1. Ultima chiamata

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"Ultima chiamata per Dakota Ellis. Ultima chiamata..!"

Dakota rischiò pericolosamente di inciampare nella sua stessa valigia durante la rincorsa verso il gate dell'aeroporto.

Per quale motivo la sveglia aveva deciso di non suonare proprio quella mattina?

Di solito, prima di affrontare un viaggio, la notte precedente non riusciva a chiudere minimamente occhio a causa dell'ansia, unita all'entusiasmo di dover partire. Quella notte, invece, una volta stesa sul letto si era inspiegabilmente addormentata, fermamente convinta di aver impostato la sveglia almeno due ore prima rispetto all'orario in cui sarebbe dovuta uscire di casa.

Evidentemente, non era così.

Si era svegliata di soprassalto grazie alla luce del sole filtrata dalle tapparelle socchiuse, per poi trasalire una volta controllata l'ora sul suo cellulare: erano quasi le dieci del mattino ed il suo volo sarebbe partito solamente alle undici e trenta.

Dakota volò giù dal letto e, in men che non si dica, corse verso il suo armadio. Afferrò un paio di leggings neri, una maglietta bianca a maniche corte e una grande felpa verde con il cappuccio. Si era vestita velocemente, con un abbigliamento adatto sia ad affrontare un lungo viaggio, sia alla temperatura incerta di metà aprile.
Subito dopo, raggiunse rapidamente il lavandino del bagno, intenta a sciacquarsi il viso nel disperato tentativo di svegliarsi.
Si guardò allo specchio, prese un paio di elastici e sistemò gli ondulati capelli castani in due comode trecce; una delle sue pettinature preferite.
Prima di riporre i trucchi sparsi sulla mensola nella pochette da viaggio, prese l'eyeliner e cercò di disegnare una linea color nocciola sulle palpebre, colore che risaltava l'ambrato dei suoi occhi. Successivamente, provò a coprire le occhiaie con un filo di correttore e infine applicò sulle ciglia solo alcune passate di mascara.

Impiegò meno di dieci minuti per prepararsi e, dopo aver controllato in maniera sbrigativa di aver riposto in valigia tutto il necessario, si precipitò fuori di casa, chiudendo attentamente la porta dietro di lei.

Raggiunse una strada abbastanza trafficata, prese il primo taxi che riuscì a fermare e chiese all'autista di condurla all'aeroporto internazionale di Los Angeles, la città della California in cui Dakota viveva da diciotto anni e mezzo.

Per sua fortuna, l'aeroporto non era molto distante da casa sua e, in meno di mezz'ora, l'auto era già arrivata a destinazione e Dakota si era diretta di corsa al check-in, dopo aver superato la classica procedura dei controlli. Era stato durante quest'ultimo che l'altoparlante aveva chiamato il suo nome, facendo aumentare la sua agitazione improvvisamente alle stelle. Una volta finiti i controlli, carta di imbarco alla mano e valigia nell'altra, Dakota si era presentata al gate numero 15, dove uno steward aveva visionato il suo biglietto poco prima di farla salire a bordo.

Ce l'aveva fatta: erano le undici e ventotto, appena due minuti prima dal decollo.

Mentre percorreva il corridoio per raggiungere il suo posto, controllò per sicurezza il biglietto: fila E numero 24. Si diresse verso il sedile e si accorse con piacere di non avere nessun altro passeggero accanto.

"Ottimo - pensò entusiasta - Così posso sedermi vicino al finestrino."

Dakota adorava quel posto. Un tempo aveva paura delle altezze, ma proprio grazie ai suoi numerosi viaggi vicino all'oblò dell'aereo, con lo sguardo perso tra le nuvole, era riuscita in qualche modo a superare quella fobia.

Si era appena allacciata la cintura, quando sentì un altro annuncio provenire dall'altoparlante generale.

"Ultima chiamata per Neil Beckett per il volo in partenza alle undici e trenta. Ultima chiamata per Neil Beckett"

Love at First Flight - Un amore preso al voloWhere stories live. Discover now