Capitolo 8

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NON MI FIDO DI LORO

Adriano e Faust percorsero la via verso il giardino, seguendo la mappa che con vigore e autorità il vice teneva tra le mani, annusando da essa l'odore come se fosse droga. In fin dei conti, nonostante fosse una cosa alquanto strana, Faust non si soffermò a pensare di chiedere il motivo di quel gesto dall'aspetto maniaco.

Passo dopo passo, scricchiolando sul pavimento rovinato, i due controllarono ogni angolo, cercando tracce delle persone scomparse, e avere così la certezza di seguire la pista giusta, ma le ombre mattutine delle zone del castello annebbiavano comunque un velo pauroso.

«Margaret! Re Vittorio!», chiamò Faust, alzando la voce che fece eco nei corridoi vuoti, ma l'unica risposta fu il silenzio.

«Sire? Siete in giardino?», chiamò Adriano, avanzando con passo deciso, la preoccupazione lo stava già avvolgendo dai piedi fino all'innevata testa. Cercò di ricomporsi, la sua espressione cambiò da impaurita a determinata in un nano secondo.

«Dobbiamo coprire più terreno possibile, non sappiamo cosa possa essere successo dopo la nostra partenza. Avevamo sentito i vostri passi e ci siamo avventurati nella nostra stessa dimora senza ricordarne le vie giuste, ma sicuramente sono in giardino, come non potrebbero...», balbettò il vice del Re.

Faust inghiottì la saliva, «Così non aiuti la mia ansia a placarsi...», disse, senza rendersi conto dell'influenza linguistica che il vice medioevale ebbe su di lui, sottolineando il verbo placare.

Quando si fermarono nei pressi del giardino, sentirono un rumore provenire da una sala poco distante da esso. Faust e Adriano allora si affrettarono a raggiungere il suono, sperando che fossero Margaret e il Re, o almeno uno dei due.

All'arrivo, si trovarono di fronte a una sala imponente, illuminata solo da un tenue bagliore proveniente da una finestra rotta. La sala sembrava deserta, ma un'atmosfera strana si percepì nell'aria. All'improvviso, una voce risuonò nell'oscurità.

«Faust! Sei qui, per l'amor del cielo!».

Adriano e Faust si girarono di scatto. Davanti a loro, nel bagliore fioco, si materializzò un'ombra, una figura che sembrava indefinita.

«Chi sei?», chiese Adriano, con voce ferma, nonostante la tensione.

L'ombra si avvicinò lentamente, prendendo la forma di Margaret, ma la sua espressione sembrava vuota, priva di emozioni. Accanto a lei, il Re Vittorio Terzo, con uno sguardo altrettanto vuoto.

«Che cosa è successo?», chiese Faust, osservandoli con preoccupazione.

Margaret rispose balbettando, ma la sua voce era distante, «Faust... la G. V. 32...».

Il Re Vittorio Terzo emise un sospiro cupo.

«Sembra che un opera criminosa ruoti attorno al furto del suo siero, mio vice. Il segreto che tanto abbiamo custodito è ora nelle mani di uno stolto... e ora che sono in vita, mi accorgo di come questo luogo ha sempre avuto una presa forte su di me, noi», disse con un debole sibilo.

Adriano e Faust si guardarono, consapevoli che stavano affrontando qualcosa di molto più grande di quanto avessero immaginato, «La G. V. 32? Allora è vero, Richard...».

Margaret e il Re annuirono.

«Siamo punto e a capo, quindi?», chiese Faust.

«Non proprio, ma la cosa che fa più paura è sapere che Richard è ancora nascosto tra le vie di Enigley... dobbiamo assolutamente avvisare gli altri detectives! Poi, in sostanza, basterebbe tentare di trovare Richard e la sua banda e ucciderlo», disse Margaret.

Il Mistero di CenivilleWhere stories live. Discover now