ciao lupo

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Marco e Noemi arrivarono al condominio dove abitava la famiglia di Mario ed Elian, certi che la palude che stava lì accanto qualche giorno fa non c'era più. Aveva inghiottito completamente la piazza di Cavallino, a malapena si riusciva a vedere la statua che stava al centro della piazza. L'auto di Elian era mezza sommersa, e Marco conosceva l'amore che Elian portava per quel vecchio ferro. Sapeva bene che se Elian non se ne stava occupando era perché c'era qualcosa di grave in corso.

Mentre Marco pensava a quanto assurdo fosse tutto ciò, stava scavalcando il cancello d'entrata. Notò che il condominio era in uno stato di emergenza evidente. La gente del condominio si era data da fare per barricare come poteva l'entrata principale, utilizzando mobili e materiali di fortuna. Il cortile era allagato, con alcune persone che cercavano di rimuovere l'acqua con secchi e pompe manuali. Le luci dei corridoi erano spente, a testimonianza della situazione critica. Diede due pugni sulla porta dello scuro dei fratelli Mario ed Elian, ma ad aprire fu il padre dei due, con occhiaie profonde e scure di chi non dormiva da giorni.

<Se cercate i ragazzi, non sono qui, sono alla forestale.>

Neanche il tempo di replicare, e lo scuro si richiuse di colpo. Certo, fino a qualche giorno fa, la forestale sarebbe stata distante da raggiungere a piedi, ma ora era proprio lì, a un paio di minuti a piedi. La pineta era fitta di alti pini marittimi, maestosi pioppi e imponenti olmi, ma l'oscurità era così densa tra quegli alberi che le loro ombre si contorcevano in modo sinistro, creando un'atmosfera inquietante.

Come se non bastasse, tra gli alberi, la vegetazione era cresciuta in modo irregolare e selvaggio, con alcune piante strane e contorte che sembravano sbocciare direttamente dall'oscurità del terreno. I rovi di more e lamponi erano ancora più intricati e spinosi, quasi come se cercassero di intrappolare chiunque osasse avventurarsi in quel luogo.

Quella che una volta era una strada asfaltata che portava alla spiaggia ora era ridotta a un sinistro sentiero d'asfalto rovinato, completamente invaso dalle radici delle piante e ricoperto da una sottile patina di fango. Il terreno era franato in alcuni punti, creando voragini nascoste tra le ombre, pronte a inghiottire chiunque si fosse avventurato troppo in là.

Al centro di questo "sentiero dell'orrore", quasi nella spiaggia, un uomo urlava a squarciagola, anche se la voce gli era ormai completamente mancata. Le parole erano incomprensibili, ma il suo sguardo era impregnato di terrore e disperazione mentre cercava di comunicare qualcosa. Lo si vedeva recuperare il respiro con fatica, inarcato in avanti, le mani aggrappate alle ginocchia, il suo corpo esausto dall'urlo disperato che aveva lanciato.

"Marco, guarda... quello è Mario!" disse Noemi, la sua voce era carica di emozione e preoccupazione.

Senza esitare, Marco e Noemi scambiarono uno sguardo concitato e si lanciarono in una corsa affannata verso Mario. Tuttavia, la corsa fu quasi subito interrotta da Noemi, che era quasi sicura di aver visto qualcosa muoversi tra gli alberi circostanti. Con un gesto rapido e agitato, Noemi afferrò il braccio di Marco, che, sbalordito, non si era accorto di nulla. I suoi occhi scuri erano quasi completamente nascosti dai capelli castani ormai scompigliati da giorni.

Il cuore di entrambi batteva veloce mentre cercavano di comprendere cosa avesse spaventato Noemi, ma nessuna risposta sembrava emergere. Continuarono a procedere a passo svelto, scrutando con attenzione l'oscura pineta circostante, ma non si vedeva nulla se non il canto intermittente degli uccelli che rompeva la quiete.

Mentre Noemi aveva già posato una mano sulla spalla di Mario per tranquillizzarlo, Marco continuava a interrogare Mario su cosa ci facesse nella pineta e perché fosse così affannato. Tuttavia, Mario non riusciva a pronunciare una parola, emettendo soltanto un fiatone ansioso. La sua condizione attuale contrastava nettamente con la solita forma fisica. I capelli scuri erano fradici di sudore, e le scarpe, un tempo bianche e immacolate, erano ora sporche e rovinate dai rovi di more. Marco e Noemi scrutavano Mario in cerca di risposte, ma il fiatone rendeva impossibile qualsiasi comunicazione. Poi, con uno sforzo sovrumano, Mario alzò il braccio e indicò qualcosa dietro di loro. Quando girarono la testa nella direzione indicata dal suo dito, udirono una voce, profonda e potente, così imponente da far capire istantaneamente che non poteva appartenere a un essere umano...
Ormai entrambi gli amici avevano girato la testa, la figura che si presentava a loro era qualcosa di inconcepibile per Marco, che sentiva un misto di stupore e paura pervaderlo. Il suo cuore batteva forte, come se cercasse di fuggire da quella visione tanto straordinaria quanto terrificante. Al contrario, Noemi, benché anch'essa sorpresa, iniziava a capire cosa avesse di fronte; nei suoi occhi si accendeva una scintilla di riconoscimento, e un brivido di eccitazione le percorreva la schiena. Era come se una parte di lei avesse sempre saputo che creature come questa potessero esistere. La figura alta poco più di due metri, con un corpo scolpito degno di un dio, si stagliava dinanzi a loro. I piedi nudi, tutti sporchi, sostenevano le gambe muscolose, per lo più coperte da dei pantaloni ormai ridotti a stracci. Il torace nudo e muscoloso si ergeva fiero, e dall'ombelico andando verso l'alto si formava una v di pelo grigio quasi nero che proseguiva fino alla testa di lupo. Sì, su quel possente corpo umano posava la testa di un lupo, le orecchie dritte folte di pelo grigio scuro sovrastavano quella testa, gli occhi luminosi di un verde smeraldo, grandi e profondi, e il muso prorompente con un naso nero e umido, appena lavato da una lingua lucida che ora sguazzava in una bocca piena di denti affilati.

"Ciao Marco," disse la creatura.

Quella voce era qualcosa che avrebbe impressionato chiunque; se Marco non l'avesse sentita uscire da quella testa, avrebbe giurato che appartenesse al diavolo. Noemi tirò giù il braccio che Marco aveva teso davanti a lei per proteggerla da quella bestia, completamente avvilita. Diede un'occhiata malinconica e rassegnata a Marco, lei aveva già capito tutto, al contrario di Marco che stava fissando le mani della bestia, piene di schegge di legno e sporche di sangue rappreso fino quasi ai gomiti. Gli occhi di Marco scrutavano fissi quella figura che, a sua volta, se ne stava immobile davanti a lui, in attesa di una risposta da parte di Marco che proprio in quel momento notò, sotto la spalla sinistra dove la peluria andava perdendosi, un tatuaggio: un plettro nero con sopra l'iniziale "E".

Marco, con un'esclamazione di riconoscimento mista a incredulità, disse: "Elian!"

Noemi confermò con un tono di voce che mescolava stupore e ammirazione: "Sì, è proprio Elian."

Elian, con un sorriso malizioso che traspariva nonostante la sua fisionomia lupina, chiese: "Che fai, Marco? Non saluti un vecchio amico?"

"Ciao, lupo," rispose Marco, ancora stentando a credere ai propri occhi.

Nel frattempo, Mario, che aveva finalmente recuperato il fiato, iniziò a maledire tra sé e sé, lamentandosi con Marco. "Ero da due giorni che cercavo di fermare Elian per parlargli, ma quel testardo non ha mai voluto ascoltarmi!"

Marco guardò Elian con un misto di curiosità e apprensione. "Ma sei diventato un lupo mannaro?"

"No, oddio, no," intervenne Noemi rapidamente, "i lupi mannari non esistono. Elian è un 'wlkwo', o uomo lupo. Come puoi vedere, è un uomo con la testa di un lupo, dotato di un istinto primordiale che lo guiderà negli anni a venire. I wlkwo possono vivere molti anni, sono dotati di intelligenza e lungimiranza, quindi non preoccuparti, non vi mangerà alla prima luna piena. Tuttavia, il loro tormento è proprio la loro smisurata fame. Tutti quei muscoli, il calore che sprigionano, che permette loro di vivere anche nel clima più rigido senza mai avere freddo, tutta l'energia necessaria per le loro corse ha un prezzo: una fame insaziabile. A volte, si fermano a mangiare per giorni, svuotando interi boschi della loro selvaggina. Non c'è animale che possa sfuggire alla caccia di un wlkwo..."

Mario, con un'espressione di disgusto e incredulità, disse: "A casa ha svuotato il frigorifero in un minuto. Dalla furia di ingoiare cibo, si mordeva anche le mani, ma non gli bastava. È uscito ed ha mangiato i cani dei vicini, pelo, ossa e tutto. Ci sono ancora terrazze piene del loro sangue. E poi... poi si è mangiato un uomo..."

Marco, scioccato, esclamò: "Cazzo! Ma davvero, Elian?"

Elian rispose con una calma inquietante: "Mmm... Davvero croccante... Era un imbecille che da ore svolazzava, sbattendo sulle superfici dei palazzi. Era mezzo bruciato e blaterava sul fatto che stesse andando a fuoco. Infatti, le sue gambe erano praticamente carbonizzate. Era in un'agonia profonda e implorava di porre fine al suo dolore... Gli ho solo fatto un favore. E ho fatto un favore anche ai nostri vicini, che da ore spegnevano gli incendi che provocava. E invece di ringraziarmi, mi hanno scacciato. Per la prima volta, ho fiutato tutti e tutti sapevano di paura. Tutti quelli che mi hanno visto trasudano quell'odore, ma tu, Marco, da quando sei entrato in forestale, non emani nessun odore, niente di niente. Inoltre, non hai provato a salvarti da me o a ripararti... Che cosa nascondi, Marco?"

Marco, con una voce carica di mistero, disse: "Ho un potere anch'io... Io ho un'armatu..."

Noemi lo interruppe con tono solenne: "No, Marco, ti sbagli... Tu non hai alcun potere, nessuna magia o stregoneria. Non sei frutto dei sabba, né una creatura del loro mondo come Elian. Tu indossi 'l'armatura', di cui neanche i più antichi grimori ricordano l'origine. Su di essa sono state costruite storie e leggende che hanno cavalcato i secoli. Colui che la indossa è immune a qualsiasi attacco fisico, a qualsiasi magia. Potresti anche cadere in un dirupo di centinaia di metri e rialzarti senza un graffio, attraversare le fiamme di un incendio, e nemmeno la morte stessa ti può fare qualcosa. Sei praticamente immortale. Ma tu qualcosa già ne sai, vero Marco? Ho notato il tuo atteggiamento nei confronti dei pericoli che ti circondano, la tua sicurezza che niente possa farti del male."

Effetto sabba Where stories live. Discover now