Domenica mattina.
Stavamo facendo colazione tutti insieme (io, Maria, Max, Claudio e Giulia), mi chiama Sarah, rispondo e finiamo di parlare una decina di minuti dopo. Non le dico nulla della discussione con Giulia per non farla preoccupare. Quando torno a tavola, Claudio si alza e mi prende per un orecchio dicendomi: <<Il telefono a tavola non si usa! Chi te l'ha insegnato? Eh? Maleducata!!!>> e mi da uno schiaffo sulla guancia, talmente forte da farmi uscire il sangue dalla bocca. Corsi in bagno, mi sciacquai la bocca un paio di volte e, tenendo la testa bassa, ritornai a tavola. Max e Maria mi guardavano preoccupati e, con lo sguardo, mi chiedevano se stavo bene. Lui mangiava, senza pensare a quello che aveva appena fatto. Che porco!
Poco dopo andai a lavarmi, mi vestii e andai a prendere una boccata d'aria in giardino. Li odiavo! Stavo male con loro. Me ne volevo andare. Quando rientrai, Claudio mi prese per un braccio e cominció a dirmi di tutto . Parole a mai finire! E perché poi? Perché ero "uscita in giardino" senza dirglielo. Non ce la facevo più! Era ancora una settimana che stavo con loro e già non mi potevano vedere. Quando finì di farmi schiaffi, di tirarmi le orecchie e di dirmi di tutto e di più, corsi in camera, piena di segni rossi e lividi, con le guance rosse rigate dalle lacrime e dalle dita di Claudio, mi disteso sul letto e decisi di parlarne con Sarah. Non ne potevo più. Ogni giorno che passava, l'incubo peggiorava. Giulia e Claudio, col passare del tempo, mi giudicavano e mi alzavano le mani sempre di più.
Non mi aspettavo di arrivare fino a questo punto, ovvero di pensare che se mi fossi rimasta nella casa-famiglia sarei stata meglio. Quanto mi mancavano i miei genitori!...
NON ERA LA VITA CHE VOLEVO!
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NON È LA VITA CHE VOLEVO
RandomÉ la storia di una ragazza di 16 anni che quando diventò orfana fu adottata ma la nuova famiglia le impediva di fare la maggior parte delle cose che voleva fare. Come andrà a finire? Sarà adottata da un'altra famiglia? Oppure andrà a vivere da sola?