Mi sedetti alla sedia della specchieta per spruzzarmi qualche goccia di profumo e dare un ordine alla mia chioma folta. Non li tagliavo da molto ma a me piacevano, lunghi, così che a domarli potessi essere solo io ogni volta che li legavo. Ma in quel momento li lasciai sciolti, erano ancora bagnati e poi mi piaceva l'aria che mi donavano quando erano ancora umidi. <<Pensavo che Keira non ti interessasse.>> Che non mi interessasse era una parola grande, ero un uomo e in quanto tale era ovvio che le donne mi interessassero ma dovevo ammettere che avevo un po' rivalutato i miei ideali da quando l'avevo vista. Ci avevo messo poco, ma io ero così, se credevo in qualcosa lo credevo ciecamente, ma alcun tempo se la mia mente me lo diceva ero capace di cambiare idea con uno schiocco di dita. Ero pazzo, sì, completamente.

<<E' una bella ragazza, mi interessa come è normale che sia.>> Non era di certo la prima donna che avevo adocchiato ma con nessuna ero mai andato fino in fondo, mi annoiavano dopo poco e come avevo già detto, con uno schiocco di dita voltavo pagina. Veloce e sicuro, almeno non avrei perso tempo per trovare la mia vera donna. <<Sì, ma sei arrivato addirittura a dedicarle una canzone, l'hai vista per cinque minuti, devo dedurre che il tuo sia un colpo di fulmine.>> Ecco, si stava già facendo i suoi soliti film mentali, mi ero solo divertito a guardare la sua faccia positivamente sorpresa mentre le cantavo una delle mie canzoni ma non era di certo una dichiarazione. Avevo scoperto che mi piaceva punzecchiarla, fin da quando l'avevo lasciata con la mano a mezz'aria e i nervi a fior di pelle per aver rifiutato la sua stretta di mano. Non l'avrei mai fatto, mi sembrava troppo professionale, troppo freddo come gesto. E poi la volevo studiare. Ero molto puntiglioso quando si parlava di donne. Se ne sceglievo una era per la vita. <<Diciamo che la sto studiando.>> Ammisi, non mentivo mai né a me stesso e né tanto meno a mio fratello, anche perchè non gli ci voleva niente per capire che stavo dicendo una bugia. Presi il cellulare e me lo infilai in tasca per alzarmi e seguirlo fuori dal camerino lungo il corridoio che portava alla porta da cui eravamo entrati qualche ora fa.

<<Quindi non pensi più che sia solo una bambina viziata.>> Constatò ovvio ma su questo la mia mente non era cambiata, come avevo detto, stavo ancora cercando di capirla quindi non avevo totalmente cambiato idea su di lei, ma iniziavo a darle del filo da torcere per capire se il gioco valesse la candela. <<Per cambiare questa mia idea mi ci vorranno anni Alex, secoli.>> Ridenti uscimmo dalle porte dal maniglione antipanico da cui eravamo entrati venendo ancora una volta accolti dal gelo della notte addocchiando senza alcuna difficoltà i nostri amici fermi accanto alle nostre macchine che i parcheggiatori avevano già riportato indietro dando le chiavi ad Henry come al solito. Di lui sapevano che si potevano fidare, era uno dei miei protetti alla fine. Ma la mia attenzione cadde immediatamente sulla più bassa, si stringeva le braccia accarezzandosi la pelle per scaldarsi, con quel vestitino corto una volta fuori, per quanto accaldata fosse dopo il concerto per essersi scatenata come una pazza, aveva incontrato il gelo della notte e come una scema non aveva pensato a portarsi una giacca.
Ancora non ci avevano visti arrivare così mi fermai per sfilarmi la felpa rimanendo soltanto con la maglia, potevo sopportare un po' di arietta fresca, lei si sarebbe presa un malanno per come era fragile già solo a vedersi. <<Pss, Alexei.>> Lo richiamai sottovoce facendolo voltare, da prima guardò perplesso la mia felpa appallottolata tra le mie mani e in secondo luogo ne rimase ancora più perplesso quando gliela porsi. <<Che devo farci?>> Contrariamente a lui io avevo in testa un piano ben sviluppato, quella nanetta non aveva idea del test a cui la stavo sottoponendo,ma io avrei continuato ad esaminarla senza che lei se ne accorgesse neppure con piccole cose a cui lei non avrebbe fatto neppure caso. <<Keira sta gelando, dagliela dicendo che è tua, se lo faccio io come minimo la rifiuta.>> L'avevo già inquadrata, la sua sicurezza nel camminare o nel sostenere lo sguardo della gente denunciava alcun tempo il suo orgoglio, se gliel'avessi data io, giusto per vendicarsi del mio rifiuto nei confronti della sua stretta di mano, l'avrebbe rifiutata categoricamente a costo di andare in ipotermia. <<Ma che gentiluomo, domani vado a comprare le fedi.>> Mio prese in giro con una voce da cretino scoppiando a ridere quando gli tirai una sberla dietro alla nuca, era veramente irritante quando faceva così e poi non aveva capito il mio piano. Volevano affiancarmi quella ragazzina, bene, sarei stato disposto persino a cambiare idea su di lei ma solo se avesse rispecchiato i miei canoni.

Painful melody Onde histórias criam vida. Descubra agora