22- «Che essere insulso»

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«Se rientra in ciò che so fare, ti aiuto senza battere ciglio, lo sai» rispose immediatamente Jimin, l'ultima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato scappare nei momenti di difficoltà. Era in quegli istanti che il concetto di famiglia avrebbe dovuto sorgere e farsi valere.

«In realtà non è una cosa che tu debba saper fare, è più...uno starmi accanto» sospirò Yoongi. Non era facile parlarne per lui. Non aveva mai pensato di dover fare una cosa del genere. Si trattava di affrontare un grande ed immenso ostacolo. E poi... Di mezzo vi era anche sua figlia. Doveva esser cauto.

«È successo qualcosa?» chiese allora preoccupato Jimin, cercando di capire qualcosa solamente scrutando le sue espressioni facciali.

«Una volta all'anno tutti i miei vecchi compagni di corso dell'università organizzano questa cena» incominciò a spiegare Yoongi e Jimin capì perfettamente con sole due parole dove l'altro volesse arrivare. Però preferì farlo parlare. Yoongi aveva bisogno di confrontarsi con certi argomenti ad alta voce.

«Una sorta di rimpatriata allora» questo fu l'unico commento imparziale che gli fornì per il momento. E neanche mezzo secondo dopo che sentì Yoongi ripetere quella parola "rimpatriata" con disprezzo e sbeffeggiamento, aggiungese un
«Piena di ipocrisia e falsità. E a porre la ciliegina sulla torta sarà Victoria»

«Oh» questo era stato inaspettato anche per Jimin.

«Il fatto è che solitamente ci si presenta con le proprie famiglie al completo» e dato che per Yoongi i propri congiunti fossero proprio Elizabeth e Jimin...«Io vorrei che tu venissi con me»

Jimin rimase a bocca aperta. Yoongi stava affrontando uno dei suoi grandi problemi ed era ben disposto a farlo. Ed il fatto che gli avesse chiesto di rimanergli accanto per quell'evento, rasentava lo straordinario «So che sarà difficile. Avremo tutti gli occhi addosso, la pressione sarà al massimo e dovremo mantenere i nervi saldi» continuò il più grande, fermandosi nel mentre ad un semaforo rosso. Si girò allora verso Jimin, strinse forte il volante «Però penso di poterlo fare solo avendoti accanto»

Jimin pensò solamente come fosse possibile che il suo amore per Yoongi stesse continuando a crescere secondo dopo secondo. Immenso.

«Pensi che mi doni di più il bianco o il nero?» non gli diede né una risposta affermativa, né una negativa. Jimin volle semplicemente ironizzare «Sai, vorrei accecare tutti con la mia bellezza quando sarò lì con te»

Non ci volle poi molto affinché quella temuta serata arrivasse. L'ansia era palpabile, soprattutto da parte di Yoongi che tentava di mascherarla con il proprio lato professionale. Chiacchierava con i vari colleghi, interloquiva del più e del meno e cercava di farsi scivolare addosso qualsiasi sentimento negativo nei confronti di quelle persone. Essere cordiale e rispettoso. Un po' una prerogativa di vita. Una norma precettiva se vogliamo parlare con quello stesso gergo utilizzato dagli avvocati.

Jimin invece preferiva discostarsi da quelle persone. Un po' si sentiva fuori luogo e d'altra parte -dopo aver fatto le giuste presentazioni- gli sembrava di essere un po' di troppo. Non capiva poi molto di quei discorsi fatti in un linguaggio riservato agli specialisti. Così tenne compagnia ad Elizabeth. Si sedettero un po' di lato, su di una panchina.

Il primo pensiero che Jimin ebbe, fu il chiedersi perché Elizabeth non andasse a giocare con tutti gli altri bambini presenti. Una decina con precisione. Invece lei se ne stava lì, a dondolare le gambe bianche, vestita come una principessa, con un abito svolazzante e rosa «Aspetta, leghiamo di nuovo questo bel fiocco che si sta sciogliendo» le disse Jimin, ravvivandolo nelle forme e sostenendo nuovamente i capelli legati con esso dietro la nuca «Perfetto» asserì appena ebbe finito, poi decise di levarsi quella curiosità «Posso chiederti una cosa?»

𝙁𝙊𝙇𝙇𝙊𝙒 𝙔𝙊𝙐𝙍 𝙃𝙀𝘼𝙍𝙏 // ʰᵒᵖᵉᵐⁱⁿ - ʸᵒᵒⁿᵐⁱⁿWhere stories live. Discover now