Dove ci eravamo lasciati?

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Quando passi gran parte della tua vita nell'ansia e nella paura, queste diventano normalità e non riesci ad immaginare una vita senza di esse. Un villaggio lo sapeva bene, aveva visto il vero terrore negli occhi. Si può quasi dire che il villaggio avesse una doppia "personalità". Di giorno non aveva nulla di speciale, era un normale e grosso villaggio, circondato da monti e vallate, di un verde magnifico durante la primavera e di un tanto magnifico giallo arancione durante l'autunno. Rappresentava la vittoria della natura in ogni singola stagione. L'area del villaggio presentava quasi una conformazione ad imbuto, con il centro cittadino alla base di esso. L'area era inoltre attraversata da un fiume dall'acqua pulita, la principale fonte di spostamento del villaggio, attraverso la creazione di canali secondari, grossi abbastanza per il transito di piccole imbarcazioni, utili per il commercio con le zone limitrofe o per la raccolta di materiali. Oltre le montagne gli abitanti erano certi dell'estensione di una grande pianura, libera dalle montagne e con vari villaggi minori, più piccoli. La posizione delle montagne rappresentava sia una barriera naturale, ma anche un problema durante i mesi invernali, molto rigidi. Infatti la posizione della montagne bloccava per certe ore il sole, abbassando le temperatura per le zone alle pendici, dove purtroppo si trovava gran parte del villaggio. Nonostante ciò, il villaggio poteva contare su una grande economia. La produzione principale era dovuta all'agricoltura sviluppata e ad un ottimo commercio grazie al fiume. Ciò permetteva al villaggio di sopravvivere tranquillamente da un punto di vista economico ed espandersi demograficamente.
Il villaggio era composto da case prevalentemente in pietra ed erano numerosi i campi di allevamento e per le coltivazioni, soprattutto il grano. Il centro cittadino era formato da una grande cattedrale, molto più antica del resto delle case del villaggio, con accanto le rovine di quello che doveva essere un teatro e il municipio, con accanto una fiorente biblioteca. Al centro si ergeva la statua metallica di un eroe locale, che aveva contribuito a salvare il villaggio diverse volte, rappresentato come un santo, con un'aureola e diversi simboli sacri.
Tuttavia questi pregi venivano oscurati dalla seconda natura del villaggio. Questa natura si manifestava di notte. Già al calar del sole, la gente si rifugiava nelle case e nei rifugi pubblici, spaventata, non uscendo per tutta la notte. Era imperativo non parlare mai una volta in casa, una singola parola sarebbe stata una condanna a morte. I pochi che infrangevano questa regola, per un motivo o per un altro, venivano portati via da loro, senza mai più fare ritorno. Il mattino successivo nessuno parlava della notte precedente, ormai era diventata una normalità per la gente del villaggio. Anzi ci si comportava come se nulla fosse successo, anche dopo la morte violenta di qualcuno.
Le altre cariche del villaggio però non accettavano di stare in questa situazione per molto. La loro soluzione, da tempo, era stata la creazione di enormi mura per impedire a quegli esseri di entrare e la formazione di un corpo di guardia notturna, armato dalla testa ai piedi, che doveva dare loro la caccia. Queste idee, però, da parecchi anni si stavano rivelando fallimentari: le mura erano diventate praticamente inutili, dato che loro potevano materializzarsi totalmente a caso, superandole senza sforzo. Inoltre, qualunque cosa fossero, erano incredibilmente forti, più forti di un orso, più veloci di un cavallo e più aggressivi di un lupo affamato. Le ronde notturne si riducevano sempre di più, per la mancanza di uomini e ben presto la speranza venne a mancare. Gli addestramenti militari venivano fatti ormai solo per sfizio, per tenere pronti gli abitanti, quantomeno all'autodifesa.
Questa idea, ritenuta molto pessimista, non era condivisa da tutti, ma un ragazzo,  invece, ne era fermamente convinto.

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⏰ Last updated: Dec 03, 2022 ⏰

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