Xiao arrossì; la sua reazione, onesta, fu un lieve sorriso che durò pochi secondi. Non lo ricambiò, ma lo apprezzò senz'altro.
<<Allora io vado>> lo salutai definitivamente.
<<Stai attento>> mormorò, e lasciò andare la mia mano.
Era davvero il momento di andare.
Dopo le ultime parole di saluto, mi allontanai e attraversai il confine.
Quando ormai, oltre le rive del lago, mi voltai indietro per vedere se Xiao fosse andato, trovai la sua piccola figura in controluce ancora lì. Lo salutai con la mano, e lui ricambiò quel gesto. Fatto ciò, anche lui mi voltò le spalle e riprese la sua strada, teletrasportandosi chissà dove davanti ai miei occhi. Vidi la sua forma scomparire nel vento, e pensare che la stessa cosa l'avessi fatta anch'io per evitare la pioggia fu quasi inquietante. Apprezzai il fatto che non me l'avesse fatto fare più.

*****

Mi voltai verso Mondstadt, o almeno verso la direzione verso la quale credevo fosse Mondstadt. Per evitare di perdermi, fermai una cameriera di una grande villa là vicino; la donna passava da lì e le chiesi indicazioni. Ella mi indicò gentilmente la strada, e proprio poco prima di ringraziarla e salutarla, uscì dal portone del palazzo quello che aveva l'aria di essere il padrone di casa. Era un uomo nella tarda ventina, dai capelli rossi, e l'aria da depresso.
Ci vide e ci raggiunse.
<<Buonasera>> mi salutò.
<<Salve>> dissi, sentendomi improvvisamente molto molto più basso di quanto non fossi. Diluc Ragnvindr, questo il nome impronunciabile di quel nobile, era talmente alto da impormi soggezione.
<<Il signore è un viaggiatore; chiedeva come arrivare in città>> mi presentò la cameriera, amichevolmente.
Diluc annuì in cenno d'assenso. <<Io sto andando a Mondstadt proprio adesso,>> disse poi a me, <<se gradisce la accompagno>>
Alzai le spalle. <<Faremmo comunque la stessa strada, immagino>> risposi. <<Grazie mille>>
<<Si figuri>> disse lui. <<Le chiedo di attendere un attimo però, se non ha fretta; manca ancora il mio figlioccio>>
<<Nessun problema>> dissi, disposto ad aspettare.

Qualche minuto dopo, avuto modo di constatare che nonostante il suo carattere freddo e distaccato Diluc dovesse essere una gran brava persona, mi ritrovai molto più a mio agio a chiacchierare con lui. Fra una parola e la seguente, dal portone della villa spuntò un ragazzino adolescente con i capelli bianchi e gli occhi verdi, un bermuda blu e non so quanti piccoli cerotti addosso.
<<Signor Diluc, sono qua! Scusi il ritardo, avevo preso gli occhiali!>> lo chiamò, e si precipitò da noi quasi inciampando giù dalle scale.
<<Ben, quante volte ti ho detto che non sono il signore di un bel niente..?>> sospirò, più arreso che altro.
<<Scusi>> rispose, e spostò lo sguardo su di me. <<E lei è?>> mi chiese con un sorriso amichevole.
Mi presentai, e Diluc spiegò che loro due mi avrebbero accompagnato lungo la strada per Mondstadt.
E qui il ragazzo impazzì. Iniziò a chiedermi se fossi un avventuriero e cosa si provasse a compiere un viaggio tanto lungo fino ad arrivare lì, se fosse stato pericolo o che altro, con il risultato finale di farmi venire mal di testa. Arrivati quasi a Springvale, il nobile gli mise una mano sulla spalla per fermarlo. <<Ben, basta così>>
Solo allora il ragazzo si rese conto di aver parlato troppo, e iniziò a parlare troppo per scusarsi.
<<Perdonato>> lo interruppi a metà del discorso, e finalmente ci fu un po' di pace.

<<Io quando sarò grande vorrei fare l'avventuriero!>> riprese a parlare, dopo al massimo sei minuti di pausa. <<Oppure aiutare il signor Diluc con la cantina o la taverna: pensi, oggi è il mio primo giorno di lavoro!>>
<<Ah sì?>>
Fu Diluc a rispondere al posto suo. <<Lo mando a prendere le comande>> spiegò. <<É tutta la vita che me lo chiede, ma ho sempre creduto fosse troppo giovane per lavorare. Ora ha sedici anni e non posso più impedirglielo>>
<<Capisco>> feci, non riuscendo a capire che legame potesse esserci fra quei due. <<Ma quindi siete parenti?>> domandai.
<<No>> disse Bennett. <<Però io non ho una famiglia classica: sono tanti avventurieri che mi hanno trovato da piccolo, e non ci sono praticamente mai a Mondstadt, quindi il signor Diluc mi ospita spesso. Ma, a dirla tutta, è anche il mio padrino!>>
<<Ben, sono dodici anni che vivi stabilmente a casa mia>> ribatté. <<Al massimo sei ospite dai tuoi padri ogni tanto, non il contrario>>
<<Lei è sempre troppo pignolo, signore>> lo rimproverò Bennett. <<Dovrebbe prendere la vita con più filosofia, ogni tanto, o inizieranno anche a caderle i capelli>>
Detto questo, il ragazzo inciampò e cadde; mi scappò una risatina. Diluc si schiaffeggiò la fronte e lo tirò su, sospirando divertito.

Arrivammo nella capitale verso il tramonto dopo un paio di incidenti simili; entrati dal cancello di ingresso, ci separammo subito. Loro svoltarono a destra, invitandomi quella sera stessa alla taverna, mentre io proseguii verso il mio albergo.
Uscii dopo aver sistemato i bagagli ed essermi lavato, diretto alla ricerca di un buon posto per cenare.
Ma, quando mi resi conto di essere alla ricerca di un tavolo per uno e che sarei stato solo come un cane per l'ennesima volta, mi venne un groppo allo stomaco. E, al realizzare che anche Xiao lo sarebbe stato, mi sentii direttamente, tremendamente in colpa.

Il Sapore Di Un SognoWhere stories live. Discover now