lasciandogli un lieve bacio sulla fronte. La "casa" non era molto grande: il corto corridoio con le pareti macchiate dall'umidità e da grafiti, un cesso isolato in una sottospecie di sgabuzzino, la stanza più grande che in teoria sarebbe dovuta essere una cucina (ne erano rimasti solo i tubi e i cavi), e una piccola stanza dove dormivamo accampati o lasciavamo dormire amici e amici di amici. Proprio da quella stanza provenivano rumori osceni; già potevo immaginare cosa stesse succedendo. Così, senza tante cerimonie, entrai disinvoltamente nella stanza per prendere un po' d'erba.

《C-cazzo fai Viki? Mm, vai così piccola, non ti fermare!》, urlò il ragazzo trra i denti.

《Sto uscendo Sam, sto uscendo. Tu la prossima volta trovati un altro posto dove scopare.》, sopra di lui stava una bionda ossigenata che gemeva molto falsamente, neanche l'avessero pagata.

《Sto per venire, vai! ...la prossima volta Vic, promesso-oh.》, ok.., era venuto, che schifo.

Per non assistere oltre alle deliziose attività del mio migliore amico tornai in "salotto" , dove Tom borbottava nel sonno e iniziai a rullarmi la canna , sedendomi sul logoro tappeto, di fronte a lui. Probabilmente quella notte era stata lunga per lui; ormai non aveva più la giovinezza di un tempo. I capelli iniziavano a diventare bianchi, tanto che ormai era brizzolato, e la sua pelle di colore iniziava e riempirsi di macchie dovute all'età. 

Lo ricordavo ancora il giorno in cui mi aveva trovato in mezzo alla strada a piangere; avevo solo sei anni. Da quel giorno mi ha portato sempre con lui, permettendomi di abitare nel suo quartiere. In casa sua c'era già Sam. Lui aveva dieci anni. Così Tom aveva cercato di tirarci su con molti sacrifici. Qualche lavoro onesto là, qualche spaccio di qua. Era dura la vita nel nostro ghetto. Ma fortunatamente lui qualcuno di buono lo conosceva, qualcuno al di fuori del ghetto. Mi pareva si chiamasse, Nick, Nicolas, Nichel..qualcosa del genere. Ogni tanto ci forniva qualche vestito riciclato e qualche volta cilasciava fare la doccia nel suo appartamento. Ma solo perché conosceva Tom da tempo.

Appena accesi, l'odore di erba invase la stanza e io iniziai a rilassarmi lasciando cadere le spalle. Chiusi gli occhi, aspirai. Alzai il mento ed espirai il fumo bianco, schiudendo gli occhi.

《Sempre con questa merda in mano!》

A quanto pare Tom si era svegliato. Non sopportava che io mi facessi di qualche cosa, nonostante lui nel ghetto spacciasse. Tutta merda, diceva. Aveva ragione. Ma una volta iniziato era difficile uscirne.

《Tom, non giudicare. Traballi ancora. Quanto hai bevuto sta volta?》.

《Victoria, sai che non ti giudico. E poi quel che fa il tuo vecchio non ti riguarda. Ormai sono grande abbastanza per decidere se fottermi il cervello o meno. Tu invece sei ancora giovane. Liberati. Rimpiango di averti portata a vivere qui, ma non avevo altro posto》, si fermò e i suoi occhi divennero vacui.Ultimamente accadeva più spesso. Così mi avvicinai e lo abbracciai.

《Lo so, Tom, lo so. Non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto e fai per me. Anzi,》 iniziai ad alzare la voce,《 non ti ringrazieremo mai abbastanza io e quel babbeo nell'altra stanza che sembra un coniglio! SAM, CAZZO, VUOI FARE PIÙ PIANO?!?》.

La porta della stanza subito si spalancò e la ragazza, ancora mezza nuda e col trucco tutto sfatto, uscì sogghignando come un ebete.

《Ci rivediamo, piccolo》, disse rivolta alla stanza dietro di sé.

《Si, certo. Ti contatto io》, sentii dire alla voce di Sam. Era troppo chiara e squillante. Già sapevo che quella ragazza non avrebbe mai più messo piede qui dentro. Lei varcò la porta di casa senza guardarsi indietro.

《Come no, convinta.》, aggiunse Sam uscendo dalla stanza.《Cazzo vecchio, quanto hai bevuto? Lo sai che ti fa male.》, aveva notato le bottiglie a terra.

《 Stavamo parlando proprio di questo. Dammi una mano a pulire, Sam. E mettiti una maglietta addosso, altrimenti domani avrai il raffreddore; devi andare al raduno sta notte. Io non ci torno più lì. Oltre ai drogati peggiori di me, ci sono anche le bande. Non fa un bell'effetto averle vicino. Credono che tutte le ragazze che vadano lì siano prostitute. Io non ci ritorno.》.

Il raduno era dove si spacciava e di solito a controllare i giri erano le bande del quartiere, i soliti arroganti e malavitosi. L'ultima volta non era andata bene.

《Va bene, mamma, va bene. Un giorno riuscirò ad uscirmene da questa merda. E vi porterò con me a voi due. Vivremo insieme come abbiamo fatto fino ad adesso; Vic , a te comprerò dei veri vestiti nuovi, non gli stracci di seconda mano di Paolette, e a te Tom, non farò più toccare alcol. E vestirò anche te di tutto punto!》, lui e i suoi soliti sogni. Non saremmo mai usciti da questa merda; seppure anche io lo desideravo tanto.

Così ci armammo di buste di plastica mentre Tom tornò a sprofondare nella poltrona. Sam si legò i dread neri in una coda, in modo che non gli ricadessero davanti agli occhi, e iniziò a svuotare il pavimento. Lo stesso feci io. Poi spazzammo e cercammo di mettere a posto le poche cose che avevamo.

《Ehi Vic..》, lui ruppe il silenzio.

《Mmh?》

《Sai, ho un amico.》

《Hai tanti amici, Sam》

《Fammi finire, scema. Dicevo...ho un amico. Uno di quelli fuori di qui. Uno di quelli puliti..》

《Come lo hai conosciuto?》, raramente Sam lasciava il ghetto. Non lo ammetteva ma gli dava fastidio l'idea di lasciare me e Tom soli qui.

《 Tu eri fuori dal quartiere, Tom era al bar, così ho pensato che sarei potuto andarmi a fare un giro. Ero al parco; sai , quello vicino al supermercato, e mi sono seduto su una panchina a fumare. Fatto sta che dopo un po' l'ho conosciuto. Si era seduto vicino a me. Gli ho offerto una sigaretta e abbiamo iniziato a parlare. Gli ho raccontato un po' di noi; lui mi ha parlato della sua famiglia. Ha una sorella. Così, quando anche io gli ho detto di avere una specie di sorella, abbiamo iniziato a parlare di te e Tom, della vita qui. Alla fine doveva andare, così mi ha lasciato il suo numero. Posso chiamarlo quando voglio. Se mi va di dormire una volta comodo, o di pranzare insieme a qualcuno, o di farmi una vera doccia. Anche tu e Tom, ha detto.》, era leggermente arrossito. Non parlava mai dei fatti suoi. Solo delle troie con cui andava a letto, per divertimento, dato che adorava vedermi infastidita. E infatti:

《Quella gatta non era buona neanche a succhiarlo》.

《Sam. Come fai a cambiare argomento da un momento all'altro? Sei impossibile》.

《Dote innata, sorella, innata》, disse con sguardo fiero e una faccia da allocco.
Subito scoppiammo a ridere. Gli volevo così bene. Di istinto lo abbracciai e , dopo un attimo di esitazione, lui ricambiò.

《Ce la faremo, Victoria. Fidati di me》, sussurrò accarezzandomi i corti capelli.

《Sempre, fratello.》, sussurrai a mia volta.

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